La protesta di una schermitrice russa e la squalifica dell’avversaria ucraina
Ai Mondiali di Milano il duello tra Olga Kharlan e Anna Smirnova è diventato un caso
Giovedì ai Mondiali di scherma in corso a Milano la schermitrice russa Anna Smirnova ha occupato una delle pedane di gara per quasi un’ora, come protesta per non essere stata salutata dall’avversaria, l’ucraina Olga Kharlan. Smirnova era stata battuta 15-7 nei turni eliminatori della sciabola e come previsto dalla prassi della scherma, uno sport che ha ereditato usanze dagli ambienti aristrocratici in cui è nato, era andata verso il centro della pedana per il tradizionale saluto tra avversarie. Kharlan però non le ha dato la mano: si è limitata a porle la sciabola, ha negato la stretta facendo dei cenni con la testa e dopo averle detto qualcosa se ne è andata.
Smirnova è sembrata inizialmente colta alla sprovvista, ma dopo essersi levata l’attrezzatura ha occupato la pedana per quasi un’ora, prima in piedi e poi seduta su una sedia. Se ne è andata soltanto dopo lunghe discussioni con i delegati della Federazione internazionale della scherma (FIE), che successivamente hanno squalificato dal torneo Kharlan per condotta antisportiva, come previsto in questi casi da uno specifico articolo del regolamento internazionale.
Quest’ultima decisione, tuttavia, sta facendo parecchio discutere. Non è un caso infatti che questo episodio sia capitato proprio nella scherma, la cui Federazione è stata una delle prime, e finora poche, ad aver riammesso nei suoi tornei gli atleti russi e bielorussi, che invece rimangono esclusi da gran parte delle competizioni internazionali di altri sport come sanzione per l’invasione dell’Ucraina.
La FIE è stata inoltre presieduta per anni da Alisher Usmanov, oligarca russo di origini uzbeke, fondatore della società mineraria Metalloinvest, uno dei primi investitori di Facebook ed ex co-proprietario della squadra di calcio inglese dell’Arsenal. In seguito all’invasione russa dell’Ucraina, Stati Uniti e Unione Europea gli hanno congelato sei società, oltre a beni per un valore stimato di 66 milioni di euro, per i suoi legami con il governo russo e il presidente Vladimir Putin. Per questi motivi, nel marzo del 2022 Usmanov si è autosospeso dalla presidenza FIE «fino a quando le sanzioni non verranno revocate».
La riammissione degli atleti russi e bielorussi nella scherma era stata legittimata lo scorso marzo da una decisione del Comitato Olimpico Internazionale (CIO), che sulla questione aveva tolto ogni veto e dato il via libera alle singole federazioni, pur stabilendo dei criteri da seguire. Da allora gli atleti russi e bielorussi possono essere ammessi purché lo facciano a titolo individuale e senza essere rappresentati da alcun simbolo nazionale. Non devono inoltre appartenere a corpi militari. Quest’ultimo criterio in particolare ha escluso di fatto gran parte degli atleti in questione, ma non tutti, come si è visto nella scherma.
La decisione della FIE era stata ritenuta troppo precipitosa, condizionata da influenze russe e più in generale dal peso che la Russia ha nella scherma, sport in cui è uno dei paesi più vincenti e con maggior tradizione. In vista dei Mondiali di Milano, questa situazione aveva creato malumori e discussioni. Lo sport ucraino aveva minacciato il boicottaggio delle competizioni in cui era prevista la partecipazione di atleti russi, come richiesto fino a pochi giorni fa dallo stesso governo ucraino, che ora invece ha tolto ogni veto, e come alcuni atleti hanno scelto ugualmente di fare.
Altri invece hanno deciso di partecipare, e fra questi Kharlan, che oltre ad essere una delle atlete più vincenti ed esperte nella sua categoria è originaria di Mykolaiv, città portuale pesantemente bombardata nei primi mesi di combattimenti. A inizio guerra, inoltre, Kharlan era tornata dalla famiglia in Ucraina, che poi aveva portato in Italia con l’aiuto del compagno, lo schermidore Luigi Samele, che ha commentato l’episodio scrivendo: «Per la prima volta mi vergogno di far parte di questo sistema. Un sistema dove la prepotenza vince sull’onestà, dove le regole sono fatte da pochi e per pochi».
Dopo l’incontro è stato fatto notare come Smirnova abbia spesso pubblicato online contenuti relativi all’esercito russo, in cui il fratello sta prestando servizio, e secondo alcuni questo violerebbe i criteri di imparzialità e neutralità richiesti per l’ammissione. Secondo altre ricostruzioni, Smirnova e Kharlan avrebbero discusso prima dell’incontro decidendo di non darsi la mano, ma di farsi soltanto un cenno con le sciabole: un patto che Smirnova non avrebbe rispettato provocando così la squalifica dell’avversaria. Questa ipotesi è stata citata anche dal ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, che ha accusato Smirnova di «giocare sporco», ma non è stata confermata da Kharlan, che ha invece incolpato la Federazione per averle prima permesso e poi sanzionato il saluto con la sciabola.
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