Milano dopo il nubifragio
I vigili del fuoco stanno intervenendo per rimuovere le centinaia di alberi caduti per le strade, poi si passerà agli edifici e ai parchi, che per ora restano chiusi
A Milano il violento nubifragio avvenuto nella notte tra lunedì e martedì ha causato molti danni e disagi in tutta la città. In circa mezz’ora poco dopo le 4 del mattino si sono concentrate raffiche di vento con una velocità fino a oltre 100 chilometri orari, grandine e una quantità di pioggia paragonabile a quella che normalmente cade in un mese. Ci sono stati molti allagamenti, centinaia di alberi sono stati sradicati e hanno invaso le strade, alcuni edifici sono stati scoperchiati e i fili elettrici di diverse linee di tram e filobus sono stati strappati. Nessuno è rimasto ferito.
Le autorità della città hanno organizzato in fretta gli interventi per affrontare una situazione che è stata definita da diversi addetti ai lavori senza precedenti. I danni a Milano peraltro si sono aggiunti a quelli causati negli ultimi giorni da grandine e piogge in molte altre zone della provincia e di tutta la Lombardia: un fatto che ha complicato le attività dei vigili del fuoco, che sul territorio avevano una disponibilità di mezzi già limitata. La giunta regionale ha chiesto al governo di dichiarare lo stato di emergenza, stimando provvisoriamente danni per oltre 100 milioni di euro.
A Milano per tutta la giornata di martedì i principali disagi hanno riguardato soprattutto la viabilità, sia per chi si sposta in auto che per chi si sposta con i mezzi pubblici. Il sindaco Beppe Sala ha sospeso per martedì e mercoledì il funzionamento di Area C, la zona a traffico limitato che comprende il centro storico della città, chiedendo però alle persone di limitare il più possibile gli spostamenti. Sala ha anche ordinato la chiusura di undici scuole dell’infanzia e tre asili nido attivi come centri estivi, e quella di tutti i parchi della città «in via precauzionale», perché molti alberi potrebbero essere danneggiati e pericolanti.
La priorità è stata rimuovere gli alberi e altri oggetti sparsi per le strade. Terminati questi interventi, la società del trasporto pubblico locale, ATM, potrà intervenire per risistemare i fili elettrici delle linee di tram e filobus strappati dagli alberi caduti e dal vento: secondo l’assessore alla Sicurezza di Milano, Marco Granelli, sarebbero necessari una trentina di interventi, ma ATM ha fatto sapere che non è ancora possibile prevedere quanto tempo ci vorrà per risistemare tutto. Le squadre dei vigili del fuoco e della Protezione civile invece passeranno in parte alla messa in sicurezza degli edifici danneggiati, e in parte si sposteranno dalle strade ai parchi: anche qui andranno rimossi gli alberi caduti e si dovrà verificare che quelli rimasti in piedi siano stabili.
Secondo i vigili del fuoco, martedì mattina gli interventi necessari per liberare le strade di Milano erano circa 460: una grossa parte è stata fatta in giornata, mercoledì mattina ce n’erano in coda ancora circa 120.
Al momento le stime sul numero di alberi caduti in città sono necessariamente vaghe. Martedì mattina l’assessora al Verde, Elena Grandi, ha parlato in consiglio comunale di «centinaia» di alberi caduti, ma non ci saranno maggiori certezze finché non inizieranno le operazioni nei parchi. In consiglio Grandi ha anche negato responsabilità dell’amministrazione comunale per il numero di alberi caduti, dopo le critiche ricevute da alcuni membri dell’opposizione: «In dieci minuti sono caduti 40 millimetri di pioggia e nulla che abbia a che vedere con la manutenzione del verde ha a che fare con quanto accaduto», ha detto.
Al Parco Nord, il parco più grande di Milano che si estende anche in diversi comuni dell’hinterland, le operazioni sono già iniziate grazie all’intervento del personale del parco e di alcune cooperative sociali. Riccardo Gini, agronomo e direttore del Parco Nord, dice che dopo una prima ricognizione è stato trovato «un centinaio di piante a terra». È difficile capire perché certi alberi vengano sradicati dal terreno e altri no e risposte certe non ce ne sono. Tuttavia Gini dice di aver notato che al Parco Nord sono cadute soprattutto le piante che erano più isolate, mentre nelle zone con una maggiore densità di alberi i danni sono stati minori: «Quanto più si riescono a costruire sistemi verdi che hanno una loro compattezza, tanto più la capacità di difendersi è maggiore», spiega. «Nei filari molto spesso è stata colpita l’ultima pianta».
Queste condizioni potrebbero aver influito anche sulla caduta di alberi in città. In generale sono caduti molti alberi alti perché più esposti alle raffiche di vento. Solitamente sono più a rischio quelli con molto fogliame, perché con il vento la presenza di molte foglie produce una sorta di «effetto vela», come lo definisce Gini.
Quando un albero di grosse dimensioni viene sradicato dal terreno si deve innanzitutto ridurre in pezzi più piccoli, in modo che possa essere trasportato più facilmente, poi si cerca di vendere la legna per non buttarla via. Se invece l’albero è solo danneggiato si taglia la parte pericolante e si cerca di preservarlo per farlo ricrescere. Se per la messa in sicurezza è necessario tagliare più di metà dell’albero, solitamente è meglio sradicarlo del tutto. Nei prossimi mesi a Milano gli alberi caduti verranno ripiantati, ma nel migliore dei casi ci vorranno decenni per riavere una situazione simile a quella precedente al nubifragio, spiega Riccardo Gini.
Negli ultimi anni a Milano erano state piantate centinaia di migliaia di nuovi alberi nell’ambito del progetto Forestami, che intende arrivare a piantare 3 milioni di nuovi alberi entro il 2030. Maria Chiara Pastore, docente al Politecnico di Milano e direttrice scientifica di Forestami, spiega che non è ancora stato possibile fare un monitoraggio completo sugli impianti di Forestami, ma che su quegli alberi c’è minore preoccupazione: sono piantati da poco e più piccoli, perciò hanno maggiore stabilità, sono meno pericolosi se cadono e sono facilmente sostituibili.
Alberi e pezzi di edifici crollati hanno causato grossi danni anche a negozi, bar, ristoranti. Secondo Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio a Milano, Lodi e Monza e Brianza, a Milano sono stati danneggiati dehors, tavolini, sedie e si sono allagati i locali di circa 4mila esercizi commerciali, con una stima di circa 2 milioni di euro di danni. Significa una media di 500 euro per ogni esercizio commerciale, con danni naturalmente molto variabili a seconda delle situazioni, ma queste attività generalmente sono coperte da assicurazioni per calamità naturali.
Le molte auto distrutte o danneggiate dalla caduta di alberi, invece, difficilmente otterranno qualcosa dalle assicurazioni: la copertura tradizionale non comprende indennizzi per danni provocati da eventi atmosferici come la grandine, e non è inserita nemmeno nella cosiddetta polizza “Kasko”, quella che ha la maggiore copertura assicurativa possibile per le auto. Esistono polizze aggiuntive specifiche per eventi di questo genere ma vengono sottoscritte molto raramente.
Al mercato ortofrutticolo di Milano, dove lavorano circa 100 grossisti dalle prime ore della mattina, sono state danneggiate molte merci: è stata stimata una media di 2mila euro di danni alla merce per ciascun grossista, per un totale di circa 200mila euro.
Complessivamente la risposta della città è stata piuttosto rapida, nonostante l’emergenza improvvisa: entro mercoledì dovrebbero risolversi almeno le situazioni più urgenti. Diversi però, compreso il sindaco Sala, hanno espresso preoccupazione perché serve più preparazione a eventi di questo genere, che in futuro saranno con ogni probabilità più frequenti.
Michele Giacalone, coordinatore operativo del nucleo investigativo dei vigili del fuoco a Milano, dice per esempio che la situazione in Lombardia ha evidenziato una carenza di mezzi come le autoscale dei vigili del fuoco, che servono sia per le evacuazioni dagli edifici che per gli interventi sugli alberi più alti. Dopo il nubifragio a Milano è stato necessario che alcuni di questi mezzi fossero presi in prestito dai vigili del fuoco di Liguria e Piemonte. Giacalone ha spiegato che con una maggiore disponibilità di mezzi sarebbe stato possibile effettuare tutti gli interventi di messa in sicurezza delle strade già entro martedì.
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