Più di 50 cetacei sono morti dopo essersi arenati su una spiaggia australiana
E si sta cercando di salvarne altre decine: è un fenomeno noto, ma le sue cause rimangono poco chiare
Martedì pomeriggio circa cento globicefali, cetacei della famiglia dei delfini, si sono arenati lungo una spiaggia a est di Albany, nel sud dello stato dell’Australia Occidentale. Nonostante gli sforzi per riportarli in acqua, più della metà di loro è morta nella notte: al momento sono in corso le operazioni per cercare di salvare gli altri. Spiaggiamenti di cetacei simili nell’Australia meridionale si verificano con una certa frequenza, soprattutto nei mesi estivi. Le ragioni tuttavia non sono del tutto chiare.
I globicefali sono conosciuti anche come “balene pilota” e possono arrivare fino a sette metri di lunghezza. Il ministro dell’Ambiente dell’Australia Occidentale, Reece Whitby, ha detto che 52 di quelli che si erano arenati sulla spiaggia di Cheynes sono morti durante le operazioni di soccorso, e che adesso l’obiettivo è far sopravvivere i restanti 45 cercando di rimetterli in mare. Oltre agli addetti del dipartimento di Biodiversità, Conservazione e Attrazioni dello stato australiano, stanno collaborando quelli dell’agenzia statale che si occupa di parchi e fauna, alcuni veterinari dello zoo di Perth, volontari e membri di altre organizzazioni.
Parlando con ABC la proprietaria di un campeggio vicino alla spiaggia, Joanne Marsh, ha detto che è un evento «straordinario» e «mai visto» nella zona: non è tuttavia un fenomeno isolato. Nel settembre del 2022 quattordici capodogli furono trovati morti su una spiaggia di King Island, una delle isole che fanno parte della Tasmania, nel sud dell’Australia. Pochi giorni dopo morirono circa 200 dei 230 globicefali trovati spiaggiati sempre lungo le coste della Tasmania, non lontano da dove due anni prima ne erano morti più di 380. Nell’Australia Occidentale oltre 130 globicefali morirono dopo essersi spiaggiati a sud di Perth nel 2018.
Gli scienziati non hanno del tutto chiari i motivi per cui avvengano questi arenamenti di massa di cetacei. In generale però è possibile che gli spiaggiamenti dipendano dalla perdita dell’orientamento, per esempio se il gruppo segue un esemplare malato o che viene disorientato da qualcosa che ha visto nelle acque in cui sta nuotando. Fenomeni simili sono particolarmente frequenti con i globicefali, che vivono in gruppi di circa 50 esemplari e hanno una struttura sociale molto coesa. In questo senso, è molto probabile che se un animale subisce qualche tipo di stress anche gli altri comincino a imitare il suo comportamento, ha spiegato al Guardian Olaf Meynecke, studioso di cetacei alla Griffith University del Queensland.
Osservando il comportamento dei globicefali mentre erano ancora in acqua, gli scienziati hanno ipotizzato che si fossero arenati a causa della perdita dell’orientamento anche in questo caso, anche se al momento è difficile capire per quale motivo. La biologa della Macquarie University Vanessa Pirotta, specializzata in cetacei, spiega che il fatto che gli animali fossero tutti accalcati gli uni con gli altri e che a volte si guardassero attorno indica che stesse succedendo qualcosa in particolare, anche se non sappiamo esattamente cosa. A ogni modo, secondo Pirotta è improbabile che i globicefali stessero cercando di fuggire da un predatore: «Spesso hanno una mentalità che li porta a seguire il loro leader, e questa può sicuramente essere una delle ragioni per cui non è solo un animale ad arenarsi, ma molti», ha spiegato.