La controffensiva ucraina va a rilento
In circa un mese non sono stati fatti molti progressi, a causa delle grosse fortificazioni allestite dalla Russia nei mesi scorsi
Sono passati più di 500 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina e circa un mese da quello della controffensiva ucraina nelle aree orientali e sud-orientali del paese controllate dall’esercito russo. Come era stato previsto da molti esperti e analisti militari, i progressi dell’esercito ucraino non sono stati molti finora e la controffensiva sta andando piuttosto a rilento. Lo ha confermato venerdì anche Andriy Yermak, capo dello staff del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che parlando con alcuni giornalisti ha detto che «ad oggi non stiamo avanzando molto rapidamente» e che se mai qualcosa dovesse andare storto «lo diremo, senza abbellimenti».
In questo mese l’esercito ucraino ha riconquistato circa 250 chilometri quadrati di terreno e qualche piccolo centro abitato di scarso valore militare. Sfondare le linee di difesa russe non è affatto semplice, dato che negli scorsi mesi in previsione della controffensiva ucraina la Russia aveva allestito trincee e fortificazioni che stanno rallentando l’avanzamento degli ucraini.
Fonti dell’esercito ucraino hanno raccontato ai giornali per esempio che nella regione di Zaporizhzhia, nel sud-est del paese, i russi hanno costruito una fittissima rete di trincee interconnesse e difficili da individuare con i droni, e che il terreno è stato disseminato di mine. Un comandante ucraino della 108ª brigata ha detto al Wall Street Journal che per poter avanzare nella regione sarebbe necessario prima bombardare tutta l’area e solo successivamente far penetrare i veicoli corazzati per far spazio alla fanteria. Ma questa strategia al momento non sarebbe attuabile, ha detto il comandante ucraino, a causa della carenza di veicoli militari adatti.
All’Ucraina in questo momento mancano soprattutto forze aeree in grado di sostenere l’offensiva di terra con bombardamenti: l’aviazione ucraina è costituita perlopiù da un piccolo numero di aerei da caccia ed elicotteri di epoca sovietica, i MiG-29 e i Su-27, alcuni forniti da ex alleati del blocco orientale che ora fanno parte della NATO. Proprio per questo da più di un anno il presidente Volodymyr Zelensky chiede agli alleati occidentali che inviino all’Ucraina i più moderni caccia F-16.
Questi aerei sono utilizzati dal 1976 e sono jet da combattimento ancora validi e sofisticati, anche se gli Stati Uniti li stanno per sostituire con i più nuovi e performanti F-35. Sono ancora assai diffusi, in dotazione a 25 aviazioni militari in Europa e nel mondo: ce ne sono insomma in grandi quantità. Sono chiamati anche “Fighting Falcon” e sono prodotti da Lockheed. A maggio, durante il G7 di Hiroshima, in Giappone, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha detto che non si opporrà agli alleati occidentali che vorranno inviare i jet militari di fabbricazione americana F-16 all’Ucraina. Al momento non si sa però ufficialmente quando i primi F-16 arriveranno in Ucraina.
Secondo diversi analisti militari la lentezza dell’avanzata ucraina sarebbe anche una strategia per prendere tempo e studiare meglio le posizioni e i punti deboli delle difese russe. Sarebbe questo il motivo per cui finora l’Ucraina non ha utilizzato le decine di carri armati di produzione tedesca Leopard 2 che ha in dotazione da alcuni mesi, in modo da non rischiare che vengano danneggiati dalle mine o sprecati in azioni dove sarebbe necessario prima un bombardamento aereo.
Nel frattempo venerdì l’Ucraina ha ricevuto il primo carico di bombe a grappolo promesso la scorsa settimana dagli Stati Uniti. Della fornitura si era discusso molto criticamente perché le bombe a grappolo sono armi note per causare gravi lesioni ai civili e proibite da una Convenzione dell’ONU del 2008, un trattato che fu firmato da più di 100 paesi (tra cui non ci sono però Stati Uniti, Ucraina e Russia). Sono dei contenitori che trasportano da decine a centinaia di bombe più piccole, note anche come “submunizioni”, e possono essere sganciati da un aereo o lanciate da terra o dal mare.
Quando raggiungono un’altezza prestabilita, a seconda dell’area interessata che può essere ampia quanto diversi campi da calcio, i contenitori si aprono e le bombe al loro interno si distribuiscono, “a grappolo”, sull’area sottostante. Ci sono vari tipi di submunizioni ma quasi tutte sono progettate per esplodere al momento dell’impatto e le più comuni contengono schegge destinate a uccidere persone o a distruggere veicoli corazzati come i carri armati. Secondo alcune stime, il 94 per cento delle persone uccise o ferite da bombe a grappolo sono civili, di cui quasi il 40 per cento sono bambini, anche se queste stime sono con ogni probabilità falsate dal fatto che gli eserciti non forniscono dati precisi sui soldati feriti o uccisi da determinate armi.