Trump è stato incriminato per l’assalto al Congresso del 2021
L'ex presidente statunitense è accusato di cospirazione e di aver «alimentato con le bugie» la tentata insurrezione
L’ex presidente statunitense Donald Trump è stato incriminato per il tentativo di sovvertire il risultato elettorale delle elezioni presidenziali del 2020, con l’obiettivo di rimanere in carica nonostante la vittoria del candidato Democratico Joe Biden. Trump, che è candidato alla presidenza nel 2024, dovrà rispondere di quattro diversi capi d’accusa, fra cui cospirazione per commettere frode nei confronti degli Stati Uniti e cospirazione contro i diritti dei cittadini. L’indagine riguarda i fatti che portarono all’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021 da parte dei sostenitori di Trump. Nel presentare l’incriminazione, il procuratore speciale Jack Smith ha definito l’assalto «un attacco senza precedenti alla democrazia americana alimentato dalle bugie».
Gli altri capi d’accusa riguardano l’intralcio a un procedimento del governo e il tentativo di influenzare una testimonianza. La pena massima per il capo d’accusa più grave è di 20 anni di prigione. Nelle 45 pagine del documento di incriminazione presentate al tribunale federale di Washington si sottolinea come Trump abbia costruito false denunce di frode e per sostenerle abbia organizzato un sistema per creare dei “falsi elettori” che gli avrebbero dato la vittoria negli stati in bilico. Vengono descritte inoltre le pressioni esercitate sull’allora vicepresidente Mike Pence per utilizzare questi “falsi elettori” e per bloccare la certificazione delle elezioni. La stampa statunitense ritiene che proprio Pence possa essere uno dei testimoni chiave del procuratore.
Con Trump sono state incriminate altre sei persone, accusate di avere collaborato alla cospirazione: i loro nomi non sono stati ancora diffusi, ma i media statunitensi sono stati in grado di desumerne alcuni con ragionevole certezza dalle numerose indicazioni presenti all’interno dell’incriminazione. Fra questi ci sarebbero l’avvocato ed ex sindaco di New York Rudolph Giuliani, fra i più stretti collaboratori di Trump in quei giorni; John Eastman, un professore di legge californiano che avrebbe organizzato lo schema di falsi elettori per sostenere la vittoria di Trump; Jeffrey Clark, allora a capo della sezione civile del Dipartimento di Giustizia; l’avvocata Sidney Powell, che portò avanti la teoria secondo cui alcuni stati stranieri avrebbero organizzato un piano per truccare le macchine per il voto elettronico.
Questa incriminazione, come scrive fra gli altri il New York Times, è un momento a suo modo storico per gli Stati Uniti. Non era mai successo che un ex presidente venisse accusato di aver usato il potere esecutivo per sovvertire la democrazia e restare in carica contro il volere degli elettori; e che ciò avvenisse mentre lo stesso accusato è in campagna elettorale per essere rieletto alla presidenza.
Questa è la terza incriminazione per Trump: gli altri due casi riguardano un pagamento illegale all’attrice di film porno Stormy Daniels, con il sospetto utilizzo di fondi elettorali, e i documenti riservati conservati illegalmente nella sua villa di Mar-a Lago. Nel secondo caso si tratta di un reato federale. Le incriminazioni non impediranno a Trump di portare avanti la sua candidatura alla presidenza per il 2024: al momento i sondaggi lo considerano in ampio vantaggio su ogni altro candidato del partito Repubblicano.
A presiedere il processo sarà la giudice federale di Washington Tanya Chutkan: l’assegnazione del caso è stata decisa con un sorteggio, come previsto dal regolamento del tribunale: Chutkan venne nominata nel 2014 dall’allora presidente Barack Obama. Trump dovrebbe presentarsi in tribunale giovedì alle 16, ora locale (le 22 in Italia): l’ex presidente attraverso il suo social Truth ha definito l’incriminazione «ridicola» e ha accusato il tribunale e l’amministrazione del presidente Joe Biden di voler interferire con le prossime elezioni: «Perché hanno aspettato due anni e mezzo per presentare queste false accuse? Per farlo durante la campagna elettorale».
Dopo la prima convocazione di Trump in tribunale i suoi avvocati riceveranno le prove raccolte dall’accusa e definiranno con la giudice un calendario delle prossime udienze: con ogni probabilità chiederanno che il procedimento venga rinviato dopo la fine della campagna e delle elezioni per le presidenziali 2024. Non è però scontato che la richiesta venga accolta: Trump potrebbe dover gestire tre diversi processi nel 2024, durante la campagna elettorale.