Perché citiamo ancora i lanzichenecchi
È un modo desueto per definire qualcuno di incivile, come ha fatto di recente Alain Elkann in un discusso articolo su Repubblica
In questi giorni sta facendo molto discutere un articolo del giornalista e scrittore Alain Elkann che si intitola “Sul treno per Foggia con i giovani ‘lanzichenecchi’”. Nell’articolo, pubblicato lunedì sull’edizione cartacea di Repubblica, Elkann racconta di aver trascorso il viaggio in treno vicino a «un gruppo di ragazzi poco educati», che per via del comportamento a suo dire noncurante e fastidioso definisce appunto “lanzichenecchi”: è un termine che indicava antichi mercenari tedeschi con una pessima fama, attivi in particolare nel Cinquecento. Pur essendo un termine ormai desueto, nel linguaggio comune di tanto in tanto viene ancora usato per riferirsi a persone dai modi ritenuti incivili.
Nel suo articolo Elkann descrive un gruppo di ragazzi di 16 o 17 anni vestiti tutti in maniera molto simile, con «tatuaggi piuttosto grandi» e che «parlavano ad alta voce come fossero i padroni del vagone, assolutamente incuranti di chi stava attorno». Nel farlo, rimarca più volte il distacco tra loro e se stesso, che legge Alla ricerca del tempo perduto di Marcel Proust e scrive con una penna stilografica, vestito con un completo di lino. Tra le altre cose, l’autore è il padre di John Elkann, presidente di GEDI, il gruppo editoriale che controlla Repubblica.
In poche ore l’articolo è stato estesamente commentato e preso in giro sui social network, e successivamente il comitato di redazione di Repubblica si è dissociato dai suoi contenuti, che ha giudicato classisti. Tra le cose che sono state commentate, poi, c’è anche l’uso del termine “lanzichenecchi”, dal momento che da quel che scrive Elkann sembra che i ragazzi in questione si siano comportati in modo piuttosto normale e non così incivile.
Alain Elkann ti aspettiamo a bordo pic.twitter.com/cTtCiYDnTw
— Ryanair Italia (@Ryanair_IT) July 25, 2023
“Lanzichenecchi” deriva dalla parola tedesca Landsknecht, che letteralmente significa servo (Knecht) del paese (Land). Risale alla fine del Quattrocento e indica i soldati di professione che facevano parte delle milizie mercenarie tedesche, e che vennero impiegati anche da altri eserciti durante molte battaglie nel secolo e mezzo successivo in Europa. Le fanterie dei lanzichenecchi furono costituite per volere di Massimiliano I d’Asburgo, imperatore del Sacro Romano Impero dal 1493 al 1519, che desiderava truppe di mercenari altrettanto validi di quelli svizzeri, di cui peraltro i lanzichenecchi divennero subito antagonisti.
I lanzichenecchi reclutati per combattere venivano soprattutto da famiglie di contadini o di piccoli proprietari terrieri, perlopiù del Tirolo e della bassa Germania. Venivano divisi in corpi molto ben organizzati e usavano lunghe aste, spade e alabarde, ma anche colubrine (un pezzo di artiglieria a canna lunga, che ricorda un cannone ma più sottile) e daghe con lama larga e corta, dette lanzichenecche o lanzichenette. Già dall’inizio del Cinquecento cominciarono a essere noti per le violenze e le crudeltà in battaglia.
In quel periodo i corpi di mercenari tedeschi combatterono durante le rivolte popolari dei contadini in Germania, ma anche in alcune tra le più note battaglie tra l’esercito imperiale e le forze francesi in Italia, come la battaglia di Ravenna (1512) o quella di Pavia (1525). Nella storia del nostro paese però i lanzichenecchi si ricordano soprattutto per il sacco di Roma che fecero tra il 1527 e il 1528 assieme alle altre truppe dell’imperatore Carlo V.
In estrema sintesi, nel maggio del 1527 Carlo V ordinò l’attacco della città in risposta alla lega antiasburgica voluta da papa Clemente VII (la lega di Cognac) a cui aderirono il regno di Francia, il ducato di Milano e le repubbliche di Firenze, Venezia e Genova. L’attacco dei lanzichenecchi proseguì con una serie di saccheggi e devastazioni per circa dieci mesi, fece allontanare il papa da Roma e fu un momento molto significativo nell’ambito delle guerre per il predominio sull’Europa del periodo. Al termine del saccheggio la popolazione di Roma risultò drasticamente diminuita, con circa 20mila persone che erano state costrette a rifugiarsi altrove.
I saccheggi, le violenze e le prevaricazioni compiute dai mercenari al soldo dell’Impero furono tali che il termine lanzichenecco cominciò a essere usato come sinonimo di mercenario o comunque di persona rozza, violenta, incivile o portatrice di sfortune.
In Italia i lanzichenecchi erano conosciuti anche come “lanzi” e furono assoldati tra gli altri da Cosimo I de’ Medici e da papa Paolo III a metà Cinquecento. La loro presenza negli eserciti europei si esaurì verso l’inizio del Seicento. Si parla dei lanzichenecchi anche nei Promessi Sposi, in cui Alessandro Manzoni descrive i saccheggi, gli incendi, gli stupri e gli omicidi compiuti dai mercenari durante la discesa in Lombardia nel 1629.
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