L’Ucraina ha rivendicato i recenti attacchi al ponte che collega la Crimea alla Russia
Sono stati compiuti a metà luglio: finora le autorità ucraine non avevano ammesso alcuna responsabilità
Giovedì l’Ucraina ha rivendicato gli attacchi compiuti lo scorso luglio al ponte che collega il territorio russo alla Crimea, la penisola ucraina che la Russia occupa militarmente dal 2014. Il governo russo aveva subito accusato l’Ucraina di aver attaccato il ponte, ma le autorità ucraine non avevano mai ammesso alcuna responsabilità: cosa che ha fatto giovedì Oleksiy Danilov, segretario del Consiglio di Difesa ucraino, aggiungendo che con questi attacchi l’Ucraina mostrerebbe come alcuni obiettivi considerati dalla Russia del tutto al sicuro non siano invece «intoccabili».
Il ponte in questione attraversa lo stretto di Kerch ed è lungo circa 18 chilometri. Per la Russia è un’infrastruttura particolarmente importante sia dal punto di vista simbolico che da un punto di vista militare e strategico: rappresenta il controllo sulla Crimea e inoltre è una via di passaggio fondamentale per soldati e mezzi militari che vanno in Crimea dalla Russia, e da lì verso il fronte nel sud-est dell’Ucraina.
Il 17 luglio sul ponte c’erano state delle esplosioni che la Russia aveva attribuito all’Ucraina e che avevano portato alla sua chiusura temporanea. Pochi giorni dopo il ponte era stato di nuovo chiuso al traffico dopo un presunto attacco a un deposito di munizioni in Crimea per il quale la Russia aveva accusato sempre l’esercito ucraino. Solo poche settimane prima il governo ucraino aveva rivendicato per la prima volta la responsabilità dell’esplosione che l’8 ottobre del 2022 aveva provocato il crollo parziale del ponte, causando cinque morti e un’interruzione della circolazione per varie settimane.