Nemmeno con il PNRR avremo più asili nido nel Sud Italia
Nonostante i 4,6 miliardi di euro stanziati, i dati dicono che il divario tra il meridione e le regioni del Nord probabilmente resterà
Lo stato italiano si è impegnato a garantire un posto in un asilo nido ad almeno un terzo dei bambini e delle bambine in Italia: in Campania e Calabria ci sono posti soltanto per il 10 per cento dei bambini e in provincia di Caserta addirittura solo per il 6 per cento. Significa che meno di un bambino su dieci ha un posto negli asili nido. Per risolvere questo problema sono stati stanziati 4,6 miliardi di euro con il PNRR, il Piano di ripresa e resilienza con cui il governo intende spendere i finanziamenti europei del bando Next Generation EU, ma con ogni probabilità nemmeno questi soldi riusciranno a colmare il divario e migliorare la situazione degli asili nido nel Sud.
Gli asili nido sono strutture educative che accolgono bambini fino a 36 mesi, quindi nel periodo che precede l’ingresso alla scuola dell’infanzia. Al momento i posti negli asili nido coprono in media il 27,2 per cento dei bambini sul territorio nazionale, ma con forti disuguaglianze. Un rapporto di Openpolis del 2020 dice che la Sicilia offre 14.460 posti nei nidi e nelle scuole dell’infanzia, con una copertura del 12,5 per cento, meno della metà del livello minimo fissato dalla legge. E c’è un divario ancora più pesante tra le aree interne e le città.
Secondo i dati dell’Ufficio parlamentare di bilancio (UPB), un organismo di vigilanza delle finanze pubbliche, nel 57 per cento dei comuni italiani «non è presente alcun servizio di nido o micronido», cioè una struttura simile al nido ma che ospita un numero inferiore di bambini. Per risolvere questo problema sono stati stanziati 4,6 miliardi di euro con il PNRR, il Piano di ripresa e resilienza con cui il governo intende spendere i finanziamenti europei del bando Next Generation EU, ma con ogni probabilità nemmeno questi soldi riusciranno a colmare il divario e a migliorare la situazione degli asili nido nel Sud.
A Fiumefreddo di Sicilia, un comune di 9mila abitanti a 15 chilometri da Taormina, ci sono 212 bambini e bambine con meno di due anni e neppure un asilo nido. Il più vicino è a Riposto, a una decina di chilometri di distanza. Di conseguenza solo una donna su tre lavora, per restare a casa ad accudire i figli che spesso restano a casa fino alla scuola materna e a volte anche fino alle elementari. La giunta comunale nel 2021 ha dichiarato lo stato di dissesto finanziario perché a causa dei debiti non riusciva più a erogare i servizi indispensabili e da allora può utilizzare i soldi che ha in cassa solo per la gestione ordinaria.
All’inizio di luglio il sindaco Angelo Torrisi, eletto nel 2022 con una lista civica, ha detto a un giornale locale che la giunta sta cercando di «sopperire a questa difficoltà economica attraverso i finanziamenti statali». Ha parlato di strade da sistemare, di alberi da potare, di progetti di sostegno ai bambini con difficoltà motorie e persino dell’acquisto di un’autovettura della polizia locale. Non ha detto nulla sul progetto più importante in cantiere: 1 milione e 200mila euro del PNRR per costruire il primo asilo nido del paese. Torrisi non lo ha menzionato perché il luogo individuato per la costruzione della struttura non è ancora stato espropriato. Per questo i lavori non sono stati assegnati entro il 23 giugno, la data ultima fissata dal governo, e a meno che la Commissione Europea non conceda al governo italiano una proroga che consenta di riaprire i bandi, il comune rimarrà senza asilo nonostante i soldi siano già stati stanziati.
A Licodia Eubea, un centinaio di chilometri più a sud verso il ragusano, l’amministrazione comunale ha ottenuto un milione e 235mila euro dal PNRR per riconvertire un edificio già di proprietà del Comune e farci anche in questo caso il primo asilo nido del paese, che ha 2.700 abitanti sparsi su 112 chilometri quadrati di territorio. I bambini sotto i tre anni sono in totale 45, e c’è un tasso di occupazione femminile del 27 per cento.
L’amministrazione avrebbe dovuto riconvertire un ex centro diurno per anziani costruito negli anni Ottanta, ma anche in questo il termine di scadenza per appaltare i lavori è trascorso senza che accadesse nulla. L’ufficio tecnico che avrebbe dovuto preparare il bando e assegnare i lavori, composto da un geometra assunto a tempo pieno e due ingegneri part time, è stato impiegato per affrontare l’emergenza causata da un’alluvione che l’11 marzo scorso ha allagato le campagne. Il sindaco Salvo Randone, eletto nel giugno del 2022 con una lista civica, dice che hanno preferito salvare i raccolti agricoli piuttosto che pensare a costruire l’asilo nido.
Il PNRR ha stanziato 4,6 miliardi di euro per costruire asili in tutta Italia e garantire i livelli essenziali delle prestazioni: 2,4 miliardi sono destinati alla costruzione di nuovi asili nido, 600 milioni alle scuole dell’infanzia, 700 milioni a progetti già in corso di realizzazione e 900 milioni alle spese di gestione, comprese quelle per il personale: troppo pochi, secondo i sindacati. «Per garantire oltre 260mila posti negli asili nido avremmo bisogno di un rapporto uno a sette, massimo otto bambini, insomma servono 17mila educatori. Nessuno si è posto il problema, neanche il ministero dell’Istruzione, non sappiamo nemmeno se questi 17mila esistono davvero», ha detto Alessandro Purificato, un sindacalista della FP (Funzione Pubblica) CGIL.
Secondo l’ultimo monitoraggio della Corte dei Conti sullo stato di attuazione del PNRR, il 24 per cento dei comuni che hanno presentato un progetto non è passato alla fase di realizzazione una volta ottenuto il finanziamento. Sono quasi tutti piccoli comuni delle aree interne, in particolare del Sud Italia, che non hanno un organico sufficiente o personale competente per ideare un progetto, preparare la documentazione richiesta per partecipare ai bandi, indire le gare d’appalto per selezionare le imprese a cui affidare i lavori e rendicontare in maniera dettagliata l’avanzamento dei lavori.
«Ai comuni è stato chiesto in sei mesi di fare il progetto esecutivo, di appaltare le opere e assegnarle, molti hanno abbandonato altri progetti e la manutenzione ordinaria per farlo, non è colpa loro se non ci sono riusciti», ha detto il presidente dell’Associazione nazionale comuni italiani (ANCI) Antonio Decaro, che è anche sindaco di Bari.
«È mancata una pianificazione che individuasse le aree dove ci fosse più bisogno di asili nido, ovvero i Comuni piccoli e le aree interne che, con minori competenze, non hanno risposto al bando o sono in ritardo» spiega Azzurra Rinaldi, direttrice della School of Gender Economics all’Università telematica Unitelma Sapienza. L’annuale rapporto della Svimez, l’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, sostiene che per questi motivi il PNRR non colmerà il divario tra Nord e Sud sugli asili nido. Le tabelle redatte dall’Ufficio parlamentare di bilancio indicano che in Campania, Calabria e Sicilia l’obiettivo di avere almeno un posto in un asilo nido per ogni tre bambini non sarà raggiunto.
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Nella relazione sullo stato di attuazione del PNRR che il governo ha presentato al parlamento il 31 maggio si legge che sono stati finanziati «2.655 interventi tra progetti in essere e progetti nuovi destinati alla costruzione, alla riqualificazione e messa in sicurezza degli asili nido, dei servizi di educazione e cura per la prima infanzia e delle scuole dell’infanzia». Secondo gli ultimi dati dell’ISTAT alla fine del 2020 erano attivi 350.670 posti negli asili nido, di cui circa la metà all’interno di strutture pubbliche. Rispetto all’anno precedente c’è stato un calo di 10.600 posti, il 2,9 per cento in meno.
Il piano del governo prevede di creare 264.480 nuovi posti tra asili nido e scuole per l’infanzia entro il 31 dicembre 2025, una misura che il governo considera «molto rilevante da un punto di vista sociale» e «strettamente collegata alle iniziative per la natalità e per assicurare un maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro». L’obiettivo però non sarà raggiunto. Secondo gli ultimi dati dell’Ufficio parlamentare di bilancio, nella migliore delle ipotesi saranno creati 200mila nuovi posti. Nella peggiore si supereranno di poco i 100mila.
Agli inizi di ottobre del 2022 il governo di Giorgia Meloni ha fatto un accordo con Cassa Depositi e Prestiti e Invitalia, grazie al quale gli esperti delle due società controllate dal ministero dell’Economia possono essere chiamati ad aiutare i comuni in difficoltà. Le amministrazioni che si sono rivolte a loro per progettare i nuovi asili, preparare i bandi e assegnare i lavori sono riuscite a ottenere i finanziamenti. Parliamo per esempio di Adrano, 34mila abitanti, e di Misterbianco, 50mila abitanti, entrambi in provincia di Catania. Molte altre non lo hanno fatto e non sono riuscite ad assegnare i lavori.
A giugno la Commissione Europea ha inviato a Roma alcuni tecnici con il compito di verificare che l’Italia stesse rispettando le fasi di attuazione del PNRR. Al termine del controllo, gli esperti hanno bloccato l’erogazione dei fondi per gli asili perché una parte dei progetti finanziati riguarda l’ampliamento di strutture preesistenti e non la costruzione di nuovi edifici. Il governo ha definito il blocco degli aiuti «ingiustificato» e «ostile» e ha chiesto un’ulteriore proroga, da tre a sei mesi, per avere il tempo di emanare nuovi bandi che potrebbero consentire ai comuni che non erano riusciti ad assegnare i lavori di riprovarci. A Licodia Eubea si dicono «pronti», anche se «avremmo bisogno di qualche tecnico in più», dice il sindaco Randone.
La Commissione Europea però finora non l’ha concessa perché l’Italia ha già avuto quattro proroghe e le assegnazioni sono in ritardo di oltre un anno. È per questo motivo che, dopo il 30 giugno, la data ultima e inderogabile indicata dalla Commissione, i comuni che non sono riusciti ad assegnare i lavori hanno dovuto rinunciare ai finanziamenti già approvati. Fiumefreddo di Sicilia, Licodia Eubea e altri cinquecento comuni si sono aggiunti agli altri 3.900 sui 7.901 che, secondo i dati diffusi dall’Ufficio parlamentare di bilancio, pur non avendo «nessuna offerta di servizi» o avendone «una grave carenza», non hanno presentato una richiesta di fondi per costruire nuovi asili.
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