Perché in Africa centro-occidentale ci sono così tanti colpi di stato
C'entrano l'instabilità politica e la corruzione, ma anche un ruolo sempre più defilato della comunità internazionale
Il colpo di stato compiuto mercoledì in Niger che ha deposto il presidente Mohamed Bazoum, democraticamente eletto due anni prima, non è stato un evento eccezionale per l’Africa nord-occidentale e il Sahel: dal 2020 nella regione ci sono stati sette colpi di stato riusciti. È un dato assai rilevante, se si considera che la tendenza nei primi vent’anni del nuovo millennio era del tutto diversa: in quel periodo infatti la frequenza dei colpi di stato militari era molto più bassa. Negli ultimi tre anni eserciti e giunte militari hanno sovvertito i governi democratici (o altri militari golpisti) anche in Burkina Faso (due volte), in Mali (due volte), in Ciad e in Guinea. Altri colpi di stato sono stati tentati e sono falliti in Guinea Bissau, Gambia, Sao Tomé e Principe, Sudan e in precedenza ancora in Niger.
I motivi di questa tendenza sono molteplici: alla base ci sono la forte instabilità politica delle aree coinvolte, oltre che la diffusa corruzione e la debolezza delle istituzioni democratiche di quei paesi. In molte zone la situazione è peggiorata dalla presenza delle attività di gruppi jihadisti, alcuni dei quali affiliati allo Stato Islamico o ad al Qaida.
Negli ultimi anni però i golpe militari sembrano essere stati favoriti, o quantomeno non frenati, da un sempre maggiore “immobilismo” della cosiddetta comunità internazionale: spesso invece che intervenire in maniera decisa, la comunità internazionale si è limitata a isolare i nuovi regimi, senza però adottare misure più incisive (come le sanzioni). Già a settembre del 2021 il segretario generale dell’ONU António Guterres aveva avvertito sul «ritorno dei colpi di stato», imputandoli proprio alla mancanza di unità nella comunità internazionale: «Si sta diffondendo un senso di impunità».
La pandemia e la contrazione di risorse già scarse avevano aumentato i problemi economici di diversi stati, dove in alcune occasioni la popolazione si è schierata a favore di un cambio di regime, seppur realizzato con la forza e con mezzi non democratici.
Nell’area poi i colpi di stato militari sono stati favoriti dalla presenza del gruppo Wagner, compagnia di mercenari a lungo affiliata al governo russo prima del tentativo di rivolta militare dello scorso giugno. In alcune situazioni l’appoggio è stato diretto, con addestramenti e fornitura di armi, in altri si è limitato a prospettare un futuro sostegno economico. Il capo e fondatore del gruppo Wagner, Yevgeny Prigozhin, ha commentato sul suo canale Telegram il colpo di stato in Niger: «Quello che sta accadendo non è altro che la battaglia del popolo nigerino contro i propri colonizzatori».
Il gruppo Wagner è particolarmente attivo in Mali, dove ha alimentato il già presente risentimento nei confronti della presenza di contingenti francesi, che hanno poi annunciato il ritiro dall’area nel 2021. I mercenari russi forniscono appoggio militare alla giunta militare al potere in Mali, guidata dall’autoproclamato presidente Assimi Goita e risultato di due colpi di stato in meno di un anno (2020 e 2021).
In Mali, così come in Guinea, le giunte militari al potere hanno promesso future transizioni verso un ritorno alla democrazia, ma ci sono molti dubbi sulle loro reali intenzioni. In Ciad, dopo l’omicidio del presidente Idriss Deby da parte di un gruppo di ribelli, il potere è passato arbitrariamente al figlio Mahamat Deby Itno, ma gli scontri all’interno del paese sono rimasti frequenti.
Coups, what appears to be a preoccupation of decades after independence now seems to be fledging across Africa, esp the Sahel.
Mali 🇲🇱, Burkina Faso 🇧🇫, Guinea 🇬🇳, Chad 🇹🇩, Sudan 🇸🇩, and Niger 🇳🇪 are all under military rule at a time they are battling decade-long armed rebellion pic.twitter.com/0N8N2WYEu3
— Yūsuf Akínpẹ̀lú. (@AkinpeluYusuph) July 28, 2023
Secondo uno studio dei ricercatori statunitensi Jonathan Powell (Università della Florida centrale) e Clayton Thyne (Università del Kentucky), i tentativi di colpo di stato in Africa sono stati oltre 200 dal 1952 a oggi: circa la metà ha avuto successo e il Sudan è lo stato che ne ha registrati di più, 16. L’ultimo, nel 2019, ha portato al potere i generali Fattah al Burhan e Mohamed Hamdan Dagalo, i cui rispettivi eserciti da aprile si scontrano in gran parte del paese. Aveva una complessa storia di ripetuti colpi di stato anche la Nigeria, il paese più popoloso dell’Africa con circa 220 milioni di abitanti: sono stati 8 fra il 1966 e il 1993, ma dal 1999 nel paese si tengono regolari elezioni e passaggi di potere democratici.
Nel complesso l’Africa è di gran lunga il continente in cui i golpe militari sono più frequenti: degli ultimi sedici realizzati nel mondo dal 2017 l’unico avvenuto altrove è quello del Myanmar nel 2021.