Il Regno Unito concederà nuove licenze per estrarre petrolio e gas nel Mare del Nord
Per diventare più indipendente dal punto di vista energetico, dice il governo, ma le critiche sono molte
Il governo del Regno Unito si è impegnato a concedere almeno cento nuove licenze per l’esplorazione di giacimenti di petrolio e gas nel Mare del Nord. Il primo ministro britannico Rishi Sunak ha fatto sapere che la decisione rientra negli sforzi del paese per diventare più indipendente dal punto di vista energetico, ma è stata criticata dalle organizzazioni ambientaliste e anche dai Laburisti, all’opposizione.
Per giustificare le nuove licenze Sunak ha citato Vladimir Putin dicendo che è chiaro a tutti come il presidente russo, soprattutto dopo l’inizio dell’invasione dell’Ucraina, abbia «strumentalizzato l’energia, interrompendo le forniture e bloccando la crescita dei paesi di tutto il mondo». Il primo ministro ha aggiunto che ora «è fondamentale rafforzare la nostra sicurezza energetica e trarre vantaggio da questa indipendenza per portare energia più economica e pulita nelle case e nelle imprese del Regno Unito».
Sunak ha detto anche che le nuove licenze creeranno più di 200mila posti di lavoro e che altri 50mila deriveranno da due nuovi siti di cattura e sequestro dell’anidride carbonica (CCS): un processo che, semplificando, prevede di catturare la CO2 in uscita dai processi industriali, ad esempio le centrali elettriche, trattarla e quindi trasferirla in apposite aree di stoccaggio, spesso sotterranee.
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Il primo impianto di CCS fu realizzato alla fine degli anni Novanta al largo delle coste norvegesi, e consente di immagazzinare nel sottosuolo circa 1 milione di tonnellate di CO2 all’anno. Attualmente il più grosso sistema di CCS è in funzione dal 2010 in Texas, e ha una capacità annua di 8 milioni di tonnellate di CO2, equivalenti a quelle prodotte da 2 milioni di automobili. Questa tecnologia, oltre che molto costosa, è criticata da alcuni gruppi ambientalisti, che dicono che sia una distrazione dall’obiettivo principale, quello cioè di eliminare i combustibili fossili, e che sia anzi una giustificazione per il loro continuo sfruttamento.
L’annuncio della concessione di nuove licenze nel Mare del Nord ha ricevuto molte critiche: i Laburisti che hanno detto di voler bloccare le nuove estrazioni hanno messo in dubbio gli impegni presi da Sunak in materia di contrasto al cambiamento climatico. A fine giugno, il ministro per il Commonwealth, l’Energia, il Clima e l’Ambiente, Zac Goldsmith, aveva giustificato le proprie dimissioni con critiche molti simili: aveva accusato il governo di «apatia» in materia di ambiente e Sunak di essere sostanzialmente «disinteressato» alla questione.
Mike Childs, responsabile della rete di associazioni ambientaliste Friends of the Earth, ha commentato la decisione sulle nuove licenze dicendo che «il cambiamento climatico sta già colpendo il pianeta con incendi e ondate di calore senza precedenti in tutto il mondo» e che la concessione di nuove esplorazioni non avrà reali conseguenze sulla sicurezza energetica del paese «poiché questi combustibili fossili saranno venduti sui mercati internazionali e non saranno riservati al Regno Unito». Alcuni gruppi e associazioni come WWF e Greenpeace hanno a loro volta inviato una lettera a Sunak scrivendo, tra le altre cose, che il primo ministro utilizza la questione ambientale come un «pallone da calcio politico»: per recuperare consensi in un momento di difficoltà della propria area politica dovuta agli scandali che hanno portato alle dimissioni di Boris Johnson, all’aumento dell’inflazione, agli scioperi di vasti settori di lavoratori e alla crisi della sanità.
Secondo un recente sondaggio della società YouGov, il 65 per cento dei britannici dice di essere preoccupato per le conseguenze del cambiamento climatico, ma aggiunge di opporsi alla maggior parte delle misure che richiederebbero uno sforzo personale per limitarlo. Sunak, secondo i critici, starebbe dunque sfruttando questa situazione.
La scorsa settimana i Conservatori britannici, nonostante fossero sfavoriti, hanno mantenuto il seggio londinese di Uxbridge lasciato vacante dalle dimissioni di Boris Johnson: il candidato che ha vinto, Steve Tuckwell, ha attribuito il suo risultato alla bocciatura del nuovo piano del sindaco Laburista di Londra, Sadiq Khan, per estendere la tassazione sulle auto più inquinanti ad alcune zone della città.
Giorni fa Sunak aveva infine detto di essere dalla parte delle famiglie che hanno bisogno delle loro auto e aveva definito i Laburisti degli «anti-automobilisti». Rispondendo alle ultime critiche sulla concessione di nuove licenze, il primo ministro ha confermato che il Regno Unito intende rimanere fedele all’obiettivo di emissioni nette zero nel 2050, ma ha anche aggiunto che tale obiettivo verrà raggiunto in «modo proporzionato e pragmatico», senza costi aggiuntivi o svantaggi per i cittadini.
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