La grande città francese che renderà gratuiti i mezzi pubblici
L'amministrazione di Montpellier sta applicando un ambizioso piano per la mobilità rivolto ai residenti, che la renderà un caso quasi unico
di Susanna Baggio
Dal dicembre del 2023 Montpellier sarà la prima grande città francese a introdurre il trasporto pubblico gratuito per le circa 500mila persone che vivono nella sua area metropolitana. In Europa ci sono pochi casi simili: l’amministrazione locale la ritiene una misura di giustizia sociale, che non solo dovrebbe incentivare l’uso dei mezzi pubblici, ma anche contribuire a ridurre l’inquinamento prodotto dal traffico delle auto private e a rilanciare le attività commerciali nel centro città.
A Montpellier la gratuità dei trasporti pubblici è già stata sperimentata in due fasi dal settembre del 2020, subito dopo l’elezione del governo locale guidato dal sindaco socialista Michaël Delafosse, e si inserisce in un piano ancora più ampio che ha l’obiettivo di migliorare la mobilità della città. Secondo la funzionaria dell’amministrazione locale Julie Frêche la cosiddetta «stratégie mobilités 2025» funzionerà «un po’ come un gruppo musicale, in cui per avere un buon risultato tutti gli strumenti devono lavorare insieme». Per arrivarci, tuttavia, si sono dovute superare diverse resistenze, tra automobilisti, tassisti e commercianti, categorie che anche in Italia sono spesso scettiche nei confronti dei progetti per limitare il traffico nei centri città.
Montpellier è una città universitaria che si trova nel sud della Francia, nella regione dell’Occitania, a pochi chilometri dal mare; si sviluppa su un territorio perlopiù pianeggiante, con qualche lieve pendio, e il suo ampio centro pedonale pieno di stradine, piazze e locali può ricordare quello di Genova o di Bologna. Con circa 300mila abitanti è la settima città più popolosa della Francia e l’area metropolitana di cui fa parte comprende 31 comuni, per un totale di oltre 500mila residenti. Ha quattro linee di tram e altre linee bus gestite dalla società pubblica TAM, ma molti suoi residenti si spostano a piedi, in bici o in auto, come d’altra parte fa la gran parte delle persone che vivono nelle zone ancora più esterne. La questione della mobilità è molto importante anche perché la città è cresciuta parecchio, in particolare negli ultimi quarant’anni, e la sua popolazione continua ad aumentare.
Frêche, vicepresidente del governo metropolitano con delega ai trasporti, spiega che la gratuità dei trasporti era stata proposta in campagna elettorale da Delafosse, che è anche il presidente del governo metropolitano. Una prima fase, durata un anno, prevedeva che tutti i residenti della città metropolitana potessero usare liberamente i mezzi nel fine settimana; la seconda, partita il primo settembre del 2021, estendeva alle persone con meno di 18 anni e a quelle con più di 65 la possibilità di viaggiare gratis tutti i giorni della settimana. Dalle 19 del prossimo 21 dicembre chiunque viva nell’area metropolitana di Montpellier potrà usare gratuitamente i mezzi tutti i giorni, a tutte le ore.
Per farlo sarà sufficiente ottenere un pass caricando la foto del proprio documento d’identità e un certificato che attesti la residenza su un’apposita app. Dopodiché i mezzi si potranno usare gratuitamente, senza il bisogno di validare alcun biglietto. Chi abita al di fuori dell’area metropolitana o visita la città invece dovrà continuare a pagare.
Con questa misura Montpellier diventerà una delle più grandi città europee a introdurre i trasporti gratuiti per i propri residenti.
I mezzi pubblici sono gratuiti dal 2013 per i circa 440mila residenti di Tallinn, la capitale dell’Estonia, che ha un’ottantina di linee tra autobus, filobus e tram. Nel 2020 invece il Lussemburgo è stato il primo paese al mondo a offrire sia ai residenti che ai turisti l’accesso gratuito ai trasporti (il Granducato di Lussemburgo è il paese col reddito pro-capite più alto in Europa, ma è anche quello con la densità maggiore di automobili: ha circa 645mila abitanti e la sua capitale, Lussemburgo, circa 130mila). L’anno scorso la Spagna ha reso gratuiti per alcuni mesi gli abbonamenti per il trasporto ferroviario statale a corta e media percorrenza, mentre in Germania sempre dal 2022 è possibile utilizzare i trasporti urbani e quelli regionali a una tariffa fissa molto bassa, di 49 euro al mese (inizialmente era di 9).
Queste misure sono quasi sempre pensate per compensare almeno in parte il recente aumento dei costi della vita, compresi quelli del carburante, ma anche per provare a convincere le persone ad abbandonare le auto nell’ottica di limitare le emissioni inquinanti. In Francia ci sono altri 39 comuni o città con piani simili, tra cui Dunkerque (Dunkirk), Calais e Aubagne, vicino a Marsiglia. In Italia non esistono città o comuni in cui i mezzi pubblici sono gratuiti per tutti i residenti, anche se proposte simili cominciano a circolare: all’inizio del 2023 Bari è stata la prima città italiana a proporre un abbonamento di fatto quasi gratuito.
Il governo di Montpellier dice che l’iniziativa dei mezzi gratuiti servirà a ridurre le emissioni di gas serra (i principali responsabili del riscaldamento globale) nel rispetto dei piani nazionali per la transizione ecologica. Secondo Frêche è anche una «politica ridistributiva, che restituisce denaro alla cittadinanza», e una misura «universale», perché non si rivolge solo alle fasce della popolazione più povere, ma soprattutto a quelle a medio reddito, tra le più colpite dai recenti aumenti dei prezzi e dall’inflazione.
Al momento un biglietto per una corsa sulla rete dei trasporti pubblici a Montpellier costa 1,60 euro, un abbonamento mensile a tariffa piena 60 euro e uno annuale 540 euro. Il governo locale ha calcolato che con la gratuità dei mezzi pubblici un residente con più di 65 anni potrà risparmiare circa 320 euro all’anno, una famiglia di quattro persone 1.750 euro e una persona abituata a spostarsi in auto ancora di più, circa 6mila euro.
In Francia i trasporti pubblici sono finanziati in parte dai biglietti pagati da chi usufruisce del servizio, in parte dal budget dei singoli comuni e in parte da un’apposita tassa versata dalle imprese del territorio che hanno più di dieci dipendenti, spiega sempre Frêche. Nel 2020 a Montpellier questa tassa (versement mobilité) aveva fatto incassare 90 milioni di euro e nell’ultimo anno 107: considerando che per i trasporti gratuiti l’amministrazione conta di spendere 30 milioni all’anno e che la tassa sulle imprese verrà aumentata, si stima che l’area metropolitana riuscirà tranquillamente a finanziarli in questo modo, dice Frêche. Allo stesso tempo verranno intensificati i controlli a bordo dei mezzi, per verificare che a non pagare il biglietto sia solo chi ne ha il diritto, e ci saranno ulteriori investimenti per sviluppare la mobilità in tutta l’area metropolitana.
Frêche spiega che nei prossimi tre anni verranno investiti 1,5 miliardi di euro per completare la quinta linea tranviaria, per costruire cinque linee di “bustram” (mezzi ibridi tra tram e bus) e per rendere più efficienti i servizi di bike sharing e car sharing. Inoltre saranno costruiti nuovi parcheggi nei quartieri periferici di Montpellier per permettere di raggiungere il centro con i mezzi, e verranno adottate strategie per fare in modo che il traffico passi attorno alla città e non attraverso, per esempio aumentando i prezzi dei parcheggi nelle zone centrali (con eccezioni per i residenti, i taxi e le attività commerciali).
L’amministrazione locale «non vuole fare la guerra alle auto» né colpevolizzare chi deve usarle perché non ha altri metodi per spostarsi, continua Frêche, ma offrire un’alternativa praticabile a chiunque viva sia in città che nei comuni dell’area metropolitana e al di fuori.
In questi investimenti sono compresi anche 150 milioni di euro destinati perlopiù a realizzare 235 chilometri di piste ciclabili, che si aggiungeranno ai 160 già esistenti sul territorio. Il piano dovrebbe servire a ridurre ulteriormente il traffico e a fare in modo che in città si possa viaggiare in bicicletta in maniera più sicura, anche perché negli ultimi anni sempre più persone hanno cominciato a farlo, e secondo un recente sondaggio il 60 per cento dei francesi ha detto che lo farebbe, a patto che le strade siano tenute meglio.
Frêche dice che a Montpellier la spesa media per la costruzione di nuove piste ciclabili è di 40 euro per ciascun residente, contro una media nazionale francese di 13 euro. Il presidente dell’associazione locale di attivisti per la mobilità ciclabile Vélocité Montpellier, Nicolas Le Moigne, spiega che la nuova amministrazione di Montpellier ha fatto «investimenti mai visti prima per la costruzione di nuove piste ciclabili». Dal momento che la città è perlopiù pianeggiante e che la metà dei suoi abitanti ha meno di 34 anni, però, secondo lui ci sarebbero le condizioni giuste per aumentare ancora di più la percentuale di persone che si spostano in bici.
Le Moigne racconta che in città l’attenzione per la mobilità in bicicletta è aumentata a partire dal 2018, quando l’allora sindaco di Montpellier Philippe Saurel aveva detto che non avrebbe fatto costruire una pista ciclabile «perché la usassero solo due persone». La frase di Saurel aveva provocato ampie proteste e contribuito a far crescere un movimento cittadino sempre più partecipato, che oltre a fare proposte concrete e precise all’amministrazione locale su come migliorare la viabilità per i ciclisti a volte si impegna attivamente a farlo da sé.
Vélocité Montpellier esiste dal 1998 e fa parte della Fédération française des Usagers de la Bicyclette (FUB), l’organizzazione nazionale che incoraggia e promuove l’uso della bicicletta come mezzo di trasporto quotidiano. Fino a cinque anni fa il gruppo aveva meno di 100 iscritti, racconta Le Moigne: oggi ne ha più di mille ed è una delle associazioni di ciclisti più influenti in tutta la Francia. A Montpellier «ci sono 500mila persone che vivono a mezz’ora di bicicletta da Place de la Comédie», la principale piazza della città, e circa il 3 per cento della popolazione usa regolarmente la bicicletta per spostarsi, dice: l’obiettivo dell’associazione è che anche tutti i residenti dell’area metropolitana possano spostarsi in bici in sicurezza.
Début de #VéloParade par une pré-inauguration de la rue Saint Louis : le symbole 😍🎉d'un changement trop longtemps considéré comme impossible.
👉 Vélos 🚲 et piétons 🚶♀️y remplacent les voitures 🚘 d'hier pour le bonheur des riverains. #2030Festival #TousàVélo pic.twitter.com/9rq7MC4yzU— Vélocité Montpellier (@VelociteMtp) July 1, 2023
Celine Scornavacca, vicepresidente della FUB e a sua volta membro del consiglio direttivo di Vélocité Montpellier, ritiene che per quanto riguarda la mobilità l’amministrazione locale stia andando nella giusta direzione anche grazie alle costanti pressioni delle associazioni dei residenti, ma che lo stia facendo troppo lentamente: a volte senza ascoltare tutte le parti in causa, e a volte prendendo decisioni non coerenti tra loro.
Scornavacca per esempio fa notare che il governo locale ha approvato la trasformazione in pista ciclabile di un tunnel che passava sotto al centro città (il tunnel de la Comédie), ma contemporaneamente sta sostenendo la costruzione di un nuovo raccordo per collegare due grosse autostrade che passano rispettivamente a nord-ovest e a sud-est della città. Il problema è che la nuova strada, lunga 6 chilometri, taglierà a metà il comune di Saint Jean, distruggendo decine di migliaia di metri quadrati di bosco centenario, zone agricole e aree edificabili.
L’opera dovrebbe costare 270 milioni di euro, ma considerando l’aumento dell’inflazione e che in base a studi del governo in Francia le strade finiscono col costare il 20 per cento in più rispetto alle stime iniziali secondo Scornavacca potranno volercene fino a 350: sono soldi che secondo gli attivisti potrebbero essere investiti in altri progetti o in altre infrastrutture, per esempio per costruire un liceo, visto che sia a Saint Jean che in molti altri comuni limitrofi non ce n’è neanche uno (c’è una scuola in costruzione a Cournonterral, nella parte occidentale dell’area metropolitana, ma forse sarà pronta fra due anni e a detta di Scornavacca non basterà per un territorio così grande).
Secondo Scornavacca, l’amministrazione locale «non ha il coraggio» di investire esclusivamente in un tipo di mobilità diverso da quello stradale anche per il rischio di scontentare una parte della popolazione e di perdere voti in vista delle prossime elezioni previste per il 2026. Un altro collettivo di cui fa parte, AutreCOM, ha presentato ricorso contro lo stato per bloccare il progetto del raccordo autostradale.
C’è anche chi pur concordando con gli obiettivi della transizione ecologica contesta le iniziative prese dall’amministrazione locale per ridurre al massimo la circolazione delle automobili: è il caso dell’associazione Vivre Montpellier Métropole, che è sostenuta da circa 400 commercianti locali e all’inizio del 2022 lanciò una petizione, nella convinzione che queste misure provocheranno «la morte annunciata del centro città». Michel Badie-Cassagnet, il presidente dell’associazione, sostiene che oggi le persone che vivono nei comuni più lontani sono reticenti ad andare nel centro città perché lo ritengono inaccessibile. Per Badie-Cassagnet «i tram e i bus non risolvono tutto» e la reale «urgenza» non sarebbe quella di limitare le automobili, bensì di incentivare il passaggio alle auto elettriche.
Nel 2021 avevano protestato per settimane anche i tassisti, che chiedevano di poter usare le corsie miste, riservate a bus e biciclette. Alla fine il governo locale aveva fatto alcune concessioni, permettendo ai taxi di usarle in poche circostanze, per esempio per raggiungere gli ospedali. Più di recente un altro collettivo di cittadini ha fatto ricorso al tribunale amministrativo locale contro le modifiche alla viabilità nel centro città, che unite ai lavori in corso per la realizzazione della nuova linea della metropolitana hanno fatto aumentare il traffico lungo certi viali e cominciato a creare puntualmente ingorghi, in particolare agli orari di punta. Il Collectif des 4 boulevards ritiene che le decisioni del governo locale siano illegittime perché a suo dire violerebbero sia il diritto dei residenti a vivere in un ambiente sano sia il piano territoriale locale. Ad aprile il giudice del tribunale ha respinto la loro richiesta.
L’amministrazione locale ha osservato che secondo alcune analisi dell’agenzia incaricata di controllare i livelli della qualità dell’aria nella regione (ATMO Occitanie) le misure messe in atto hanno già comportato una riduzione del traffico in città. Sostiene inoltre che i piani per estendere la gratuità dei mezzi di trasporto e per limitare il transito delle auto in città abbiano favorito l’attrattiva del centro, e non il contrario: i dati raccolti dal portale MyTraffic hanno evidenziato che tra il gennaio e l’agosto del 2022 le persone che avevano visitato il centro di Montpellier erano state 4 milioni, il 12 per cento in più rispetto a quelle che lo avevano fatto nel 2020 e il 10 per cento in più rispetto al 2021, periodi in cui tuttavia erano in vigore restrizioni sugli spostamenti per la pandemia da coronavirus.
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