Le indagini sul caso delle due donne fatte sfilare nude nel Manipur, in India
Sono stati arrestati quattro uomini dopo la diffusione del video: intanto ci sono molte proteste tra la popolazione e nella politica
In India un video che mostra due donne costrette a sfilare nude da centinaia di uomini sta causando molte proteste tra la popolazione e nella politica. L’episodio è avvenuto in Manipur, uno stato del nord-est dell’India dove da mesi ci sono violenze etniche fra la maggioranza Meitei e la comunità Kuki, in cui finora sono state uccise più di 130 persone.
Le donne nel video sono di etnia Kuki, mentre gli uomini sono Meitei. Il video è stato realizzato a maggio ma ha iniziato a circolare sui social network solo negli ultimi giorni. In base a una denuncia presentata il 18 maggio e ottenuta da diversi giornali indiani, la più giovane sarebbe stata stuprata dal gruppo di uomini. C’era anche una terza donna insieme a loro, ma nel video non appare.
– Leggi anche: In India si discute del video di due donne costrette a sfilare nude da centinaia di uomini
Nonostante i fatti fossero stati denunciati a maggio, al tempo la polizia non era intervenuta a causa di mancanza di prove, secondo quanto dichiarato dalla polizia dello stato a un quotidiano indiano. Ora la polizia ha detto di stare indagando sul caso e di aver arrestato quattro uomini identificati nel video. Tutti e quattro saranno in custodia cautelare per almeno 11 giorni. A questi dovrebbero seguire altri arresti, quando sarà completata l’identificazione di altre persone nel video. Dovranno rispondere dello stupro delle donne e dell’uccisione di due uomini che erano con loro.
Giovedì la casa dell’uomo sospettato di aver guidato la violenza è stata bruciata da un gruppo di manifestanti, principalmente donne. Ci sono state manifestazioni di protesta in tutto lo stato del Manipur, e anche in varie città nel resto dell’India. Molti esponenti dell’opposizione hanno chiesto le dimissioni del capo del governo dello stato, che invece ha difeso la sua gestione della crisi e ha affermato che il suo compito è di «portare la pace» nello stato.
Anche nel parlamento indiano ci sono state grosse proteste da parte dell’opposizione, che hanno portato all’interruzione dei lavori parlamentari giovedì e venerdì. Nella sua prima riunione, la coalizione INDIA, che riunisce tutti i partiti di opposizione ed è appena stata formata, ha criticato molto duramente il primo ministro Narendra Modi (del Bharatiya Janata Party, nazionalista e conservatore), accusandolo di non aver saputo gestire la crisi in Manipur.
Modi peraltro fino a giovedì non aveva mai commentato le violenze etniche tra Kuki e Meitei: lo ha fatto solo dopo la diffusione del video delle violenze ai danni delle due donne, condannando in modo piuttosto generico l’episodio, ma senza parlare del contesto più ampio in cui è avvenuto.
Sulla questione inoltre è intervenuta anche la Corte Suprema indiana, che ha definito il contenuto del video come una violazione dei diritti umani e costituzionali. Ha formalmente richiesto al governo di essere informata sulle misure che intende prendere per affrontare la situazione in Manipur e assicurare che non si ripetano episodi simili. Ha inoltre avvisato che sarebbe intervenuta, non è ancora chiaro in che modo, qualora i provvedimenti del governo fossero insufficienti.