I passaporti più potenti del mondo nel 2023
Quelli che permettono di visitare più paesi senza bisogno del visto: dopo cinque anni il Giappone non è più primo in classifica
Come ogni anno la società di consulenza britannica Henley & Partners, che si occupa di servizi legati alle politiche di residenza e cittadinanza, ha pubblicato la sua classifica dei passaporti più potenti del mondo, cioè quelli che permettono di visitare più paesi senza bisogno del visto oppure compilando il modulo per il visto al momento dell’ingresso.
Dal 2006 il “Passport Index” di Henley & Partners valuta i passaporti di 199 paesi e li mette in relazione a 227 possibili destinazioni in tutto il mondo. Esistono altre classifiche di questo tipo, ma questa è l’unica a utilizzare i dati del database dell’Associazione internazionale del trasporto aereo (IATA), che confronta con ricerche incrociate per capire se un passaporto permette di viaggiare in un altro paese senza visto oppure con visto all’ingresso, o diversamente se richiede un visto obbligatorio prima della partenza.
Molti tra i primi 10 posti della classifica sono occupati da passaporti di paesi europei, con le eccezioni di Singapore, Giappone e Corea del Sud. Quest’anno il passaporto più potente è proprio quello di Singapore, che permette l’accesso senza visto a 192 paesi. Subito dopo ci sono quelli di Germania, Italia e Spagna con cui si può accedere senza visto in 190 paesi. Il Giappone, che negli ultimi cinque anni era stato in cima alla classifica, è invece sceso al terzo posto (189 paesi), dove ci sono anche Austria, Finlandia, Francia, Lussemburgo, Corea del Sud e Svezia.
La classifica mostra solo il numero di paesi a cui gli stati hanno accesso ma tra uno stato e l’altro ci sono differenze nelle destinazioni consentite: per esempio, il passaporto italiano rispetto a quello finlandese permette di accedere al Myanmar, mentre rispetto a quelli austriaco e lussemburghese consente di accedere al Vietnam.
Dopo sei anni in cui ha sempre perso posizioni a causa della Brexit, il Regno Unito è salito di due posizioni, dal sesto al quarto posto (188 paesi). Al contrario gli Stati Uniti continuano con la loro ormai decennale discesa verso il basso, posizionandosi quest’anno all’ottavo posto (184 paesi).
Nel tempo per alcuni paesi ci sono stati dei cambiamenti ancora più notevoli. Per esempio negli ultimi dieci anni il passaporto degli Emirati Arabi Uniti è salito di 44 posizioni nella classifica, dal 56esimo al 12esimo posto: nel 2013 consentiva l’accesso senza visto a 72 paesi, mentre oggi a 179. Nello stesso periodo anche la Colombia è salita in classifica passando dal 65esimo posto al 37esimo, con accesso senza visto a 133 paesi.
Attraverso il Passport Index, la società Henley & Partners ha anche analizzato la relazione tra l’apertura di un paese agli stranieri, cioè ai cittadini di quanti stati consente di attraversare i propri confini senza visto.
I venti paesi più aperti sono tendenzialmente piccoli stati insulari o africani. Tra questi, dodici consentono l’ingresso senza visto o con visto all’arrivo a quasi tutti i passaporti del mondo: Burundi, Isole Comore, Gibuti, Guinea-Bissau, Maldive, Micronesia, Mozambico, Ruanda, Samoa, Seychelles, Timor Est e Tuvalu. I paesi che non consentono a nessuno l’accesso senza visto sono Afghanistan, Corea del Nord, Papua Nuova Guinea e Turkmenistan.
Per quanto riguarda i paesi i cui passaporti consentono meno mobilità, la classifica è molto simile a quella dell’anno scorso. Le ultime posizioni sono occupate quasi interamente da paesi africani e del Medio Oriente, in particolare quelli con una situazione politica molto instabile: Nigeria (46 paesi), Repubblica Democratica del Congo (45 paesi), Palestina (38 paesi), Yemen (35 paesi), Siria (30 paesi), Iraq (29 paesi). Il passaporto meno potente di tutti rimane quello dell’Afghanistan, governato dall’agosto del 2021 dai talebani, un regime che ha ottenuto scarso riconoscimento internazionale: si trova al 103esimo posto e consente l’accesso senza visto ai cittadini di 27 paesi.
Concretamente, un passaporto può essere più o meno potente e variare di posizione ogni anno sulla base di vari fattori: il cambiamento dei rapporto tra paesi, come la stipulazione di nuovi accordi o l’inizio di una guerra come accaduto in Ucraina, oppure l’introduzione di restrizioni alla circolazione a causa di circostanze esterne, come la pandemia da coronavirus. Secondo Christian Kaelin, presidente di Henley & Partners, la classifica è comunque indicativa dei passaporti migliori da possedere in termini di libertà di movimento ma anche di «investimenti internazionali e opportunità commerciali».