«Siamo persone serie, non facciamo baratti di questo tipo»
Lo ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, parlando dell'ipotesi per cui la grazia a Zaki sarebbe stata scambiata con il «silenzio su Regeni»
Giovedì mattina il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, è intervenuto nella trasmissione radiofonica 24 Mattino di Radio 24 per parlare dei temi di giornata. Si è parlato in particolare del caso di Patrick Zaki, l’attivista e studente egiziano dell’università di Bologna che era stato detenuto per quasi due anni tra il 2020 e il 2021 con motivazioni politiche: martedì era stato condannato a tre anni di carcere, poi mercoledì è stato graziato a sorpresa dal presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi.
Sui motivi della decisione si possono fare soltanto ipotesi. Di certo la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha cercato di rafforzare i rapporti con al Sisi da quando è al governo, e questo potrebbe aver influito. Nel suo intervento a Radio 24, Tajani ha detto che «ci siamo mossi fin dall’inizio per cercare di ottenere la grazia per Zaki» e ha parlato di un «lavoro corale» del governo dal punto di vista diplomatico.
Una delle ipotesi che si fanno sui giornali, ma che non è stata confermata e di cui non ci sono prove, è che la grazia di al Sisi sia arrivata in cambio di un atteggiamento più morbido del governo italiano sul caso di Giulio Regeni, il ricercatore morto in Egitto nel 2016 in circostanze mai chiarite del tutto. Sulla morte di Regeni una parte dell’opinione pubblica italiana e associazioni come Amnesty fanno da tempo pressione sulle istituzioni italiane, mentre il governo egiziano viene accusato di non voler collaborare alle indagini sui quattro agenti dei servizi segreti egiziani sospettati di aver torturato e ucciso Regeni.
Citando questa ipotesi, di cui ha scritto tra gli altri Giuliano Foschini su Repubblica, il conduttore Simone Spetia ne ha chiesto conto a Tajani, che ha risposto così:
Non c’è nessun baratto, non c’è nessuna trattativa sottobanco. Il governo è stato in grado di far tornare in Italia un giovane ricercatore che rischiava di stare ancora un po’ di tempo in carcere. Noi siamo riusciti a ottenere questo risultato e mi pare che non sia un risultato di poco conto. Poi si può dire tutto ciò che si vuole, ma non c’è nessun baratto. Siamo persone serie, non facciamo baratti di questo tipo.
Tajani esclude quindi che tra i motivi della grazia a Zaki ci sia un «silenzio su Regeni», come scrive Repubblica, che inoltre accusa il governo italiano di immobilismo e di non voler sbloccare la vicenda giudiziaria di Regeni.
Il processo per l’omicidio di Regeni, infatti, è a un punto morto perché le autorità egiziane non hanno mai comunicato gli indirizzi dei quattro sospettati, e sia la Corte d’Assise di Roma sia la Corte di Cassazione hanno stabilito che senza la notifica agli imputati il processo non può svolgersi. Il giudice per l’udienza preliminare (gup) si è rivolto lo scorso giugno alla Corte costituzionale, che dovrà decidere se il processo si potrà comunque fare in contumacia, cioè in assenza degli imputati.
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