Cosa sta succedendo in Guatemala
Dopo le elezioni presidenziali un tribunale ha sospeso il partito arrivato secondo, una decisione giudicata un attacco alla democrazia
Giovedì la Corte Costituzionale del Guatemala ha bloccato temporaneamente la decisione presa il giorno prima da un tribunale di sospendere Movimiento Semilla, il partito del candidato presidenziale di centrosinistra Bernardo Arévalo, impegnato soprattutto contro la corruzione. Il suo partito era arrivato secondo alle elezioni presidenziali del 25 giugno e dovrebbe andare al ballottaggio che si terrà il prossimo 20 agosto. La sospensione del partito, voluta dal tribunale in seguito ad accuse di presunte irregolarità nella registrazione di oltre 5mila iscritti, ha rappresentato per molti un attacco alla democrazia del paese, che già da diversi anni sta subendo un deterioramento.
I problemi erano iniziati appena dopo i risultati delle elezioni di giugno, dove i più votati erano stati Sandra Torres, leader del partito di centrosinistra Unità Nazionale per la Speranza (UNE) ed ex moglie di Álvaro Colom Caballeros, presidente del Guatemala fino al 2012, e Arévalo: Torres aveva ottenuto il 15 per cento dei voti, Arévalo il 12 per cento. Al terzo posto era arrivato invece Manuel Conde, espresso dal partito dell’attuale presidente Alejandro Giammattei (Vamos, conservatore), che non può essere rieletto perché la Costituzione impedisce al presidente in carica di ricandidarsi.
Diversi partiti, tra cui quello di Torres, avevano chiesto alla Corte Costituzionale di verificare eventuali irregolarità nel conteggio dei voti, che avrebbero potuto invalidare i risultati: la Corte aveva accolto la richiesta, una decisione a cui Arévalo si era opposto sostenendo che fosse un tentativo dei suoi oppositori di manipolare le elezioni.
Circa due settimane dopo, il 12 luglio, il Tribunale Supremo Elettorale aveva confermato la correttezza dei risultati elettorali e garantito il passaggio dei candidati al ballottaggio, non trovando irregolarità nei voti. Lo stesso giorno però un tribunale, su richiesta del procuratore Rafael Curruchiche, ha sospeso il Movimiento Semilla per irregolarità nella raccolta delle firme.
Curruchiche è una figura da tempo molto contestata dalle opposizioni: dal 2021 dirige la procura anticorruzione del paese, ma è segnalato dal Dipartimento di Stato statunitense come uno dei maggiori responsabili della corruzione tra le istituzioni del Guatemala. Curruchiche, come anche la procuratrice generale Consuelo Porras che lo aveva nominato, è stato incluso dagli Stati Uniti in una lista di persone che include «gli individui che si sono consapevolmente impegnati in atti che minacciano processi o istituzioni democratiche, coinvolti in casi di significativa corruzione o che ostacolano le indagini su tali atti di corruzione».
Arévalo aveva definito la sospensione del partito come un «colpo di stato tecnico» in una dichiarazione alla rete televisiva Guatevisión, sostenendo che la legge elettorale del paese non consenta la sospensione di un partito politico durante un processo elettorale, e ha presentato ricorso alla Corte Costituzionale per impugnare la sentenza. Giovedì la Corte Costituzionale ha annullato provvisoriamente la sospensione del partito, garantendo quindi la partecipazione di Arévalo al ballottaggio.
Questa situazione molto confusa ha allarmato le forze politiche di opposizione, che in parte erano state escluse dalle elezioni dopo che nei loro confronti erano stati avviati procedimenti penali per presunte irregolarità burocratiche, considerati da diversi analisti arbitrari e poco trasparenti. Ma persino Sandra Torres si è detta preoccupata dalla decisione di sospendere il partito di Arévalo, e in segno di solidarietà ha deciso di sospendere la propria campagna elettorale.
Gli sviluppi di questi ultimi giorni sono l’ennesima dimostrazione del fragile stato della democrazia in Guatemala. Negli ultimi anni i governi che si sono succeduti alla guida del paese hanno adottato provvedimenti che hanno indebolito sempre di più la democrazia e lo stato di diritto, tra accuse di corruzione e limitazioni della libertà di stampa, tanto che nelle ultime elezioni c’è stato un elevatissimo numero di schede bianche o non valide in segno di protesta per la direzione presa dagli ultimi governi. Le schede bianche o nulle sono state il 17,39 per cento del totale, più dei voti ottenuti da qualsiasi candidato.
Dal 2015, dopo alcune estese proteste antigovernative incentrate sulla corruzione del governo che portarono alle dimissioni del presidente Otto Perez Molina e a nuove elezioni, i governi hanno risposto in maniera sempre più repressiva alle manifestazioni di dissenso; sia per mezzo di violenti dispiegamenti di polizia, sia adottando misure vessatorie e punitive nei confronti di giudici, giornalisti e attivisti che si opponevano ai governi.
Nel 2019 il presidente Jimmy Morales espulse dal paese la Commissione internazionale contro l’impunità in Guatemala (CICIG), un organo indipendente appoggiato dall’ONU che stava indagando su di lui, accusato di corruzione, e che nel corso del tempo aveva rilevato una serie di irregolarità in cui erano coinvolti vari personaggi di spicco della politica e della classe dirigente del Guatemala.
A tutto questo si sono aggiunte alcune azioni intraprese dal presidente uscente Giammattei, un ex capo della polizia penitenziaria, che ha attaccato l’indipendenza della magistratura e la libertà di stampa e assunto un controllo sempre più saldo del parlamento. Durante la sua presidenza è stata accantonata una serie di indagini in corso sia sulla corruzione che sugli abusi compiuti all’epoca della guerra civile durata tra il 1960 e il 1996, in cui furono uccisi o scomparvero complessivamente circa 200mila persone, perlopiù indigene.