Il cimitero di Palermo ha risolto un problema che andava avanti da 4 anni
L'ultima delle più di mille bare che erano accatastate sotto i tendoni per mancanza di spazio è stata sistemata
Nel cimitero di Santa Maria dei Rotoli di Palermo è stata sistemata l’ultima di oltre mille bare che attendevano di essere seppellite o tumulate nei loculi. La cosiddetta “emergenza bare”, così come è stata definita dai giornali, è andata avanti per quattro anni: nel periodo più critico oltre 1.300 bare furono accatastate sotto i tendoni allestiti lungo i viali principali, negli uffici vuoti, addirittura alcune all’interno di bagni in disuso e nel locale d’ingresso dove i dipendenti del cimitero timbrano il cartellino. Per risolvere sono serviti un commissariamento e 2 milioni di euro, donati dal governo per aiutare il comune.
Le bare venivano messe dove capitava perché negli ultimi dieci anni lo spazio per le sepolture si è ridotto rapidamente fino a mancare del tutto. I lavori di ampliamento per realizzare nuovi loculi e tombe per la sepoltura in terra si sono fermati più volte a causa di problemi burocratici o per la mancanza di manodopera. Anche l’estumulazione e l’esumazione delle vecchie tombe (rispettivamente l’estrazione della salma dal loculo o dalla terra) è andata a rilento per via della scarsa organizzazione e di lungaggini che hanno bloccato l’assegnazione di nuovi posti.
Le conseguenze di questo problema erano evidenti soprattutto nei mesi estivi. Lasciate al caldo, sotto i tendoni, molte bare si squarciarono a causa della pressione esercitata dai gas di decomposizione dei cadaveri, iniziando a perdere liquidi e spargendo nell’aria circostante una puzza insopportabile. Già nel 2019, quando furono accatastate le prime bare, i familiari delle persone morte iniziarono a denunciare le condizioni del cimitero. Si iniziò a parlare di emergenza e l’amministrazione comunale del sindaco Leoluca Orlando assicurò che sarebbe intervenuta in breve tempo.
Ma le cose non migliorarono, anzi. Tra il 2020 e il 2021 le bare continuarono a essere messe una sopra l’altra. Dopo ogni inchiesta giornalistica il comune proponeva rimedi temporanei come l’estumulazione di mille loculi, mai iniziata, o il trasferimento delle bare in altri cimiteri della città. Nel 2021 la gestione dei campi di inumazione si bloccò a causa della mancanza di un dipendente comunale che sapesse manovrare l’escavatore necessario per le operazioni di seppellimento delle salme, in seguito al pensionamento di chi se ne occupava prima.
Lo scorso anno la rimozione dei resti di alcune vecchie tombe fu lentissima e parziale perché mancavano i sacchi necessari a custodire le salme. Ne servono tre per ognuna: uno per le ossa, uno per la cassa e uno per gli abiti. L’intoppo non era dovuto alla mancanza di fondi, ma perché nessuno sapeva chi doveva provvedere all’acquisto. Alla fine li acquistò direttamente l’allora assessore ai servizi cimiteriali, Toni Sala, scavalcando le procedure burocratiche.
Durante la campagna elettorale per le amministrative, nel maggio del 2022, il candidato sindaco del centrodestra Roberto Lagalla promise che l’emergenza del cimitero di Rotoli sarebbe stata la prima questione di cui si sarebbe occupato una volta eletto. In effetti, dopo la vittoria, Lagalla chiese al governo di commissariare la gestione del cimitero per lavorare più velocemente in deroga alle norme che riguardano soprattutto gli appalti.
Alla metà di dicembre il ministro per la Protezione civile, Nello Musumeci, annunciò il commissariamento del cimitero e lo stanziamento di 2 milioni di euro per risolvere definitivamente i problemi di Rotoli. Musumeci era stato presidente della Regione Siciliana fino al 2022. Lagalla fu nominato commissario e iniziò a programmare una serie di interventi per liberare gli spazi.
Da allora è stata riorganizzata l’intera gestione dei cimiteri della città, ora amministrati da tre dirigenti trasferiti dalla Polizia locale. Quello di Rotoli è stato preso in carico da Angelo Martorana, che negli ultimi sei mesi ha fatto riprendere i lavori di ampliamento. Alcune salme sono state trasferite fuori dalla provincia per essere cremate a spese del comune. Sono state bonificate diverse zone e nell’ultimo anno sono state seppellite quasi mille bare custodite nei depositi temporanei. Oggi le famiglie delle persone che muoiono riescono a trovare un posto in un tempo relativamente breve. Inoltre sono iniziati i lavori di riparazione del forno crematorio, spento dal 2020 a causa di un guasto e mai sistemato per mancanza di fondi: dovrebbe tornare in funzione entro la fine di luglio. Nei prossimi anni dovrebbe essere realizzato un secondo forno.
Lunedì 17 luglio è iniziata la demolizione di 72 tombe che negli anni Ottanta erano state costruite dai fratelli Giovanni e Salvatore Lo Cicero, boss mafiosi. Fino alla confisca, avvenuta alla fine degli anni Novanta, i Lo Cicero gestivano le sepolture grazie alla concessione di lotti del cimitero: se si voleva trovare un posto certo per i propri cari bisognava pagare fino a quattro volte rispetto al prezzo ufficiale.
Dopo la confisca le tombe non furono mai demolite: vista la grande richiesta di spazi nel cimitero erano ritenute comunque utili. I loculi, tuttavia, erano abusivi e costruiti con materiali scadenti per massimizzare il guadagno. Rischiavano di crollare, come segnalato nell’ordinanza di demolizione, ma finora erano rimasti lì. Nelle ultime settimane le salme all’interno dei 72 loculi abusivi sono state trasferite oppure cremate. Nelle prossime settimane è in programma la demolizione di altri cento loculi abusivi.