Il Niger non vuole più avere a che fare con la Francia
I golpisti hanno detto di voler uscire dai trattati di cooperazione militare già firmati, che riguardano anche la lotta al terrorismo
Giovedì sera la giunta militare che ha compiuto un colpo di stato e preso il potere in Niger ha espresso la volontà di interrompere cinque accordi di cooperazione militare attualmente in vigore con la Francia. Il portavoce della giunta che ha dato l’annuncio, Amadou Abdramane, ha detto che il nuovo governo nigerino invierà alla Francia una comunicazione formale al riguardo: per il momento non sono stati dati altri dettagli.
I cinque accordi militari in questione furono conclusi tra il 1977 e il 2020 e regolano tra le altre cose la presenza in Niger dei circa 1.500 soldati francesi impegnati principalmente in operazioni di contrasto all’estremismo islamico diffuso in tutta la regione del Sahel (alcuni di questi gruppi sono affiliati allo Stato Islamico o ad al Qaida). Prima del colpo di stato il Niger era rimasto uno dei pochi paesi ancora governati da un presidente vicino ai governi occidentali, importante quindi per il contrasto al jihadismo.
L’annuncio della giunta militare del Niger è stato fatto nel giorno del 63esimo anniversario dell’ottenimento dell’indipendenza del paese dalla Francia. È coerente con i forti sentimenti antifrancesi che fin da subito hanno caratterizzato le manifestazioni di sostegno al colpo di stato. Nei giorni immediatamente successivi erano infatti circolate diverse immagini di sostenitori della giunta che agitavano cartelli o cantavano slogan contro la Francia. Molti di loro inneggiavano alla Russia, agitando bandiere russe o cartelli con scritto «abbasso la Francia, viva Putin».
Diversi analisti ritengono che un’eventuale interruzione delle collaborazioni militari tra Francia e Niger creerebbe un vuoto che probabilmente verrà colmato da forze militari russe o dai mercenari del gruppo Wagner, come successo in altri stati dell’Africa occidentale in cui negli ultimi anni si sono verificati colpi di stato, per esempio in Mali e in Burkina Faso.
Sempre giovedì, oltre a denunciare gli accordi di cooperazione militare con la Francia, la giunta militare nigerina ha interrotto le trasmissioni in Niger dei telegiornali francesi delle emittenti RFI (Radio France internationale) e France 24. La polizia ha inoltre bloccato l’accesso all’ambasciata francese, davanti alla quale pochi giorni fa i sostenitori della giunta avevano manifestato cantando cori in favore dei golpisti, della Russia e del presidente russo Vladimir Putin. Intanto la Francia ha terminato le operazioni di evacuazione dei propri cittadini in Niger, iniziate lo scorso martedì.
La giunta militare ha infine annunciato la revoca dei mandati dei propri ambasciatori in Francia, Stati Uniti, Togo e Nigeria. Questi ultimi due paesi fanno parte della Comunità economica degli stati dell’Africa Occidentale (ECOWAS), organizzazione di 15 stati africani sostenuta dai governi occidentali. Dall’organizzazione sono stati recentemente esclusi Mali, Burkina Faso, Guinea e ora anche il Niger, in tutti i casi dopo colpi di stato (quello del Niger è il settimo in Africa centrale e occidentale dal 2020).
L’ECOWAS ha minacciato un intervento militare in Niger nel caso in cui la giunta non restituisca il potere al presidente democraticamente eletto Mohamed Bazoum, deposto dai golpisti: le giunte di Mali e Burkina Faso si sono schierate con la giunta nigerina con un comunicato in cui hanno scritto che «ogni intervento militare contro il Niger equivale a una dichiarazione di guerra contro il Burkina Faso e il Mali». Anche la Guinea ha espresso la propria solidarietà al Niger. L’ultimatum dell’ECOWAS scadrà domenica.
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