L’UNESCO vuole inserire Venezia tra i Patrimoni mondiali dell’umanità in pericolo
Perché rischierebbe «danni irreversibili» per via del continuo sviluppo, del cambiamento climatico e del turismo di massa
L’UNESCO, l’agenzia culturale delle Nazioni Unite, ha suggerito che Venezia venga inserita nella lista dei Patrimoni mondiali dell’umanità in pericolo, perché ritiene che l’Italia non stia facendo abbastanza per preservarla dagli effetti del cambiamento climatico e del turismo di massa. Venezia fa già parte della lista dei 1.157 Patrimoni mondiali dell’umanità dell’UNESCO, che comprende i luoghi più significativi del pianeta per ragioni storiche, culturali e paesaggistiche: periodicamente però l’agenzia si occupa anche di rinnovare un’ulteriore lista che comprende i Patrimoni dell’umanità che per varie ragioni sono a rischio e che hanno bisogno quindi di interventi straordinari per la loro conservazione.
Tra due mesi si riunirà il Comitato per il Patrimonio dell’umanità, l’ente che seleziona i siti dell’UNESCO, per decidere se oltre 200 siti debbano essere inseriti tra quelli in pericolo. La decisione verrà presa nel corso di questa riunione, in programma a Ryad tra il 10 e il 25 settembre. Secondo un documento anticipato da Repubblica, gli esperti dell’UNESCO avrebbero esplicitamente raccomandato l’inserimento per una decina di questi siti, e tra loro ci sarebbe anche Venezia. Nel documento, ripreso e confermato poi da molti giornali internazionali, su Venezia si dice:
Gli effetti del continuo deterioramento dovuto all’intervento umano, tra cui il continuo sviluppo, gli impatti del cambiamento climatico e il turismo di massa, minacciano di causare danni irreversibili all’eccezionale valore universale.
La richiesta dell’UNESCO è rilevante perché certifica una certa gravità della situazione in cui si trova Venezia: tra gli altri siti per cui è stato raccomandato l’inserimento nella lista dei patrimoni in pericolo ci sono per esempio Kiev e Leopoli, che rischiano e hanno subìto grosse devastazioni per via dell’invasione russa dell’Ucraina. Nella lista dei siti in pericolo invece sono già stati inseriti il centro storico di Odessa, sempre in Ucraina, la città di Timbuktu in Mali e diverse altre in Siria, Iraq e Libia.
L’inserimento nella lista dei patrimoni in pericolo non è solo simbolico. Secondo il trattato firmato dagli stati membri dell’organizzazione l’elenco può includere luoghi a rischio di scomparire per un «deterioramento accelerato» dovuto all’eccessivo sviluppo urbanistico e turistico, per la distruzione causata da calamità naturali, per guerre o altre cause sconosciute. Prevede che vengano decisi provvedimenti e una stima dei costi per realizzarli. In generale per Venezia e l’Italia l’inserimento nella lista significherebbe avere limitazioni all’autonomia decisionale sulla città.
Venezia è Patrimonio mondiale dell’umanità dal 1987 e non è la prima volta che rischia di finire tra quelli in pericolo: l’ultima volta e più concreta era stata due anni fa, ma la richiesta era stata poi ritirata dopo che il governo guidato da Mario Draghi aveva deciso l’allontanamento delle grandi navi dai canali più importanti, promettendo un ambizioso piano di conservazione della città che però non ha avuto un seguito concreto. Secondo l’UNESCO i problemi di Venezia sono urgenti e cronici, ma non sono mai stati risolti per la «mancanza di visione strategica» e di una gestione coordinata da parte di tutte le istituzioni interessate.