È morta Gloria, la seconda persona in Italia a ottenere l’autorizzazione a ricorrere al suicidio assistito senza dover passare da un tribunale
Domenica alle 10:25 è morta in Veneto Gloria, una paziente oncologica di 78 anni che aveva fatto richiesta di suicidio assistito, la pratica con cui a determinate condizioni ci si auto-somministra un farmaco letale. Gloria è la seconda persona in Italia che ha potuto ottenere la verifica dei propri requisiti e le indicazioni sul farmaco da assumere senza passare per un tribunale (come successo invece in almeno altri due casi, quello di Federico Carboni e di Antonio, altra persona che non ha voluto rendere noto il proprio cognome); è però la prima che è morta facendo effettivamente ricorso a questa pratica: il primo caso in cui non si era reso necessario ricorrere a un tribunale era stato quello di Stefano Gheller, che però aveva deciso di aspettare ed è quindi ancora vivo.
Gloria è morta in casa sua, assistita da Mario Riccio, il medico anestesista che nel 2006 permise a Piergiorgio Welby, affetto da distrofia muscolare, di morire interrompendo il trattamento sanitario che lo teneva in vita. Il Veneto è una delle regioni italiane che finora si sono dimostrate più attente su questo tema: è stata la prima a completare la raccolta delle firme per dotarsi di una legge regionale che regoli modalità e tempistiche per il ricorso al suicidio assistito, evitando così vicende come quelle di Carboni e Antonio. Recentemente il consiglio regionale del Veneto ha dichiarato ammissibili le firme raccolte e a breve inizierà quindi il procedimento che porterà a discutere la legge.
In Italia manca una legge nazionale sul fine vita. Il ricorso al suicidio assistito è infatti legale non grazie a una legge, che non è mai stata approvata, ma grazie a una storica sentenza della Corte Costituzionale del 2019, arrivata dopo anni di iniziative, appelli e infine di disobbedienze civili in cui si chiedeva più libertà sulle scelte individuali di fine vita. Finora la mancanza di una legge ha comportato gravi problemi e sofferenze da parte di chi voleva accedere al suicidio assistito, con ritardi, mancanze e ostracismi da parte delle aziende sanitarie locali.
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