Il programma televisivo che fece la storia della Corea del Sud
“Finding Dispersed Families”, per far ritrovare familiari separati dalla guerra, doveva durare un'ora e mezza ma andò avanti mesi
Il 30 giugno 1983 in Corea del Sud andò in onda un programma in diretta che sarebbe dovuto durare un’ora e mezza ma che finì per andare avanti fino al 14 novembre di quell’anno, per un totale di 453 ore e 45 minuti. Il titolo della trasmissione è stato tradotto in inglese come “Finding Dispersed Families” (in italiano “Alla ricerca delle famiglie disperse”) ed era stato pensato per dare visibilità a persone che avevano perso le tracce dei propri familiari dopo la divisione tra Corea del Nord e Corea del Sud del 1948 o durante la Guerra di Corea combattuta agli inizi degli anni Cinquanta, con l’obiettivo di farli ritrovare.
Il programma riscosse subito un enorme successo, anche fuori dal paese. Per mesi le persone si riunirono di fronte agli studi televisivi dove veniva girato, per partecipare o anche solo nella speranza di incontrare lì i propri parenti dispersi da tempo. Oltre 50mila persone vennero mostrate in video e più di 10mila si riunirono con i familiari. “Finding Dispersed Families” divenne da subito un pezzo di storia del paese e assunse grande importanza come testimonianza degli effetti devastanti sulla popolazione della divisione della penisola coreana in due stati.
Quando dopo la Seconda guerra mondiale Stati Uniti e Unione Sovietica divisero la Corea in due paesi diversi tracciando il confine lungo la linea immaginaria del 38esimo parallelo, moltissime famiglie furono divise tra Corea del Nord e Corea del Sud e molte persone si spostarono dalla prima verso la seconda.
Due anni dopo, nel 1950, la Corea del Nord invase la Corea del Sud e iniziò la Guerra di Corea, che andò avanti fino al 1953. Morirono tra i 3 e i 4 milioni di persone, per la maggior parte civili, e circa 10 milioni di persone dovettero separarsi dalla propria famiglia. Per chi si trovava al Sud e aveva familiari dall’altra parte del confine ritrovarli era impossibile, ma molti rimasero separati anche all’interno della Corea del Sud semplicemente perché non sapevano come ritrovarsi. Tra i due paesi 100mila bambini rimasero orfani.
Nel 1983, in occasione del trentesimo anniversario dalla firma dell’armistizio che sospese la Guerra di Corea, la direzione dell’emittente radiotelevisiva sudcoreana KBS decise di inserire una rubrica all’interno di una trasmissione televisiva che andava in onda al mattino per facilitare il ricongiungimento di quelle famiglie che, dopo la guerra, non si erano ancora ritrovate. Non essendoci al tempo registri di familiari dispersi e men che meno sistemi informatici o internet, per molti di coloro che sapevano o sospettavano di avere familiari in Corea del Sud quella era un’occasione unica nella vita e le richieste per partecipare furono molte. L’emittente quindi decise di dedicarle più spazio e la trasformò in una trasmissione a sé stante, della durata di 90 minuti, che sarebbe andata in onda alle 22:15 di venerdì 30 luglio 1983.
Per la prima puntata di Finding Dispersed Families vennero selezionate 850 persone, che raccontarono la loro storia reggendo tra le mani un cartello con sopra un numero e una sintesi del loro racconto. I telefoni di KBS cominciarono a suonare e in molti si recarono personalmente nella sede dove veniva registrato il programma, nella zona sud di Seul, la capitale. La trasmissione fu estesa di altre due ore e un quarto, e già dopo il primo giorno 36 persone si riunirono con i familiari perduti mentre venivano ripresi dalle telecamere dello studio televisivo.
L’emittente decise di rinnovare il programma e nella prima settimana di trasmissioni Finding Dispersed Families continuò anche per 12 ore al giorno, soprattutto di notte. Le ore di trasmissione divennero poi 13 a settimana, tra venerdì sera e sabato.
Durante l’estate del 1983 piazza Yeouido, di fronte agli studi di registrazione di KBS, era costantemente piena, giorno e notte, di persone con i loro cartelli alla ricerca di parenti dispersi. Non era raro vedere persone che dormivano per strada, in attesa di essere accettate e inserite nel programma. Erano troppe, però, così chi non riusciva a parlare in televisione passava in rassegna ogni cartello che gli capitasse nelle vicinanze. Questi ultimi vennero affissi ovunque: dentro e fuori la sede della televisione, su muri e alberi della piazza, anche su alcuni dei palazzi intorno alla zona. Insieme alle persone in piazza c’erano anche molti giornalisti, provenienti da 25 paesi diversi.
La richiesta di partecipazione per il programma, oltre alle informazioni anagrafiche, comprendeva anche altre domande. Per esempio, il luogo e la data in cui ci si era separati dal familiare oppure una sua descrizione fisica sommaria che includesse qualche segno particolare. I membri del personale di KBS aiutarono chi era in difficoltà a compilare i moduli, includendo oltre a quello che veniva richiesto qualsiasi altra cosa che potesse facilitare il ricongiungimento. Dopo aver compilato il modulo le persone aspettavano il loro turno e poi apparivano in televisione. Nel migliore dei casi, qualcuno poteva notarli e contattarli.
Nei mesi di trasmissione, agli studi di KBS arrivavano in media 60mila telefonate al giorno. Per assecondare le richieste del pubblico di rivedere alcune parti delle trasmissioni vennero predisposti 24 televisori, che trasmettevano continuamente repliche. Gli schermi furono posizionati dentro e fuori la sede di KBS, anche sul tetto, e tutto l’edificio divenne il set della trasmissione, con le telecamere che seguivano in diretta i ricongiungimenti.
Quando Finding Dispersed Families finì, il 14 novembre del 1983, le persone che erano riuscite a raccontare la loro storia durante la trasmissione erano in tutto 53mila, poco più della metà dei 100mila che avevano inoltrato la richiesta. Oltre 10mila persone, tutte residenti in Corea del Sud, si riunirono con le famiglie d’origine. I ricongiungimenti tra persone residenti nei due paesi diversi, invece, sono stati limitati nel corso degli anni successivi alla guerra.
Molti ricongiungimenti mostrati in tv furono particolarmente emozionanti ed enfatici, con persone che urlavano e che si abbracciavano per diversi minuti di fila. La trasmissione divenne molto famosa nel resto del mondo anche per questo motivo. Il merito principale che le viene attribuito è di aver aumentato la consapevolezza dell’opinione pubblica rispetto a quello che era successo durante la Guerra fredda e la Guerra di Corea, oltre alle conseguenze che i due conflitti avevano avuto sulla popolazione civile del paese. Nel momento in cui Finding Dispersed Families venne trasmesso, infatti, oltre due terzi delle 40milioni di persone residenti nel paese in quel momento avevano meno di quarant’anni, e non avevano nessuna o poca memoria della guerra.
Sul canale YouTube di KBS sono disponibili diverse delle oltre 20mila registrazioni del programma, mentre le 463 videocassette che contengono la trasmissione, insieme a tutti gli altri oggetti utilizzati durante le riprese, si trovano negli archivi dell’emittente a Seul. Nel 2015 l’archivio che contiene le ore di girato originali del programma fu selezionato dall’UNESCO per entrare a far parte del “Memory of the world”, un progetto per salvaguardare e rendere disponibile in tutto il mondo il materiale documentaristico che viene ritenuto fondamentale per la storia dell’umanità.
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