Roma è di nuovo alle prese con i rifiuti
È un problema che si ripresenta praticamente ogni estate, ma stavolta sembra che la causa siano i pochi mezzi per la raccolta
Da più di un mese a Roma sui marciapiedi di molti quartieri della città si accumulano mucchi di spazzatura, con conseguenti disagi e proteste degli abitanti. È una questione che ciclicamente (e in particolare ogni estate) si ripresenta, nonostante la si definisca spesso “un’emergenza”. In generale il problema ha diversi fattori, legati alla storia della città e al modo in cui è stata amministrata negli ultimi anni, ma questa volta sembra che il problema sia più che altro la mancanza di camion per la raccolta in strada.
In alcuni quartieri di Roma, in particolare quelli nel quadrante est della città, da diverse settimane la raccolta dei rifiuti procede a rilento, e il problema non è destinato a risolversi nel giro di qualche giorno, poiché circa la metà dei mezzi che se ne dovrebbero occupare è al momento in attesa di essere riparata. AMA, l’azienda comunale che gestisce la raccolta, il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti di Roma, ha poche officine interne, che comunque raramente sono attrezzate per risolvere i guasti più complessi, e quindi appalta la riparazione dei mezzi a ditte esterne.
Le aziende private che se ne occupano sono almeno quindici e talvolta sono le stesse che producono anche i pezzi di ricambio necessari per le riparazioni. Tuttavia il fatto che le riparazioni siano appaltate all’esterno rende il processo di riparazione più macchinoso e allunga i tempi di riconsegna del mezzo. Inoltre l’età dei compattatori, cioè la parte del camion che solleva il cassonetto e comprime i rifiuti, è piuttosto alta: in media è di 13 anni, cosa che influisce sulla frequenza dei guasti. Per ovviare temporaneamente alla mancanza di mezzi, AMA aveva pubblicato una manifestazione d’interesse per noleggiarne circa 40, anche se la flotta totale è di circa 2.600, di cui la metà è in manutenzione.
Un altro problema, anche se minore, è quello del personale, che pur essendo aumentato è ancora insufficiente. Al momento AMA si affida ai turni straordinari a cui il personale aderisce su base volontaria per coprire quelli scoperti, ma l’attuale retribuzione viene giudicata troppo bassa dai lavoratori e le adesioni sono poche.
La complicata situazione dei rifiuti a Roma, che ogni giorno produce circa 5.000 tonnellate di spazzatura, può essere ricondotta a tre circostanze che hanno contribuito a generarla: la prima è di tipo storico (la presenza per decenni della discarica di Malagrotta); la seconda di tipo legale e amministrativo (la conflittuale condivisione di competenze tra Comune e Regione); la terza di tipo tecnico (l’insufficiente dotazione di impianti).
Dal 1974 al 2013 l’enorme quantità di rifiuti prodotti veniva assorbita dalla altrettanto enorme discarica di Malagrotta, chiusa dieci anni fa perché al suo interno venivano buttati i rifiuti non trattati, con gravi conseguenze ambientali e contravvenendo alla normativa europea. Da allora, tutte le amministrazioni hanno faticato ad attuare un piano adeguato per sopperire alla mancanza della discarica. A questo problema si aggiunge quello della frastagliata condivisione di competenze fra la Regione e il Comune. Infatti, è la Regione a stilare il programma di gestione ogni sei anni, a individuare le aree dove i comuni possono portare e trattare i rifiuti (ATO, “Ambiti territoriali ottimali”) e a dare le autorizzazioni necessarie per costruire nuovi impianti di trattamento. Il Comune di Roma invece si occupa della parte gestionale: organizzare la raccolta e tutte le fasi successive di trattamento, recupero e smaltimento, in modo da rispettare gli obiettivi e la linea dettata dal piano regionale.
Il costante stato di crisi è dovuto anche soprattutto alla situazione degli impianti di trattamento meccanico biologico (TMB), che sono essenziali per separare e trattare i rifiuti indifferenziati che a Roma costituiscono ancora più del 50 per cento di quelli totali. A Roma ci sono solo due TMB in funzione, dato che quello di Rocca Cencia è stato da poco chiuso per essere convertito in un tritovagliatore, che sminuzza i rifiuti, e quello in Via Salaria venne distrutto da un incendio nel 2018. Anche quando erano tre, i TMB riuscivano a gestire solo la metà della spazzatura prodotta quotidianamente dalla città, e per questo AMA si serve di altri impianti in provincia e fuori Roma. In ogni caso, persiste il problema della mancanza di un’area adibita allo stoccaggio definitivo dell’immondizia, che invece spesso viene lasciata a lungo in queste strutture, bloccando ciclicamente la filiera.
Nonostante il programma di gestione dei rifiuti sia generalmente stilato dalla Regione, Roberto Gualtieri, sindaco di Roma dal 2021, ha presentato ad agosto del 2022 un ambizioso piano per la gestione dei rifiuti, non solo in qualità di sindaco ma anche di commissario straordinario per il Giubileo: è l’anno santo che il papa convoca periodicamente dal 1300, si terrà nel 2025 e si prevede che a Roma ci sarà una presenza di turisti assai più alta rispetto al flusso normale.
Il piano, che dovrebbe essere completato appunto per il 2025, prevede che vengano creati o riqualificati 30 centri di raccolta e realizzati cinque nuovi impianti: due per lo smistamento e la lavorazione della differenziata, uno dei quali sostituirà il TMB di Rocca Cencia, due per la produzione di biometano per trasporti e di compost per agricoltura a partire dai rifiuti organici, e uno per il trattamento e il recupero delle cosiddette terre di spazzamento, cioè i rifiuti raccolti durante la pulizia delle strade. Al centro del piano c’è soprattutto la costruzione di un termovalorizzatore, cioè un impianto che brucia i rifiuti producendo energia, entro il 2026.
In una recente intervista a RomaToday l’assessora all’Ambiente, Sabrina Alfonsi, ha scaricato la responsabilità dell’accumulo di rifiuti di questi giorni nelle strade ad AMA. Ha detto infatti che l’amministrazione ha quasi risolto i problemi legati alla filiera di trattamento dei rifiuti e che il problema è causato dall’organizzazione interna di AMA, non dalla mancanza di impianti. Tuttavia, nessuno dei cinque previsti dal piano è già attivo e il primo che verrà inaugurato, non si sa ancora quando, è quello più piccolo, per il recupero delle terre di spazzamento.
AMA non ha commentato pubblicamente la questione ma ha anticipato di quattro giorni il suo consiglio di amministrazione, che si terrà venerdì. Repubblica scrive che nell’ordine del giorno della riunione compare la voce «Revoca e conferimento di incarichi dirigenziali», che sembrerebbe confermare un’ipotesi di cui hanno scritto vari giornali in questi giorni, cioè che venga sostituito l’attuale direttore generale di AMA, Andrea Bossola.