Il presidente ugandese Yoweri Museveni e suo figlio sono stati accusati di crimini contro l’umanità da nuove testimonianze depositate alla Corte penale internazionale
Il presidente dell’Uganda, Yoweri Museveni, suo figlio Muhoozi Kainerugaba e altri sette importanti funzionari ugandesi sono stati accusati di avere compiuto violenze, torture e crimini contro l’umanità nei confronti dei loro oppositori in 215 nuove testimonianze depositate alla Corte penale internazionale, tribunale per crimini internazionali che ha sede all’Aia, nei Paesi Bassi. Il caso era stato presentato di fronte alla Corte due anni fa dal leader dell’opposizione ugandese Bobi Wine, che era stato candidato alle elezioni presidenziali del 2021 poi vinte da Museveni (la stessa opposizione aveva parlato di irregolarità e brogli). Prima, durante e dopo quelle elezioni il governo ugandese aveva arrestato e ucciso centinaia di oppositori, attivisti e giornalisti.
I documenti, a cui ha avuto accesso il Guardian dopo un incontro privato con l’avvocato dei testimoni, contengono accuse dettagliate di tortura di esponenti dell’opposizione e attivisti che hanno detto di essere stati arrestati arbitrariamente e tenuti in isolamento in “centri di tortura”, dove sarebbero stati interrogati sui loro legami con Wine, percossi e sottoposti a trattamenti umilianti. Museveni, che governa in modo autoritario l’Uganda dal 1986, è stato coinvolto nel caso presentato alla Corte per il suo ruolo di comandante in capo delle forze armate, mentre suo figlio è stato accusato di controllare i presunti centri di tortura. Entrambi hanno respinto le accuse.