Ma quindi l’Ucraina entrerà o no nella NATO?
Breve guida alle dichiarazioni apparentemente contraddittorie fatte durante la riunione dei paesi dell’Alleanza in Lituania
Alla riunione della NATO che si è tenuta martedì e mercoledì a Vilnius, in Lituania, la questione del futuro ingresso dell’Ucraina nell’Alleanza Atlantica ha provocato alcune discussioni piuttosto tese e qualche disaccordo. È la prima volta che queste tensioni tra l’Ucraina e i paesi che la sostengono militarmente emergono in maniera così evidente: questo non avrà conseguenze pratiche immediate – anzi, i paesi della NATO hanno rinnovato i loro impegni per aumentare l’invio di armi e aiuti all’Ucraina – ma mostra come la questione di dare all’Ucraina garanzie di lungo termine sulla sua sicurezza diventerà probabilmente un tema di dibattito piuttosto complesso, una volta che la guerra sarà finita.
L’Ucraina era arrivata alla riunione di Vilnius con due obiettivi piuttosto ambiziosi: ottenere un invito formale per entrare nella NATO una volta che la guerra fosse finita oppure, meglio ancora, ottenere un piano di ingresso nell’Alleanza con scadenze temporali ben specifiche, che avrebbe determinato in maniera vincolante i tempi e i modi del processo. L’Ucraina, va ricordato, non ha mai ipotizzato di entrare nella NATO prima della fine della guerra. Il presidente Volodymyr Zelensky voleva però garanzie formali di un ingresso spedito una volta che la guerra sarà finita.
Per i paesi della NATO entrambe le richieste erano eccessive. Tutti i leader della NATO sono ormai convinti che l’Ucraina prima o poi entrerà nell’Alleanza, ma la maggior parte di loro (a partire dal presidente americano Joe Biden) ritiene che sia prematuro, e forse perfino pericoloso, creare un percorso vincolante finché la guerra è ancora in corso. Per questo l’obiettivo dei leader NATO era di fornire all’Ucraina alcune rassicurazioni sul fatto che il suo percorso di ingresso era in avanzamento, senza però fare promesse vincolanti.
Il risultato è stato un comunicato in cui si scrive che «il futuro dell’Ucraina è nella NATO», ma in cui si dice anche che «estenderemo un invito all’Ucraina per entrare nell’Alleanza quando gli alleati concorderanno e le condizioni saranno esaudite». Per molti analisti, il fatto che i paesi della NATO abbiano messo in forma scritta che il futuro dell’Ucraina è nella NATO, e che quindi abbiano di fatto aperto la strada in maniera certa a una sua partecipazione, è già un grosso passo avanti, che era impensabile soltanto un paio di anni fa. Inoltre i paesi membri hanno rimosso alcuni ostacoli burocratici all’ingresso dell’Ucraina nell’Alleanza, come per esempio la necessità di partecipare al Membership Action Plan, che è un complicatissimo e arduo percorso di scrutinio a cui tutti gli altri aspiranti membri si sono dovuti sottoporre.
Ma ovviamente le parole del comunicato finale non contengono nessuna promessa vincolante, e questo è stato un colpo piuttosto duro per l’Ucraina. Martedì, prima ancora che il comunicato uscisse (ma quando già sui giornali circolavano alcune bozze) Zelensky aveva pubblicato un tweet severissimo in cui descriveva come «inaudito e assurdo» il fatto che l’Ucraina non avesse ricevuto garanzie più concrete.
Secondo il New York Times, una volta arrivato a Vilnius, Zelensky avrebbe perfino minacciato di boicottare alcuni eventi pubblici con i leader della NATO. Ci sono state anche dichiarazioni piuttosto seccate da parte di leader europei che di solito sono vicinissimi all’Ucraina, come il ministro della Difesa britannico Ben Wallace, che ha detto che la gente vorrebbe vedere un po’ di «gratitudine» da parte dell’Ucraina.
Tra martedì sera e mercoledì, in realtà, le tensioni si sono di fatto appianate. Zelensky è stato probabilmente rassicurato sul fatto che anche in mancanza di promesse vincolanti il sostegno per l’Ucraina nella NATO è forte, e mercoledì il presidente ucraino ha elogiato «il sostegno concreto e senza precedenti» dell’Alleanza e ha detto che la riunione è stata comunque una «vittoria», perché l’Ucraina ha ottenuto «una chiarezza senza ambiguità sul fatto che l’Ucraina sarà nella NATO».
In parte è così: è la prima volta che tutti i paesi NATO concordano in maniera piena sul fatto che l’Ucraina deve entrare nell’Alleanza. Al tempo stesso, però, l’obiettivo ucraino di ottenere garanzie più vincolanti è evidentemente fallito.
Probabilmente come compensazione, mercoledì i paesi del G7 (che sono tutti membri della NATO tranne il Giappone) hanno reso pubblico un comunicato in cui garantiscono all’Ucraina nuove armi e sostegno di lungo periodo.
Alcuni funzionari della NATO hanno anche fatto notare ai media che concentrarsi sulle discussioni attorno all’ingresso dell’Ucraina nell’Alleanza rischia di mettere in ombra tutti gli altri passi avanti fatti, molti dei quali in favore della sicurezza dell’Ucraina. Oltre ad aver sbloccato l’ingresso della Svezia nell’Alleanza, è stato approvato un nuovo e ambizioso piano per la sicurezza dell’Europa, e molti leader hanno annunciato l’invio di nuovi armamenti all’Ucraina.