Da martedì i benzinai saranno obbligati a esporre il prezzo medio dei carburanti

Verranno applicate le nuove regole introdotte lo scorso gennaio per contrastare le speculazioni e favorire la trasparenza

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(ANSA/MASSIMO PERCOSSI)
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Da martedì 1 agosto i benzinai saranno obbligati a esporre il prezzo medio dei carburanti su cartelli posizionati accanto al prezzo di vendita, sulla base della regola introdotta lo scorso gennaio da un decreto-legge del governo per contrastare le speculazioni da parte dei distributori di benzina e per aumentarne la trasparenza. A sette mesi di distanza dal decreto-legge sembrava che molte delle tensioni che avevano portato all’introduzione del provvedimento si fossero smorzate. In realtà negli ultimi giorni il rincaro dei prezzi ha favorito nuove discussioni.

I dati saranno trasmessi ogni giorno dal ministero delle Imprese e del Made in Italy. I gestori dei distributori sulle autostrade dovranno esporre il prezzo medio nazionale, mentre tutti gli altri il prezzo medio regionale. Dovranno farlo entro due ore dall’apertura del distributore. Chi è aperto 24 ore su 24 dovrà esporre i prezzi entro le 10:30. Il ministero non ha dato particolari indicazioni su dove posizionare il cartello con i prezzi medi.

L’obbligo era stato approvato a gennaio in seguito a un significativo aumento dei prezzi dovuto principalmente alla rimozione totale da parte del governo di Giorgia Meloni dello sconto sulle accise (ossia di imposte fisse che gravano sul prezzo finale). Lo sconto era stato introdotto dal governo di Mario Draghi per calmierare i forti rincari che c’erano stati con l’inizio della guerra in Ucraina.

Benché inizialmente necessario per calmierare l’improvviso e violento aumento dei prezzi del petrolio e della benzina causato dalla guerra in Ucraina, lo sconto era stato poi giudicato dalla maggior parte degli esperti come una misura molto costosa e iniqua. Costava circa un miliardo di euro al mese e andava a vantaggio di tutti i possessori di un’auto tradizionale: non solo di quelli con redditi più bassi o in difficoltà economica, ma anche di quelli che potevano permettersi i rincari.

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L’aumento del prezzo dei carburanti era quindi inevitabile, ma diversi membri del governo avevano accusato i gestori dei distributori di speculare sul prezzo della benzina. Secondo il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, e il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, le quotazioni erano cresciute più del normale aggiustamento che ci sarebbe stato solo a causa dell’aumento delle accise. In realtà, scomponendo i prezzi era emerso che gli aumenti erano esattamente in linea con quanto ci si attendeva, ossia di un valore pari all’aumento delle accise.

Nonostante le analisi non confermassero la speculazione, il governo aveva deciso comunque di introdurre l’obbligo di esporre i prezzi, ma soltanto da agosto. Le organizzazioni sindacali avevano organizzato uno sciopero di due giorni, martedì 24 e mercoledì 25 gennaio, accusando il governo di una «vergognosa campagna diffamatoria nei confronti della categoria».

Negli ultimi giorni ci sono state nuove discussioni in merito ai prezzi della benzina in seguito a un’analisi dell’associazione Assoutenti che ha denunciato rincari generali in vista della partenza di milioni di italiani per le vacanze estive. Secondo il presidente di Assoutenti, Fabio Truzzi, i rincari sono un fenomeno che si verifica ogni anno e che incide enormemente sulle tasche dei cittadini che si spostano in auto per raggiungere le località di villeggiatura. Assoutenti ha sollecitato il governo a rendere ancora più trasparente la filiera dei carburanti con la pubblicazione di tutti i ricarichi che vengono applicati nei vari passaggi, dalla estrazione del petrolio fino alla vendita di benzina e gasolio ai distributori. «Solo così sarà possibile verificare se ci sono speculazioni su listini e chi si arricchisce grazie ai repentini rialzi dei prezzi che si verificano ogni anno in occasione delle partenze estive gli italiani», ha scritto l’associazione.

A differenza di come era andata lo scorso gennaio, stavolta il governo sta difendendo i gestori dei distributori sminuendo i rincari. In una nota diffusa dal ministero delle Imprese e del Made in Italy si legge che la crescita del prezzo medio di circa 3 centesimi al litro è determinata dai mercati internazionali, in particolare dall’aumento delle quotazioni del petrolio e dei prodotti raffinati. Il ministero ha poi invitato a non tenere conto dei picchi, cioè dei distributori che applicano i prezzi più alti in Italia, ma del prezzo medio: la scorsa settimana è stato di 1,89 euro al litro per la benzina e di 1,74 euro al litro per il gasolio.