In India si discute del video di due donne costrette a sfilare nude da centinaia di uomini
È successo nello stato del Manipur, dove da tempo ci sono scontri etnici violenti: una delle donne ha detto di essere stata stuprata
Da mercoledì in India ha iniziato a circolare sui social network un video in cui si vedono centinaia di uomini trascinare con violenza per strada due donne che erano state denudate, e poi spingerle in un campo. Il video, che mostra anche alcuni uomini che palpeggiano le donne, è stato realizzato in una piccola città della provincia di Kangpokpi, nel Manipur, stato nord-orientale dell’India che confina con il Myanmar, e risale al 4 maggio, un giorno dopo l’inizio dei grossi e violenti scontri etnici fra la maggioranza Meitei e la comunità Kuki.
Le donne nel video appartengono alla comunità Kuki: una ha circa 20 anni e l’altra circa 40. In base a una denuncia presentata il 18 maggio e ottenuta da diversi giornali indiani, la più giovane sarebbe stata stuprata dal gruppo di uomini. C’era anche una terza donna insieme a loro, ma nel video non appare. La polizia ha fatto sapere che sta indagando sul caso e che una persona è già stata arrestata per le violenze commesse sulle due donne.
Cosa sia successo esattamente prima dei fatti mostrati nel video non è chiaro. In base a quanto raccontato dalle donne nella denuncia, un gruppo di circa 900-1.000 uomini di etnia Meitei aveva attaccato la città di Phainom. Cinque abitanti del posto, tra cui tre donne, erano fuggiti e avevano trovato riparo in una foresta vicina. Erano stati soccorsi dalla polizia, ma successivamente la folla era riuscita a riprenderli.
A quel punto uno dei due uomini Kuki era stato ucciso dalla folla, e le tre donne erano state costrette a spogliarsi e a sfilare nude per strada. Una di loro, la più giovane, era anche stata stuprata dal gruppo. L’altro uomo Kuki, il fratello della donna stuprata, aveva cercato di difendere la sorella, ed era stato ucciso dalla folla. Alla fine, si legge nella denuncia, con l’aiuto di alcune persone del luogo, le tre donne erano riuscite a fuggire e a mettersi in salvo.
La donna più giovane ha raccontato al giornale indiano Indian Express che la polizia avrebbe avuto un ruolo attivo nelle violenze compiute dalla folla: dopo aver soccorso le tre donne e i due uomini, la polizia li avrebbe deliberatamente consegnati agli uomini di etnia Meitei. Ha anche detto che né lei né le altre due donne erano a conoscenza dell’esistenza di un video delle violenze, fino a che non è stato pubblicato sui social network mercoledì.
Del video e più in generale delle violenze in corso nello stato del Manipur si sta discutendo molto in India. Giovedì ne ha parlato anche il primo ministro indiano Narendra Modi, che finora non aveva commentato pubblicamente gli scontri etnici tra Kuki e Meitei. «Qualsiasi società civile dovrebbe vergognarsi di quanto successo. Il mio cuore è pieno di dolore e rabbia», ha detto Modi durante un intervento in parlamento. Modi è stato però anche molto criticato dalle opposizioni per non aver fatto abbastanza per fermare le violenze nel Manipur, che finora hanno causato più di 130 morti, più di 400 feriti e quasi 60mila sfollati.
Poco più del 50 per cento dei 3,3 milioni di abitanti del Manipur sono Meitei. Vivono quasi tutti nella valle di Imphal, la capitale, sono induisti e negli ultimi decenni hanno controllato il parlamento locale e quindi il potere. I Naga e i Kuki rappresentano insieme poco più del 43 per cento della popolazione: sono le cosiddette “comunità tribali”, vivono sulle colline, in aree più rurali, sono prevalentemente cristiani e più poveri.
Gli scontri sono cominciati proprio per via dello status di “comunità tribale”: è previsto dall’ordinamento indiano e garantisce a chi ne fa parte alcune corsie preferenziali nell’assegnazione di posti di lavoro pubblici, nelle università, nelle cariche elettive. La maggioranza Meitei chiede di essere inserita fra queste categorie protette, come già succede a Naga e Kuki: se accadesse, praticamente l’intera popolazione del Manipur avrebbe questo status, di fatto cancellando gli attuali privilegi degli abitanti delle colline, economicamente più svantaggiati.
Dopo un primo parere positivo alla richiesta da parte dell’Alta Corte del Manipur il 3 maggio, i Kuki avevano organizzato una manifestazione di protesta. Al termine c’erano stati scontri con i Meitei, a cui erano seguiti assalti alle stazioni di polizia e ai depositi di armi. La folla aveva dato fuoco a interi quartieri e gli scontri di piazza si erano trasformati in scontri armati e linciaggi.