Le librerie del lungosenna di Parigi non vogliono spostarsi
È stato deciso in vista delle Olimpiadi del 2024 ma i venditori delle tipiche edicole verdi si stanno opponendo
Tra luglio e agosto dell’anno prossimo si terranno a Parigi le Olimpiadi estive. Eccezionalmente la cerimonia di apertura non è stata organizzata in uno stadio ma lungo la Senna, il fiume che attraversa la città: migliaia di atleti olimpici verranno fatti salire su 160 imbarcazioni diverse e gli spettatori potranno ammirare lo spettacolo dalle rive del fiume. Questo mette in grossa difficoltà uno degli esercizi commerciali più caratteristici della capitale francese: i bouquinistes, ovvero i librai che vendono libri usati e antichi nelle edicole di metallo verde disposte lungo le sponde del fiume, dal quai de l’Hôtel de Ville al quai du Louvre sulla riva destra del fiume e dal quai de la Tournelle al quai Voltaire sulla riva sinistra.
La polizia municipale ha ordinato ai bouquinistes di spostare 170 dei 227 stand per le settimane delle Olimpiadi, per una questione logistica e di sicurezza. La polizia teme infatti che le edicole possano essere usate per nascondere ordigni esplosivi. Alcuni librai credono però che la ragione sia più prettamente pratica e in parte estetica, dato che la loro presenza renderebbe sicuramente più difficile per gli spettatori assistere all’evento dalle rive del fiume.
Anche se si tratterebbe di uno spostamento temporaneo, i bouquinistes per ora dicono di non avere alcuna intenzione di farlo, soprattutto perché le edicole sono antiche e delicate, e temono che spostarle potrebbe danneggiarle in modo permanente. I librai stanno raccogliendo le firme contro questa ordinanza: se la petizione non dovesse funzionare, alcuni di loro dicono che sono pronti a barricarsi di fronte alle proprie edicole per evitare che siano smantellate.
«La sindaca Anne Hidalgo vuole celebrare Parigi e i suoi monumenti con le Olimpiadi, ma i librai sono parte integrante di Parigi. Voler farci sparire è assurdo quanto smantellare la Torre Eiffel o Notre-Dame de Paris! Siamo qui da quattrocentocinquanta anni», ha detto a Le Monde Jérôme Callais, presidente dell’Associazione culturale dei bouquinistes di Parigi.
Quella dei bouquinistes è una storia molto lunga, che viene fatta convenzionalmente risalire alla fine del Cinquecento, quando i venditori ambulanti vendevano i cosiddetti bouquin, libretti di seconda mano, in carretti di legno, nelle grandi tasche cucite nei cappotti o in scatole di legno che portavano al collo o a braccio. La prima definizione di bouquiniste si trova invece nel Dictionnaire de Trévoux del 1752: indicava «colui che vende vecchi libri, bouquins» e prevedeva solo il genere maschile perché era un mestiere di soli uomini. Nel 1789 venne inserito anche nel dizionario della Académie Française, che riportò entrambi i generi per la prima volta nella sua ottava edizione, uscita nel 1932.
Per tutto il Settecento e durante l’impero di Napoleone i bouquinistes divennero un punto di riferimento per scrittori, bibliofili, eruditi e studenti, e nel corso dell’Ottocento la loro presenza si rafforzò fino a imporsi definitivamente nel panorama cittadino e letterario. A metà del secolo c’erano circa 68 proprietari di 1.020 stand appoggiati su oltre un chilometro di parapetti, che offrivano un totale di 70mila libri: se ne vendevano anche 1.500 al giorno. Nel 1866 il barone Haussmann, a capo di un ampio piano di ristrutturazione di Parigi, tentò di rimuoverli per rendere più pulito il lungosenna: i bouquinistes chiesero la mediazione di un noto giurista che si rivolse all’imperatore Napoleone III e lo convinse a concedere ai venditori il permesso di restare. A partire dal 1891 venne permesso loro di lasciare le edicole sul parapetto anche di notte, anziché portarle avanti e indietro la mattina e la sera come stabilito fino a quel momento. La loro forma e dimensione attuale fu stabilita per legge negli anni Trenta del secolo scorso, così come il fatto che debbano essere dipinte della stessa tonalità di verde della metropolitana di Parigi.
Negli ultimi anni, i bouquinistes non se la sono passata benissimo: le proteste dei gilet gialli prima e il calo del turismo dovuto alla pandemia poi hanno portato a una diminuzione dei loro guadagni, anche se la città di Parigi concede loro lo spazio pubblico su cui stazionano gratuitamente. Thierry Leneveu, un bouquiniste con una bancarella vicino al Louvre, ha detto al New York Times che capisce la necessità di maggiore sicurezza durante le Olimpiadi, ma che crede che la richiesta della polizia di spostare le edicole senza alcun compenso sia eccessiva.
La sindaca di Parigi Anne Hidalgo aveva inizialmente cercato di trovare un piano di sicurezza alternativo per permettere che le edicole potessero rimanere al loro posto, ma dice di non essere riuscita a farlo: ora ha promesso che la città si incaricherà di coprire i costi necessari a riparare le edicole identificate come particolarmente delicate, in caso dovessero danneggiarsi durante lo spostamento. Non è ancora chiaro dove verranno spostati, se verranno spostati: è stata ventilata l’idea di creare un “villaggio dei bouquinistes” per permettere loro di beneficiare del forte afflusso di turisti che arriveranno in città per le Olimpiadi, o alternativamente di metterli temporaneamente lungo il canale che va verso la Bastiglia.