Imparare a stare a galla
Lezioni di nuoto fotografate da Larry Sultan a San Francisco, tra gli anni Settanta e Ottanta
Lo sforzo di rimanere a galla, la concentrazione mentre si tiene il respiro, la fatica della coordinazione e la paura di non tornare in superficie: sono alcune delle cose con cui deve misurarsi chi impara a nuotare e che si vedono nelle foto che Larry Sultan ha scattato tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta assistendo a lezioni di nuoto nelle piscine pubbliche di San Francisco, e che sono raccolte nel libro Swimmers (MACK).
Larry Sultan (1946 – 2009) è nato a New York ma è cresciuto nella San Fernando Valley (California), dove si è trasferito da piccolo con la famiglia e che è stata una grande fonte di ispirazione per molti dei suoi lavori. Tra i più conosciuti c’è Evidence (1977), realizzato con Mike Mandel, che raccoglieva immagini dagli archivi fotografici di istituti di ricerca, società, agenzie governative ed è considerato una pietra miliare per la fotografia concettuale.
Parlando delle foto di Swimmers, Sultan ha detto di voler fare qualcosa di molto diverso: «fisico, e, in un certo senso, un po’ mal concepito». Ispirato da fotografie documentarie in bianco e nero che ha trovato in un manuale di nuoto della Croce Rossa, Sultan è entrato in piscina con una macchina subacquea e l’intenzione di creare immagini che fossero corporee.
Nelle sue foto si vede bene il tentativo di questi corpi, a volte sgraziati, di cercare di coordinarsi mentre sono immersi nell’acqua, che non solo influenza i movimenti dei soggetti fotografati, ma anche la resa estetica delle immagini: distorceva la scena e creava effetti difficili da prevedere prima della stampa, come fosse una seconda lente fotografica.
Sultan, che non sapeva nuotare bene ed era spaventato dalla profondità, ha sperimentato in prima persona la mancanza di controllo una volta che ci si trova sott’acqua. Come ha scritto sul Guardian Sean O’Hagan: «Pittoresco e impressionista, pieno di movimento e di gesti, Swimmers è il lavoro più istintivo e disinvolto di Larry Sultan. Un momento creativamente liberatorio che rivela tanto, se non di più, della persona dietro l’obiettivo quanto di chi si trova di fronte».