Le inchieste contro Donald Trump, in ordine
Breve ripasso delle tre incriminazioni già annunciate contro l'ex presidente statunitense e della quarta che potrebbe arrivare a breve
Il 30 marzo Donald Trump era diventato il primo ex presidente a essere sottoposto a un processo penale nella storia degli Stati Uniti, nel caso relativo a un pagamento fatto a favore dell’attrice di film porno Stormy Daniels. Poi, il 9 giugno, Trump aveva subìto una nuova incriminazione: questa volta per avere conservato nella propria villa di Mar-a-Lago, in Florida, alcuni documenti governativi riservati. La terza incriminazione, la più grave e che prevede le pene massime più pesanti, è stata annunciata martedì sera: riguarda l’attacco al Congresso del gennaio 2021 e il tentativo di sovvertire l’esito delle elezioni presidenziali del 2020, vinte da Joe Biden.
Finora le principali inchieste penali avviate nei confronti di Trump sono state quattro: tre hanno già portato a incriminazioni formali, mentre una quarta incriminazione potrebbe arrivare entro le prime tre settimane di agosto. È una situazione del tutto eccezionale nella storia degli Stati Uniti, anche perché Trump è candidato alle presidenziali del 2024 ed è molto probabile che durante la campagna elettorale dovrà affrontare le conseguenze dei procedimenti avviati contro di lui. Questa è la situazione attuale dei processi e delle inchieste che lo riguardano.
I pagamenti all’attrice di film porno Stormy Daniels
È il primo caso per cui Trump è stato incriminato e per il quale l’ex presidente si è dichiarato «non colpevole»: la prima udienza è fissata per marzo del 2024.
Il caso riguarda il presunto pagamento di 130mila dollari all’attrice di film porno Stormy Daniels, che Trump avrebbe fatto nel 2016 tramite il suo ex avvocato Michael Cohen per convincerla a non divulgare un rapporto sessuale avuto con lui una decina di anni prima. La procura di Manhattan sostiene che il pagamento non sarebbe stato rendicontato correttamente secondo le rigide norme che riguardano le spese dei candidati politici, ma sarebbe stato fatto passare come un compenso per una consulenza legale. Il reato eventualmente accertato è di ordine statale, non federale, e comunque non condizionerebbe la candidatura alla presidenza.
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I documenti riservati nella villa di Mar-a-Lago
Il 9 giugno Trump è stato invece incriminato in un tribunale di Miami, in Florida, per aver conservato nella propria villa di Mar-a-Lago alcuni documenti governativi riservati risalenti al suo periodo da presidente che contenevano informazioni su armi nucleari, piani militari e di intelligence.
Trump, che si è dichiarato non colpevole, è stato incriminato per 37 capi d’accusa che riguardano la violazione di sette leggi federali. I capi d’accusa sono poi diventati 40 una settimana fa: alle accuse si è aggiunta quella di aver fatto pressioni sul gestore della sua villa, Carlos De Oliveira, affinché facesse cancellare i filmati delle telecamere di sicurezza, nel tentativo di nascondere le prove dei reati di cui è accusato. Il caso è considerato solido e molto pericoloso per l’ex presidente: il processo dovrebbe cominciare a maggio, ma potrebbe essere rinviato se verranno accolte le richieste della difesa.
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L’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021
È l’incriminazione più recente, formalizzata martedì sera, è la seconda per un reato federale ed è particolarmente grave perché Trump è accusato di aver usato il potere esecutivo per sovvertire la democrazia e restare in carica contro il volere degli elettori.
Trump ha definito l’inchiesta «ridicola» e giovedì quando comparirà davanti al tribunale federale di Washington si dichiarerà “non colpevole”. Il calendario delle udienze e l’inizio del processo saranno decisi in quella occasione. L’indagine riguarda i fatti che portarono all’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021 da parte dei sostenitori di Trump: l’ex presidente è accusato di aver cospirato contro gli Stati Uniti e contro i diritti dei cittadini nell’intento di restare al potere nonostante l’esito delle elezioni. Gli altri capi d’accusa sono intralcio a un procedimento governativo e tentativo di influenzare i testimoni. La pena massima per il reato più grave è di 20 anni di carcere.
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Le interferenze nelle elezioni in Georgia
Le indagini della procuratrice distrettuale Fani Wills (distretto della contea di Fulton) sono concluse e l’incriminazione dovrebbe arrivare entro le prossime tre settimane, secondo quanto indicato dalla stessa procura.
L’inchiesta riguarda la possibilità che Trump abbia cercato di sovvertire l’esito delle elezioni presidenziali nello stato della Georgia provando a convincere il segretario di Stato della Georgia, Brad Raffensperger, a “trovare” i voti necessari per ribaltare il risultato in suo favore (in pratica ribaltando l’esito in Georgia sarebbe cambiato anche l’esito delle intere presidenziali, che avevano dato la vittoria a Biden). L’inchiesta è basata soprattutto su una registrazione telefonica tra Trump e Raffensperger, ma l’accusa potrebbe utilizzare una legge statale pensata per il crimine organizzato per incriminare un ampio numero di collaboratori di Trump e politici repubblicani.
Gli altri casi
Ci sono poi altre due questioni legali che gli avvocati di Donald Trump dovranno affrontare, considerate però di minore entità rispetto alle precedenti.
La prima riguarda una causa per diffamazione intentata dalla giornalista E. Jean Carroll. A novembre del 2022 Carroll aveva denunciato in sede civile Donald Trump per aver abusato sessualmente di lei in un grande magazzino di lusso a New York nel 1996, e per averla in seguito diffamata sostenendo che lei si fosse inventata tutto. In primo grado Trump era stato condannato a pagare 5 milioni di dollari di danni. Nuove dichiarazioni di Trump a gennaio avevano portato a una nuova causa per diffamazione, che inizierà a gennaio 2024.
Un’altra inchiesta in sede di giustizia civile riguarda una possibile frode relativa alle attività imprenditoriali di Trump. La procuratrice Letitia James lo accusa di aver falsificato i reali valori delle sue proprietà e delle sue società: la procura punta a una multa di 250 milioni di dollari e al divieto di intraprendere attività imprenditoriali nello stato di New York.