Anche gli Stati Uniti provano a regolare il settore dell’intelligenza artificiale
Ma non con una legge, come sta facendo l'Unione Europea: il presidente Joe Biden ha annunciato di aver concordato con le società del settore un «impegno» formale
Venerdì il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha incontrato alla Casa Bianca a Washington i rappresentanti delle sette principali società tecnologiche nel settore dell’intelligenza artificiale, per chiedere loro un impegno a rispettare maggiori standard di sicurezza e tutela degli utenti nello sviluppo di queste nuove tecnologie. Le sette società in questione – Amazon, Anthropic, Google, Inflection, Meta, Microsoft e OpenAI – si sono impegnate tra le altre cose a mettere un “watermark”, cioè un contrassegno che segnali la provenienza del contenuto, su qualsiasi testo, immagine, video o audio generato da sistemi di intelligenza artificiale.
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È il primo tentativo di regolare il settore dell’intelligenza artificiale negli Stati Uniti ed è quindi considerato uno sviluppo importante, ma per il momento quello stipulato da Biden è stato definito solo un «impegno» formale: l’Unione Europea invece lavora alla regolamentazione del settore da più tempo, e il mese scorso il parlamento europeo ha approvato la proposta di legge nota come Artificial Intelligence Act, che ha lo scopo di introdurre un quadro normativo comune per i paesi membri sui software di intelligenza artificiale.
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«Dobbiamo essere chiari e vigili sulle minacce che emergono dalle nuove tecnologie», ha detto Biden in una conferenza dopo l’incontro, sostenendo che «vedremo più cambiamenti tecnologici nei prossimi 10 anni di quanti ne abbiamo visti negli ultimi 50». In un comunicato, la presidenza ha detto che «l’innovazione non deve arrivare a spese dei diritti e della sicurezza degli statunitensi».
La scelta di richiedere alle società del settore un impegno formale senza imporre leggi e regolamenti è stata descritta dai giornali statunitensi come un modo per suscitare da parte loro una maggiore collaborazione con le istituzioni e non ostacolare un settore in pieno sviluppo. Tra le altre cose, le società si sono impegnate a fare ricerca sui rischi per la privacy e su eventuali problemi di discriminazione di alcune categorie di persone posti dai sistemi di intelligenza artificiale. Hanno assicurato che testeranno a fondo i propri software prima di renderli pubblici, anche attraverso il parere di esperti indipendenti, e che condivideranno informazioni su come investire nella sicurezza informatica per ridurre i rischi degli utenti. Non tutti sono però convinti dell’approccio basato sull’autoregolamentazione, ritenuto più rischioso rispetto per esempio a quello europeo basato su nuovi regolamenti imposti dalle istituzioni.