Perché il ponte di Crimea è diventato un obiettivo militare
È importante dal punto di vista strategico ed economico, ma per Vladimir Putin ha anche un forte valore simbolico
L’attacco che lunedì ha colpito il ponte che collega la penisola di Crimea alla Russia è il secondo dall’inizio della guerra: il primo, a ottobre, fu messo in atto con un camion pieno di esplosivo che distrusse parte della struttura, e fu rivendicato mesi dopo dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky. L’attacco di lunedì invece sembra sia stato compiuto con due droni esplosivi capaci di muoversi in acqua ed è molto probabile che sia ancora opera dell’esercito ucraino (lo hanno per esempio confermato alcune fonti alla CNN), anche se al momento non ci sono conferme ufficiali. Il ponte comunque è stato danneggiato lievemente, e la circolazione dei mezzi è già parzialmente ripresa.
Le ragioni per cui il ponte di Crimea (detto anche ponte di Kerch, dal nome dello stretto del mar Nero che collega) è un obiettivo degli attacchi ucraini sono principalmente di tre tipi.
Il primo è di tipo militare e strategico, perché il ponte è una via di passaggio importantissima per i soldati e i mezzi militari che dalla Russia vanno in Crimea, e da lì verso il fronte nel sud-est dell’Ucraina. Il secondo è di tipo simbolico: il presidente russo Vladimir Putin ha dato più volte prova di considerare il ponte di Crimea come il simbolo del controllo della Russia sulla penisola, e più in generale come il simbolo di una Russia territorialmente forte e unita. Infine, il ponte è fondamentale per l’economia della Crimea occupata: senza sarebbe molto più difficile per la Russia rifornire la penisola di alimenti e beni di prima necessità.
La costruzione del ponte cominciò nel 2014, poco dopo l’annessione illegale della Crimea da parte della Russia, e terminò nel 2019. Il ponte ha due viadotti, uno stradale e uno ferroviario, ed è il più lungo della Russia e il più lungo d’Europa: misura poco più di 18 chilometri.
Tutte le ragioni per cui il ponte è importante possono essere comprese piuttosto facilmente guardando una mappa: il ponte consente un collegamento immediato tra la Russia e la penisola di Crimea. Senza sarebbe ovviamente possibile usare i traghetti, ma via terra sarebbe necessario fare un giro infinitamente più lungo, che passerebbe per altri territori ucraini occupati.
Dal punto di vista militare il ponte consente lo spostamento rapido di soldati e di mezzi che poi dalla Crimea risalgono verso nord per raggiungere il fronte ucraino. Inoltre rende la Crimea più facilmente difendibile, perché in caso di un eventuale attacco le truppe di difesa potrebbero muoversi in maniera più agevole. Il ponte rafforza inoltre il controllo della Russia sulla penisola, e in questo modo le consente di amplificare la sua influenza sul mar Nero (in gergo militare si dice “proiettare”), perché dà alla marina e all’aviazione russe una piattaforma da cui muoversi più agevolmente.
Per Vladimir Putin, tuttavia, il valore simbolico del ponte è non meno forte di quello militare. Nel 2019, quando la costruzione fu ultimata, il giorno dell’inaugurazione condusse sul ponte un imponente convoglio di veicoli e disse che i lavoratori che avevano contribuito a costruirlo avevano compiuto un «miracolo». A dicembre dell’anno scorso, quando il ponte fu riparato dopo il primo attacco ucraino, ancora una volta Putin percorse il ponte in Mercedes, per sottolinearne l’importanza.
Putin ritiene che la Crimea, che appartiene all’Ucraina ed è militarmente occupata dalla Russia, sia una parte del territorio russo, e che il ponte sia il simbolo del legame indissolubile che lega i due territori. Più in generale, nel 2014 l’occupazione della Crimea fu presentata dalla propaganda russa come la restaurazione di un territorio russo perduto e come la prova del ritorno della potenza russa nel mondo. Il ponte di Crimea, in questo senso, è diventato nella narrazione della propaganda il simbolo di una Russia capace di nuovo di essere forte.
C’è poi un elemento economico da non sottovalutare: il ponte è diventato fondamentale per l’economia della Crimea, che dopo l’occupazione dipende interamente dalla Russia. Senza sarebbe molto più complicato per la Russia inviare i rifornimenti alla penisola, così come diventerebbe complicato per i turisti russi raggiungerla: da secoli la Crimea è una rinomata meta turistica per i russi.