È finito uno dei più lunghi scioperi di sempre in un giornale francese
Lo ha fatto per 40 giorni la redazione del settimanale "Journal du Dimanche" contro la nomina di un direttore vicino all'estrema destra
Martedì 1 agosto la redazione del Journal du Dimanche (JDD) uno dei settimanali più importanti in Francia, moderato e filo-istituzionale, ha annunciato la fine dello sciopero iniziato 40 giorni fa per protestare contro la recente nomina a direttore di Geoffroy Lejeune, molto vicino all’estrema destra. La redazione ha comunicato la decisione dicendo di non avere ricevuto risposte da Arnaud Lagardère, amministratore delegato del gruppo Lagardère, di cui fa parte JDD e la cui quota di maggioranza è della società di Vincent Bolloré, miliardario e imprenditore di orientamento conservatore: non sono state fornite le garanzie di indipendenza richieste e l’incarico di Lejeune non è stato revocato. Il nuovo direttore è entrato in carica il primo agosto e la versione cartacea del giornale dovrebbe tornare in edicola da metà agosto.
La fine della protesta al JDD è stata votata nella notte tra lunedì e martedì con il 94 per cento dei voti (82 favorevoli, 5 contrari): «Ci costa riconoscerlo: abbiamo rimesso in piazza il tema dell’indipendenza delle redazioni, di fronte ai nostri azionisti, ma non abbiamo vinto», dice il comunicato di redazione.
La redazione ha dunque fatto sapere di non avere avuto altra scelta tra lavorare con il nuovo direttore e lasciare il lavoro e ha anzi anticipato che molte persone potrebbero effettivamente dimettersi: «Oggi Geoffroy Lejeune entra in carica. Entrerà in una redazione vuota. Decine di giornalisti si rifiutano di lavorare con lui e dovrebbero lasciare il JDD».
La rédaction du JDD met fin à une grève historique de 40 jours ⤵️ pic.twitter.com/bndVQFmNwC
— Les anciens du JDD (@AnciensDuJDD) August 1, 2023
Il JDD è stato assente dalle edicole per sei settimane, in uno dei più lunghi scioperi nell’ambito dei media della recente storia francese, tanto che molti quotidiani l’hanno definito «storico». La protesta era iniziata lo scorso 22 giugno contro la nomina a direttore di Geoffroy Lejeune «i cui valori», aveva detto la redazione, «sono in totale contrasto con quelli del JDD».
Per anni Lejeune aveva diretto il magazine Valeurs actuelles, che secondo il quotidiano francese Le Monde ha l’obiettivo di «portare la destra ancora più a destra» e che era stato anche multato per aver pubblicato degli insulti razzisti. Nel 2015 aveva pubblicato il romanzo Un’elezione ordinaria che immaginava e promuoveva la candidatura e la vittoria alle presidenziali di Éric Zemmour, popolare conduttore tv legato all’estrema destra che si era poi effettivamente candidato nel 2022, prendendo poco più del 7 per cento dei voti.
Lo sciopero della redazione del Journal du Dimanche aveva ricevuto un ampio sostegno: da lettori e lettrici, da diversi politici e dagli altri media non vicini al mondo della destra identitaria. Più di 600 accademici, economisti, sportivi, personaggi della cultura e politici di sinistra avevano firmato una lettera di sostegno alla redazione pubblicata su Le Monde.
In tutto questo, e per settimane, Lejeune, che ha 34 anni, non aveva fatto alcuna dichiarazione pubblica se non un breve messaggio su X (cioè su Twitter) in cui affermava di essere onorato del suo nuovo incarico. Martedì, dopo l’annuncio della fine dello sciopero, ha ringraziato «gli amici» per «i tanti messaggi di sostegno ricevuti», ha detto che gli è impossibile rispondere a tutti e che l’hanno aiutato «ad affrontare le nuove sfide» che lo aspettano al JDD.
Chers amis,
je tenais à vous remercier pour vos nombreux messages de soutien reçus ces dernières semaines sur les réseaux sociaux.
Il m’est impossible de répondre à tout le monde mais sachez qu’ils nous aident à relever les nouveaux défis qui nous attendent au @leJDD !— Geoffroy Lejeune (@GeoffroyLejeune) August 1, 2023
La redazione del JDD e il suo sindacato hanno comunque detto: «La nostra redazione sta scomparendo, ma si è formato un potente collettivo». Starebbe infatti nascendo un’associazione che lavorerà per modificare le leggi francesi che disciplinano la stampa «al fine di garantire l’indipendenza delle redazioni e la tutela dei giornalisti nell’esercizio della loro professione».
Dopo il caso JDD, al parlamento francese è stata presentata una proposta di legge che se approvata consentirebbe ai giornalisti dei giornali che hanno ricevuto delle sovvenzioni governative, come il JDD, di avere un ruolo sulla scelta del direttore. La proposta è stata firmata da tutti i partiti ad eccezione del Rassemblement National di Marine Le Pen (estrema destra) e dai Républicains (destra). Il presidente Emmanuel Macron ha anche annunciato che a settembre verranno organizzate discussioni pubbliche sull’informazione in cui ci si occuperà, tra le altre cose, di rafforzare l’indipendenza della stampa. Nel frattempo, molti politici di sinistra hanno detto che resteranno solidali con la redazione del JDD: Olivier Faure, segretario del Partito socialista (PS), ha detto ad esempio che «non risponderà più alle richieste di interviste» che gli verranno fatte dal giornale.
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Martedì, dopo l’annuncio della fine dello sciopero, Le Monde ha pubblicato un editoriale in cui dice: «È deplorevole che il gruppo Lagardère, durante le trattative con i giornalisti del JDD, abbia rifiutato il minimo impegno che dovrebbe anche essere ovvio contro qualsiasi pubblicazione di commenti razzisti, sessisti e omofobi e, più in generale, di qualsiasi contenuto discriminatorio o odioso». Le Monde si dice anche preoccupato per l’espansione dell’attività di Bolloré nel mondo dell’informazione, «un industriale politicamente schierato che viene spesso descritto come il Rupert Murdoch di Francia». Rupert Murdoch è il fondatore e presidente del canale televisivo via cavo Fox News che possiede anche moltissime altre testate conservatrici, come il Sun e il Times nel Regno Unito e il New York Post.
Bolloré è uno degli uomini più ricchi di Francia, da sempre vicino alla destra cattolica e conservatrice. Nel 2016 la società di Bolloré acquisì il gruppo Canal+, e il canale di notizie i-Télé che ne faceva parte, e che era orientato piuttosto a sinistra: lo rinominò CNews e diventò nel giro di pochi anni la più importante rete di notizie per i politici di estrema destra o per i negazionisti del cambiamento climatico. Altri giornali o televisioni comprate da Bolloré sono state trasformate in piattaforme della destra e hanno modificato la loro linea editoriale allineandola alle convinzioni politiche del loro proprietario.