Com’era l’arte di Zarina

L'incisora e scultrice di origine indiana ricordata nel doodle di Google ha rappresentato l'esilio nelle sue opere

L'artista Zarina insieme ad alcune delle sue opere nel fermo-immagine di un video realizzato dalla Tate di Londra (Canale YouTube della Tate)
L'artista Zarina insieme ad alcune delle sue opere nel fermo-immagine di un video realizzato dalla Tate di Londra (Canale YouTube della Tate)
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Zarina era una artista statunitense di origini indiane che si esprimeva con disegni, incisioni e sculture con uno stile minimalista, geometrico e astratto. Molte delle sue opere sono dedicate alle sensazioni associate all’esilio e alla perdita del proprio luogo di origine perché la sua famiglia, di religione musulmana, fu una di quelle che dopo la violenta separazione di India e Pakistan nel 1947 dovette spostarsi da un paese all’altro. Oggi Google le dedica un doodle, l’immagine che di tanto in tanto compare al posto del logo del motore di ricerca, per ricordare la sua nascita, il 16 luglio 1937.

Dal punto di vista stilistico Zarina si ispirò ai motivi geometrici delle decorazioni delle moschee, ai caratteri dell’alfabeto urdu, la sua lingua madre, alla scrittura in generale e alla forma delle mappe, senza usare colori, come rappresentato nel doodle. Con la sua ricerca artistica rifletté sul concetto di casa, che rappresentò spesso in varie forme astratte, e sull’esperienza di chi è migrante e deve abbandonare la propria cultura. Tra le altre cose nelle sue opere rielaborò le immagini dei progetti delle case in cui aveva vissuto nel corso della sua vita dopo aver lasciato l’India.

Da quando si era sposata a 21 anni il suo cognome era Hashmi, ma preferiva essere citata solo per nome, dato che il suo primo cognome era quello del padre e il secondo del marito. Visse a Parigi, a Tokyo, dove imparò a lavorare il legno, e dopo la morte del marito a New York, dove insegnò al New York Feminist Art Institute e si unì a un collettivo di artiste femministe. È morta a Londra il 25 aprile 2020, a 82 anni.