La più giovane giocatrice a un Mondiale nella storia del calcio italiano
Di Giulia Dragoni si parla da tempo nell'ambiente, perché sta mostrando qualità ancora rare nel calcio femminile, nonostante abbia ancora 16 anni
«Onestamente è stata una sorpresa, non mi aspettavo di giocare subito» aveva detto Giulia Dragoni dopo Italia-Argentina, prima partita della Nazionale femminile ai Mondiali di calcio in corso in Australia e Nuova Zelanda. A 17 anni ancora da compiere, in quella partita Dragoni è diventata la più giovane calciatrice a giocare un Mondiale nella storia di tutte le nazionali di calcio italiane. È stata scelta come titolare meno di un mese dopo il suo esordio assoluto in Nazionale maggiore, nelle amichevoli di preparazione di inizio luglio, ed è stata confermata titolare anche nella seconda partita contro la Svezia.
Di Dragoni si parla da tempo nell’ambiente del calcio femminile italiano, perché si è rivelata precoce in qualsiasi contesto, ha mostrato giocate e numeri da calciatrice non comune e ha fatto parte di tutte le nazionali giovanili. Più di recente se ne era parlato perché a fine gennaio era stata ingaggiata dal Barcellona, la squadra femminile campione d’Europa in carica nonché quella per cui gioca la vincitrice degli ultimi due Palloni d’Oro, Alexia Putellas. Fin qui Dragoni ha giocato con la squadra giovanile (segnando 4 gol in 10 partite), ma è stata ingaggiata almeno fino al 2025 e con ogni probabilità finirà presto in prima squadra.
Dragoni è del 2006, è nata a Milano e iniziò a giocare a calcio nella Franco Scarioni, società dilettantistica che ha sede nel quartiere periferico milanese dell’Ortica. Poi passò alla Pro Sesto, la società di Sesto San Giovanni, e fece parte di squadre miste (a maggioranza maschili) fino ai 13 anni. Nonostante questo, già a dieci anni si faceva notare per la naturalezza con cui giocava e per tutto quello che le riusciva con il pallone tra i piedi, come si vede bene nei video girati all’epoca dal padre, tuttora online.
Per tutti questi motivi nel 2020 l’Inter femminile — che gioca le sue partite nel centro sportivo della Pro Sesto — la prese nelle sue giovanili aggregandola a squadre di età media superiore alla sua, un’altra costante della sua breve carriera. A quattordici anni giocava già con le maggiorenni e nella passata stagione, ancora sedicenne, ha esordito in prima squadra, dove ha messo insieme complessivamente quattro presenze in campionato. A gennaio è stata infine ingaggiata dal Barcellona, la cui offerta, non solo sportiva ma anche formativa, è stata ritenuta irrinunciabile.
Avendo sedici anni (come il suo numero di maglia in Nazionale) non ha un ruolo specifico e deve ancora specializzarsi. Gioca più spesso a centrocampo, come mezzala, ma è impiegata anche in attacco o sulla trequarti con risultati altrettanto efficaci. Ha doti tecniche e fisiche già molto sviluppate, una capacità di controllo del pallone in velocità che è ancora rara da vedere nel calcio femminile italiano, dove la maggior parte delle giocatrici in attività non ha avuto un percorso di formazione lineare e facilitato come è invece quello maschile.
Proprio sotto quest’ultimo aspetto Dragoni sembra rappresentare una nuova fase per il calcio femminile italiano, così come le altre calciatrici della nuova generazione portate in Nazionale dalla commissaria tecnica Milena Bertolini: per esempio la diciottenne Chiara Beccari, anche lei sempre titolare ai Mondiali, la cui presenza contribuisce a rendere questa Nazionale la più giovane di sempre con un’età media di poco superiore ai 25 anni. Dragoni ha avuto insomma un percorso di formazione moderno e quindi migliore rispetto al passato, più strutturato e specializzato, e anche per questo la curiosità e le aspettative su di lei sono tante.
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