La strage al Pac di Milano, trent’anni fa

Il 27 luglio 1993 in via Palestro la mafia uccise 5 persone e ne ferì 12, un attentato dei molti che organizzò in quegli anni

Il Pac dopo lo scoppio della bomba del 27 luglio 1993 (ANSA-ARCHIVIO/TO)
Il Pac dopo lo scoppio della bomba del 27 luglio 1993 (ANSA-ARCHIVIO/TO)
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Il 27 luglio 1993, a Milano, una Fiat Uno grigia piena di esplosivo (una miscela di tritolo, T4, pentrite e nitroglicerina) esplose alle 23:14 davanti al Pac, il Padiglione d’Arte Contemporanea di via Palestro. Uccise 5 persone e ne ferì altre 12. Morirono un agente della polizia locale, tre vigili del fuoco e un giovane uomo marocchino che dormiva su una panchina dei vicini giardini pubblici. Poco prima dell’esplosione l’agente della polizia locale aveva notato del fumo biancastro uscire dall’auto e aveva chiesto l’intervento dei vigili del fuoco, i quali si erano accorti dell’esplosivo ma non fecero in tempo ad allontanarsi.

Quasi in contemporanea, a Roma, esplosero una bomba davanti alla basilica di San Giovanni in Laterano e una davanti alla chiesa di San Giorgio in Velabro, in centro. Nei due attentati rimasero ferite 22 persone. Qualche mese più tardi ci sarebbe stato anche un altro attentato, fallito: una Lancia Thema con 120 chili di tritolo sarebbe dovuta esplodere nel parcheggio dello stadio Olimpico di Roma il 23 gennaio 1994, mentre si stava giocando la partita Roma-Udinese.

La sera del 27 luglio alcune persone assistettero al momento in cui la Fiat Uno venne parcheggiata davanti al Pac. I testimoni descrissero una donna di 30 anni circa, bionda, slanciata e vestita in maniera appariscente, con tacchi alti e una cintura vistosa. Dissero che con lei c’era anche un uomo che però si era attardato in auto e che quindi non poterono descrivere. La donna è indagata solo dallo scorso anno, dopo indagini svolte dalla sezione anticrimine del Ros (il reparto operativo speciale) dei carabinieri di Firenze, nell’ambito di un’altra strage di quegli anni, quella avvenuta in via dei Georgofili nel maggio del 1993.

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Tra il 1992 e il 1993 Cosa Nostra pianificò ed eseguì una serie di stragi, con l’obiettivo di destabilizzare le istituzioni ed esercitare una forte pressione sullo Stato perché venissero attenuate le misure cautelari nei confronti dei mafiosi in carcere. La sera del 14 maggio 1993 un’autobomba esplose in via Fauro, a Roma, nel quartiere Parioli, mentre stava passando l’auto di Maurizio Costanzo che però rimase illeso: Salvatore Benigno, mafioso del quartiere Brancaccio di Palermo che secondo le ricostruzioni processuali azionò il dispositivo per l’esplosione, lo fece con qualche istante di ritardo perché si aspettava di vedere comparire Costanzo su un’Alfa Romeo 164, mentre era su una Mercedes.

Il 27 maggio un furgone carico di esplosivo saltò in aria a Firenze sotto la torre dei Pulci, sede dell’Accademia dei Georgofili. Morirono cinque persone, quarantotto furono ferite. La torre dei Pulci fu quasi completamente distrutta e la stessa Galleria degli Uffizi subì notevoli danni: sette opere d’arte non furono recuperabili e 173 dipinti furono danneggiati, insieme a 42 busti e 16 statue.

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Tornando alla strage di via Palestro, vari processi hanno ricostruito il percorso che fece l’esplosivo dalla Sicilia ad Arluno, in provincia di Milano, e anche gli spostamenti della Fiat Uno grigia, rubata a Milano qualche giorno prima. Resta però ancora da ricostruire la fase operativa della strage. Le procure che hanno indagato hanno sempre seguito l’ipotesi secondo cui gli uomini di Cosa Nostra avessero un forte appoggio operativo a Milano. I fratelli Graviano, Giuseppe e Filippo, incaricati dalla mafia della preparazione delle stragi, furono arrestati a Milano il 27 gennaio 1994 in un ristorante di via Procaccini, Gigi il Cacciatore. Intercettato in carcere, Giuseppe Graviano disse a un suo compagno nell’ora d’aria: «A Milano facevo una vita normale, non mi aspettavo l’arresto, ero circondato da una copertura favolosa. Com’ero combinato io… solo il Signore… lo bacio. Mi sono spiegato?».

Il Pac era stato inaugurato nel 1954 negli spazi delle ex scuderie della Villa Reale, distrutte dai bombardamenti del 1943, come centro museale per le collezioni civiche del Novecento, per poi diventare nel 1979 anche sede di mostre temporanee sull’arte del Novecento e sulle nuove sperimentazioni. Peraltro la Villa Reale era anche sede della Galleria d’Arte Moderna (GAM), che si sospetta potesse essere il vero obiettivo dell’attentato. Il Pac fu completamente distrutto dall’autobomba, ma venne ricostruito nel 1996 secondo il progetto originario, seppur con alcune migliorie tecniche.