L’attacco al comizio elettorale in Pakistan
Ha colpito uno dei principali partiti politici religiosi del paese e si sospetta un attentato suicida: sono state uccise 54 persone, per il momento non ci sono rivendicazioni
Durante una manifestazione nella provincia di Bajaur, nel Pakistan settentrionale, c’è stata un’esplosione che ha causato la morte di 54 persone. Più di cento sono ferite, molte in modo grave. Alla manifestazione stavano partecipando i sostenitori del leader fondamentalista islamico Fazal-ur-Rehman, radunati per un comizio del suo partito, Jamiat Ulema-e-Islam (JUI-F). Fazal-ur-Rehman non era presente al comizio, nell’esplosione invece è morto il leader locale del movimento, Maulana Ziaullah.
Jamiat Ulema-e-Islam è uno dei principali partiti politici religiosi del paese, fa parte della coalizione Alleanza Democratica del Pakistan e Rehman è uno degli esponenti più importanti della maggioranza che sostiene l’attuale governo. In questo periodo manifestazioni politiche come quella di domenica sono piuttosto comuni, in vista delle elezioni che dovrebbero tenersi ad ottobre.
La polizia locale ha detto alla stampa di aver trovato prove che farebbero pensare a un attacco suicida. Per il momento comunque nessuno ha rivendicato l’attacco e le possibili motivazioni non sono note. La città dove era in corso la manifestazione, Khar, si trova vicino al confine con l’Afghanistan, una zona dove sono attivi sia lo Stato Islamico (IS) che i cosiddetti Talebani pachistani (TTP).
Gruppi locali che fanno riferimento allo Stato Islamico hanno rivendicato nell’ultimo anno alcuni attacchi nella provincia del Bajaur, che hanno avuto come obiettivi anche esponenti del partito JUI-F. A giugno militanti del gruppo avevano assassinato un politico appartenente al partito a Inayat Killi, un piccolo centro della zona.
Anche il TTP è molto attivo nella zona, soprattutto dopo la rottura di un accordo con il governo pachistano per una tregua avvenuta lo scorso anno. Il gruppo non è direttamente collegato ai talebani al potere in Afghanistan, ma ne condivide l’approccio militare, politico e religioso: da oltre dieci anni combatte lo stato e il governo pachistano, chiedendo l’istituzione della legge islamica e il rilascio di alcuni membri dell’organizzazione attualmente in carcere. A gennaio un membro del TTP si era fatto esplodere in una moschea all’interno di una struttura militare, causando più di 80 morti, per lo più poliziotti.