Trump si è dichiarato non colpevole per l’assalto al Congresso
Durante l'udienza del processo in cui è accusato di avere tentato di sovvertire il risultato delle elezioni presidenziali del 2020
Giovedì l’ex presidente statunitense Donald Trump è arrivato in tribunale a Washington per essere messo in stato di fermo per l’assalto al Congresso degli Stati Uniti compiuto da alcuni suoi sostenitori nel gennaio del 2021. Trump è stato incriminato formalmente con l’accusa di aver tentato di sovvertire il risultato delle elezioni presidenziali del 2020, con l’obiettivo di rimanere in carica nonostante la vittoria del candidato Democratico Joe Biden: si è dichiarato non colpevole per tutti e quattro i capi d’accusa per cui è stato incriminato, fra cui aver cospirato contro gli Stati Uniti e contro i diritti dei cittadini. Dopo la fine dell’udienza è stato rilasciato.
Quello relativo all’assalto al Congresso è il secondo caso federale in cui Trump è stato incriminato nel giro di poche settimane dopo quello che riguarda l’indagine sui documenti riservati che erano stati trovati nella sua villa di Mar-a-Lago, in Florida. È una situazione del tutto eccezionale nella storia degli Stati Uniti, anche perché Trump è candidato alle presidenziali del 2024 ed è molto probabile che durante la campagna elettorale dovrà affrontare le conseguenze dei procedimenti avviati contro di lui.
Trump è arrivato al tribunale vicino al Campidoglio attorno alle 15:15 di giovedì, quando in Italia erano le 21:15. Una volta entrato in aula, l’ex presidente è stato messo in stato di fermo, che negli Stati Uniti è una procedura standard quando una persona viene incriminata con il sospetto di aver commesso un crimine non violento. La giudice del tribunale federale, Moxila Upadhyaya, gli ha chiesto il suo nome, la sua età e se fosse sotto l’effetto di droghe, come da prassi in questi casi (Trump ha risposto di no). Dopodiché ha letto i capi d’accusa per cui è stato incriminato, illustrando per ciascuno la pena massima prevista.
Trump si è dichiarato non colpevole per tutti e quattro.
Oltre a essere accusato di aver cospirato contro gli Stati Uniti e contro i diritti dei cittadini nell’intento di restare al potere nonostante l’esito delle elezioni, Trump è stato incriminato per intralcio a un procedimento governativo e per il tentativo di influenzare i testimoni. La pena massima per il reato più grave è di 20 anni di carcere.
– Leggi anche: Il piano di Trump per ribaltare le elezioni
Considerato il ruolo di Trump, comunque, gli sono stati concessi alcuni trattamenti di riguardo. Tra le altre cose, non gli è stata fatta la foto segnaletica, come era già successo durante l’incriminazione a Miami. L’udienza è durata in totale circa mezzora, e alla fine Trump è stato rilasciato. Non ha parlato con i giornalisti che erano radunati dentro e fuori dal tribunale, ma prima di salire sul suo aereo privato all’aeroporto di Washington si è limitato a criticare di nuovo l’incriminazione, definendola «la persecuzione di un oppositore politico» e dicendo che questo «è un giorno molto triste per l’America». La prossima udienza è fissata per il 28 agosto.
“This is a very sad day for America.” — Donald Trump speaks following his arraignment in Washington, DC pic.twitter.com/4FcR1SbTNC
— Laura Loomer (@LauraLoomer) August 3, 2023
I livelli di sicurezza in città a Washington per la presenza di Trump erano altissimi: l’area del Campidoglio era presidiata dagli agenti federali e dalla polizia metropolitana e alcune strade erano state bloccate, ma non ci sono stati disordini.
Quella relativa all’assalto al Congresso è l’incriminazione più grave per Trump e quella che prevede le pene più pesanti. Nel presentarla, il procuratore speciale Jack Smith aveva definito l’assalto «un attacco senza precedenti alla democrazia americana alimentato dalle bugie». Trump, che aveva già definito le accuse «ridicole», ha scritto giovedì sul suo social network Truth Social che sarebbe stato «arrestato per aver messo in dubbio un’elezione corrotta, truccata e rubata», e che questo per lui era «un grande onore».
A giugno Trump era stato incriminato in un tribunale federale a Miami per aver conservato nella propria villa di Mar-a-Lago alcuni documenti governativi riservati su armi nucleari, piani militari e di intelligence risalenti al suo periodo da presidente. Il caso è considerato solido e molto pericoloso per l’ex presidente: il processo dovrebbe cominciare a maggio, ma potrebbe essere rinviato se verranno accolte le richieste della difesa.
L’ex presidente inoltre è incriminato nel caso relativo a un pagamento illegale all’attrice di film porno Stormy Daniels e si pensa che una quarta incriminazione sulle presunte interferenze nelle elezioni in Georgia possa arrivare entro le prime tre settimane di agosto. Questa inchiesta riguarda in particolare la possibilità che Trump abbia cercato di sovvertire l’esito delle elezioni presidenziali nello stato, per cercare di ottenere i voti necessari per ribaltare il risultato generale in proprio favore.
– Leggi anche: Le inchieste contro Donald Trump, in ordine