È stata avviata un’indagine per chiarire il ruolo di Frontex, la controversa agenzia di frontiera dell’Unione Europea, nel grosso naufragio di migranti avvenuto a giugno al largo della Grecia
Il Mediatore europeo, un organo di garanzia che si occupa di indagare sui casi di cattiva amministrazione all’interno di istituzioni e agenzie dell’Unione Europea, ha avviato un’indagine su Frontex, la controversa agenzia dell’Unione Europea che svolge le funzioni di guardia di frontiera e costiera. L’obiettivo è chiarire il suo ruolo nelle operazioni di soccorso durante il naufragio di un ex peschereccio con a bordo più di 700 migranti avvenuto a metà giugno al largo delle coste greche. Il naufragio in Grecia è stato uno dei più gravi nella storia recente del Mediterraneo: sono morte centinaia di persone, ma non è stato possibile stabilire con certezza quante e sono stati recuperati solo 82 corpi.
Tutte le testimonianze e le ricostruzioni di diverse inchieste giornalistiche sembrano indicare che l’ex peschereccio fosse affondato a causa di una manovra maldestra da parte della Guardia costiera greca, che era intervenuta con una propria nave per soccorrere le persone a bordo. Per il suo ruolo però Frontex aveva compiti di coordinamento degli interventi che potrebbero aver in qualche modo inciso nelle operazioni. Secondo Emily O’Reilly, la persona che presiede il Mediatore europeo, sarebbe acclarato che Frontex aveva avvertito la guardia costiera greca della presenza dell’imbarcazione e aveva offerto assistenza, ma andrebbe ancora chiarito se l’agenzia potesse fare altro per evitare il naufragio. O’Reilly ha chiesto a Frontex di consegnare i suoi rapporti sul naufragio in Grecia e su altri incidenti, fra cui il naufragio avvenuto al largo di Cutro, in Calabria, a febbraio.
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Frontex è già stata oggetto di indagini da parte di altre agenzie europee in altre occasioni. Nel 2022 si dimise il suo direttore dopo che un’inchiesta dell’agenzia europea antifrode (OLAF) aveva scoperto che mezzi e personale di Frontex erano stati coinvolti in alcuni respingimenti di massa di richiedenti asilo in Grecia, una pratica vietata dalle leggi europee.