Il governo sta provando a non far slittare troppo la quarta rata del PNRR
Ha chiesto alla Commissione Europea dieci modifiche al piano per recuperare il ritardo e raggiungere gli obiettivi prefissati
Il governo italiano ha chiesto alla Commissione Europea di poter modificare dieci progetti del PNRR, il piano nazionale di ripresa e resilienza con cui il governo intende spendere i finanziamenti europei del bando Next Generation EU. Le modifiche sono necessarie per ricevere la quarta rata da 16 miliardi di euro, in alcuni casi sono piccole correzioni, in altre revisioni più sostanziali. L’Italia non ha ancora ricevuto la terza rata per via di alcune contestazioni formali. Nonostante le tante rassicurazioni date nelle ultime settimane, i ritardi e le discussioni tecniche sono motivo di preoccupazione per il governo: da settembre inizia la fase operativa del piano e senza i soldi delle rate è complicato pagare i cantieri.
Il piano dell’Italia prevede in tutto finanziamenti per 221,1 miliardi di euro, di cui 190,5 miliardi dal Recovery Fund (fra sussidi e prestiti a basso tasso d’interesse) e 30,6 miliardi di risorse economiche interne.
In sostanza, il PNRR è un elenco di progetti divisi in sei grandi ambiti chiamati “missioni”: Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura; Rivoluzione verde e Transizione ecologica; Infrastrutture per una mobilità sostenibile; Istruzione e Ricerca; Inclusione e Coesione; Salute. Ognuna delle missioni comprende una serie di progetti. Il piano descrive nel dettaglio i tempi di realizzazione e la spesa prevista, oltre ai diversi passaggi che servono per completare ogni progetto. A ogni obiettivo viene assegnata una cosiddetta amministrazione titolare che ha il compito di seguire tutte le fasi e ha la responsabilità delle scadenze.
Un progetto viene considerato portato a termine quando raggiunge le sue tappe intermedie (dette anche milestone) e il suo obiettivo (target). I traguardi sono indicatori di tipo qualitativo e si possono definire come pre-condizioni per raggiungere alcuni obiettivi più concreti, cioè i target, che invece sono indicatori di tipo quantitativo. Come spiega il centro studi della Camera, spesso i «milestone precedono cronologicamente i target, in quanto rappresentano delle tappe intermedie lungo il processo che porta al conseguimento del target». Le misure previste dal piano prevedono in totale 527 scadenze suddivise in 314 milestone e 213 target da raggiungere entro i primi sei mesi del 2026.
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Ogni rata versata dall’Unione Europea è legata al rispetto dei punti contenuti nel piano entro le scadenze indicate. Finora la Commissione Europea ha concesso all’Italia un prefinanziamento da 24,9 miliardi di euro, il 13 agosto del 2021, la prima rata da 21 miliardi di euro il 13 aprile 2022 e la seconda rata da 21 miliardi all’inizio di novembre dopo la verifica sui 45 obiettivi previsti entro il primo semestre del 2022.
Il governo ha chiesto la terza rata alla fine del 2022: la fine delle verifiche era attesa per lo scorso 30 aprile, ma il confronto tra i funzionari europei e italiani è ancora in corso, più lungo del previsto. Il mancato bonifico della terza rata è legato a un problema dei nuovi alloggi per gli universitari, gestiti da privati finanziati da un fondo da 660 milioni di euro.
Federico Fubini ha spiegato sul Corriere della Sera che i funzionari del governo stanno cercando un compromesso con i proprietari degli alloggi studenteschi che hanno risposto al bando del PNRR. In teoria i fondi erano destinati alla creazione di posti aggiuntivi, mentre dai controlli fatti negli ultimi mesi sembra che i soldi siano stati chiesti anche per strutture che erano già studentati. I funzionari italiani hanno quindi chiesto ai proprietari di autocertificare che prima del PNRR le loro strutture non ospitavano «in prevalenza» studenti: è l’unico modo trovato per dimostrare il rispetto dei requisiti dichiarati. Secondo Fubini, il confronto tra l’Italia e i tecnici europei (e quindi la concessione della terza rata) si è fermato sull’utilizzo del termine «in prevalenza», su cui non c’è ancora un accordo.
I problemi si sono accumulati. Entro il 30 giugno il governo italiano avrebbe dovuto inviare la richiesta della quarta rata da 16 miliardi di euro, ma finora non è stato possibile a causa del mancato raggiungimento degli obiettivi. La cabina di regia coordinata dal ministro Raffaele Fitto ha quindi proposto modifiche a 10 progetti sui 27 complessivi per velocizzare le verifiche in programma nei prossimi mesi.
Una delle modifiche più attese riguarda l’ampliamento dei posti negli asili nido. L’obiettivo dichiarato in fase di negoziazione del piano era di garantire complessivamente 264.480 nuovi posti entro la fine del 2025. Entro il 30 giugno i comuni avrebbero dovuto affidare i lavori per iniziare i cantieri: è riuscito a farlo il 91% di chi aveva partecipato al bando. Il governo ha proposto di organizzare un bando ulteriore per risolvere il problema e consentire a tutti i comuni di raggiungere l’obiettivo, ritardando leggermente i tempi, ma rispettando la scadenza finale.
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Altri progetti sono stati ridimensionati o aggiustati: entro il 2026 verranno costruiti 9 studi cinematografici a Cinecittà contro i 17 previsti, le stazioni di rifornimento per i treni a idrogeno saranno costruite vicino ai siti di produzione di idrogeno “verde”, sono stati proposti nuovi bandi per l’installazione di colonnine di ricarica per le auto elettriche, è stata corretta la previsione di acquisto di treni e carrozze a emissioni zero. È stato anche specificato che i progetti di osservazione dello Spazio con i satelliti non dovranno sovrapporsi con analoghi investimenti privati, sono stati chiesti più fondi per potenziare i servizi educativi contro la dispersione scolastica, infine è stato chiesto di rendere più flessibile il finanziamento delle cosiddette “imprese femminili”.
Il ministro Fitto ha assicurato che le modifiche non comportano un «definanziamento» del PNRR, cioè una riduzione dei fondi, e che la richiesta di pagamento della quarta rata sarà inviata nei prossimi giorni. La Commissione europea ha dato un primo «via libera tecnico», così lo ha chiamato Fitto, alle modifiche proposte dall’Italia che dovranno essere analizzate in modo dettagliato, un passaggio però ancora preliminare che non coincide con l’autorizzazione vera e propria. È difficile prevedere come andrà, anche se diversi osservatori sostengono che sarà molto difficile ricevere i 16 miliardi di euro della quarta rata entro la fine dell’anno. Entro la fine di agosto, tra le altre cose, è attesa una rinegoziazione del piano complessiva, sia sugli obiettivi che sulle scadenze.
Il ritardo nella concessione delle rate ha profonde ripercussioni sui progetti, che devono essere comunque portati avanti. I soldi che tardano ad arrivare dall’Europa devono essere anticipati da chi porta avanti i progetti: governo, regioni e comuni. «Chiaramente se la terza rata del PNRR fosse entrata prima, sarebbe stato meglio», ha detto il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti. «Stiamo gestendo però la situazione confidando che quanto prima questa benedetta terza rata venga finalmente somministrata».