I tre mesi di vacanze estive della scuola sono troppi?
Alla fine di ogni anno scolastico il ministro dell'Istruzione in carica dice di voler cambiare le cose, senza piani concreti
In un’intervista pubblicata dalla Stampa, il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha detto diverse cose a proposito della lunghezza della pausa scolastica estiva in Italia. È una questione discussa da tempo e Valditara sembra concordare sul fatto che gli abituali tre mesi circa di vacanze tra la fine di un anno scolastico e l’inizio del successivo siano troppi e gravino eccessivamente sulle famiglie, anche da un punto di vista economico. La soluzione verso cui è orientato il ministro non riguarda però l’accorciamento delle vacanze estive, ma un prolungamento dell’apertura delle scuole in estate per attività e corsi di vario genere: una possibilità che viene offerta già da tempo dalle istituzioni scolastiche, ma che finora non ha particolarmente inciso sul problema.
In gran parte delle regioni italiane quest’anno la pausa estiva è di 98 giorni, cioè quattordici settimane, tre mesi abbondanti. Secondo i dati raccolti da Eurydice, l’organizzazione dell’Unione Europea che si occupa di informazione sullo stato dell’istruzione, nel 2022 l’Italia è stato il paese con le vacanze estive consecutive più lunghe tra quelli dell’Unione Europea, insieme alla Lettonia e a Malta. In altri paesi vicini come la Francia e la Germania invece le vacanze durano solitamente tra un mese e mezzo e due mesi, compensati con pause più frequenti durante l’anno scolastico (il numero di giorni di scuola infatti non è superiore a quello dell’Italia, anzi: è spesso inferiore).
Sono paesi in cui in estate fa generalmente meno caldo rispetto all’Italia, dove si dice spesso che frequentare la scuola per tutto giugno o per parte di luglio sarebbe più difficile per le alte temperature su buona parte del territorio. D’altra parte in Spagna, che in molte zone ha temperature paragonabili a quelle dell’Italia se non superiori, le vacanze estive durano due mesi e mezzo.
Nelle famiglie italiane i genitori in genere lavorano per grandissima parte delle quattordici settimane di pausa dalla scuola. Molte, soprattutto quelle con figli più piccoli, hanno quindi la necessità di trovar loro attività da fare per non lasciarli da soli durante le giornate e in generale per occupare il loro tempo in modo utile. Ma in un periodo così lungo i costi di vacanze e campus estivi per molti non sono sostenibili.
Secondo i dati della fondazione Openpolis, nel 2021 un terzo delle famiglie con almeno un figlio non ha potuto permettersi una vacanza, percentuale che sale a più della metà tra le famiglie che hanno almeno tre figli. Il rischio insomma è che una pausa così lunga da scuola accentui le differenze tra gli alunni in base alle possibilità economiche delle famiglie.
A partire da questi problemi lo scorso maggio il presidente dell’associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, aveva detto in un incontro formativo per dirigenti scolastici di essere a favore di una riduzione della pausa estiva, con l’inserimento di vacanze più frequenti durante l’anno scolastico.
Parlando con la Stampa Valditara ha invece escluso questa possibilità. Come possibile soluzione ha parlato soprattutto dell’apertura estiva delle scuole, non per le normali attività didattiche ma per corsi di orientamento, di potenziamento delle materie scientifiche, di lingue straniere, di sport e altro ancora. In Italia ci sono già da tempo scuole che rimangono aperte per alcune settimane oltre la fine dell’anno scolastico, ma Valditara ha detto che il governo intende aumentarle e in generale potenziare iniziative in questa direzione.
Secondo Valditara fino a quest’anno gli istituti che restavano aperti per più settimane del normale erano 2.800, e il ministero avrebbe «avviato progetti in altri 768 istituti». Il problema è che solitamente prolungamenti di questo genere coprono periodi di tempo limitati, di poche settimane, lasciando comunque scoperta gran parte dell’estate. Secondo Valditara inoltre le scuole coinvolte sarebbero quasi 3.600: meno del 10 per cento delle circa 41mila presenti in Italia.
«La mia idea è quella di garantire per i ragazzi che appartengono a delle famiglie di lavoratori la possibilità di recuperare, o di potenziare le loro competenze, facendo in modo che nella maggior parte delle scuole, anche in piena estate, ci siano spazi di approfondimento, di studio, di formazione, estendendo sempre di più quello che si sta facendo», ha detto Valditara alla Stampa. Il ministro non ha però fornito indicazioni chiare e puntuali su progetti e iniziative da avviare, che richiederebbero ingenti risorse economiche per essere attuate.