Il governo del Brasile ha detto che a luglio il tasso di deforestazione in Amazzonia si è ridotto di due terzi rispetto al 2022
Nel mese di luglio la deforestazione della foresta amazzonica in Brasile è scesa del 66 per cento rispetto allo stesso periodo del 2022, interessando un’area di 500 chilometri quadrati. I dati sono stati diffusi dall’Istituto nazionale di ricerche spaziali del Brasile (Inpe), che fa capo al ministero brasiliano per la Scienza, la Tecnologia e l’Innovazione: è il livello più basso degli ultimi sei anni per quanto riguarda i dati registrati in luglio.
La deforestazione della foresta amazzonica avviene principalmente per ragioni di sfruttamento economico, e per usare i terreni per piantagioni o allevamenti. Il fenomeno era aumentato in maniera significativa durante la presidenza del populista Jair Bolsonaro, in carica tra il 2019 e il 2022, e di recente ha cominciato a ridursi grazie a politiche ambientali più serie. A giugno il nuovo governo guidato da Luiz Inácio Lula da Silva ha annunciato di voler interrompere la deforestazione entro il 2030.
L’Amazzonia è la più grande foresta pluviale al mondo, con una superficie totale di circa 5,5 milioni di chilometri quadrati, più del 60 per cento dei quali in territorio brasiliano. È uno degli ecosistemi più ricchi al mondo e contribuisce a diverse funzioni: dalla rimozione di anidride carbonica dall’atmosfera (ne assorbe 2 miliardi di tonnellate all’anno) al suo ruolo centrale nel rilascio di vapore acqueo, che determina poi la quantità di piogge.
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