Il primo bar di Londra pensato per chi non beve alcolici
Ha aperto da poco, si chiama "Club Soda" e tra le altre cose si propone come alternativa alle terapie di gruppo per ex alcolisti
A novembre nella zona di Covent Garden, a Londra, ha aperto Club Soda: assomiglia a un negozio di liquori con le bottiglie esposte in fila sugli scaffali, ma non vende alcolici. Sull’insegna c’è scritto che è una “sala per degustazioni” di bevande analcoliche, e il bar che si trova sul retro è diventato un punto di riferimento per le persone non interessate a bere alcol ma che non vogliono rinunciare all’esperienza di socialità tipico dei bar.
“Club Soda” è anche il nome dell’associazione che ha aperto il locale. È stata fondata nel 2015 con l’obiettivo di organizzare serate ed eventi sociali che offrissero un’alternativa alle riunioni delle associazioni per persone con problemi di alcolismo, puntando sulla socialità più che sulla terapia di gruppo. Da quando il locale è stato inaugurato, gli eventi di Club Soda si svolgono tra il negozio e il bar sul retro, in cui è possibile ordinare “mocktails”, cioè cocktail “finti”: “mock” in inglese vuol dire fare il verso, imitare.
Da Club Soda si possono acquistare vini analcolici, birre analcoliche e altre bibite con etichette che segnalano chiaramente l’assenza di alcol. Alcuni sono prodotti da aziende famose per i loro alcolici, che in genere utilizzano nome e bottiglie simili anche per i prodotti senza alcol aggiungendo dei grossi “zero” sulle etichette. Altri invece hanno un’origine diversa e non cercano di imitare cose che esistono già. Alcune bottiglie vengono pubblicizzate come “modificatrici dell’umore”, e secondo i produttori permetterebbero di aumentare la disinvoltura o conciliare il sonno, grazie alle proprietà dei prodotti utilizzati per prepararle.
Sul sito dell’associazione sono elencati tutti gli eventi: ogni terzo giovedì del mese, per esempio, c’è il “Queers without beers night”, una serata organizzata specificatamente per le persone astemie che appartengono alla comunità LGBTQ+. Ci sono segnalazioni di degustazioni e di workshop oltre che articoli e guide, per esempio su come affrontare il primo appuntamento con una persona che non beve.
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Nel negozio online di Club Soda è possibile farsi un’idea di ciò che si può trovare sugli scaffali del negozio, oltre che dei prezzi dei prodotti venduti. Una bottiglia di vino analcolico in media costa 11 sterline (circa 12 euro), ma ce ne sono alcune che arrivano a 30 sterline (35 euro), mentre i distillati in acqua oscillano tra le 25 e le 30 sterline per bottiglia.
Ci sono delle motivazioni per cui questo genere di bevande, quasi completamente composte di acqua e non tassate come quelle alcoliche, arrivano a costare così tanto. E in parte è proprio l’assenza di alcol a spiegarne i prezzi.
L’alcol infatti è ottimo per estrarre gli aromi dalle sostanze che si utilizzano per i distillati, le cosiddette “botaniche”. L’acqua, invece, è molto meno efficiente: per il gin analcolico la quantità di sostanze aromatiche necessaria è da quattro a nove volte superiore a quella del gin alcolico. L’alcol, al contrario dell’acqua, è un ottimo conservante, ed essendone privi i distillati analcolici hanno bisogno di maggiori attenzioni per la conservazione, prima e dopo la vendita. Molti vanno messi nel frigo e tutti vanno consumati entro un paio di mesi al massimo dal momento dell’apertura.
I prezzi dei prodotti analcolici, in alcuni casi, sono giustificati anche dalla percezione del consumatore e dalle modalità di consumo. Un prodotto pensato come il sostituto di una “trasgressione”, che però costasse significativamente meno, rischierebbe di essere percepito come qualcosa di poco gratificante. Prezzi troppo bassi, quindi, potrebbero paradossalmente ridurne la domanda e aumentare di conseguenza anche il consumo di alcol, che risulterebbe più appetibile.
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Nel 2018 il consumo medio di alcol pro capite era di 11 litri e mezzo nel corso dell’anno: molto vicino alla media europea che è di 11,45 litri. Nel 2022 la spesa complessiva per gli alcolici delle persone residenti nel Regno Unito è stata di circa 19,3 miliardi di sterline (22 miliardi e mezzo di euro), mentre per le alternative analcoliche sono stati spesi in totale 205 milioni di sterline (circa 238 milioni di euro).
Secondo un sondaggio del NHS, il servizio sanitario nazionale britannico, nel 2021 il numero di persone completamente astemie tra i 18 e i 24 anni – la fascia d’età in cui si cominciano a frequentare i locali – era raddoppiato rispetto a dieci anni prima, arrivando a una persona su tre.
La tendenza ad assumere meno alcolici non riguarda solo il Regno Unito. In Italia per esempio nel 1990 le persone con più di 15 anni consumavano in media 12 litri di alcol puro nel corso di un anno, mentre nel 2018 la quantità è scesa a 7,8 litri. Questo dato, comunque, va inteso come una diminuzione nella quantità di bevande alcoliche bevute e non come una riduzione del numero assoluto dei consumatori, che bevono meno ma sono più di prima. Secondo l’ultimo rapporto dell’ISTAT, infatti, il numero di persone che consumano occasionalmente alcol in Italia è in crescita, dal 41,5 per cento della popolazione nel 2009 al 46,6 per cento del 2019.
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