Il villaggio naturista più famoso d’Europa, spiegato
A Cap d'Agde c'è chi va per stare nudo e chi per dedicarsi al libertinaggio: tutti sono attratti da un posto in cui «è vietato vietare»
di Susanna Baggio
Passeggiando nel villaggio turistico che si trova vicino alla riserva naturale di Bagnas, a pochi chilometri da Agde, nel sud della Francia, si incontrano decine di persone fare il bagno e prendere il sole in spiaggia, fare compere nei negozi o andare in giro in bicicletta e in monopattino: ma nella gran parte dei casi nessuna è vestita. Il villaggio di Cap d’Agde è infatti il più famoso centro per naturisti in Europa nonché uno dei più grandi al mondo, e attira ogni estate decine di migliaia di persone: stare nudi in pubblico mentre ci si fa gli affari propri è la norma, al chiuso o all’aperto, di giorno così come di sera.
Al primo impatto chi non è abituato a frequentare le spiagge dedicate al nudismo potrebbe sentirsi in imbarazzo e trovare Cap d’Agde un posto surreale, bizzarro ed eccessivo. Anche perché oltre alle persone nude capita di vederne di impegnate a masturbarsi o fare sesso, perché negli ultimi decenni è diventato sempre più un punto di riferimento per persone interessate a pratiche sessuali non tradizionali, come lo scambismo e il sesso in pubblico. Il Guardian scrive che ha la reputazione di essere uno dei posti in cui incontrare partner sessuali «per eccellenza», mentre Le Monde lo ha definito «un ipermercato del sesso».
Nell’esperienza di chi lo frequenta la realtà sembra un po’ più sfaccettata, e non tutti gradiscono la piega che ha preso negli anni più recenti. Ma nella maggior parte dei casi gli avventori di Cap d’Agde tollerano un po’ tutti i comportamenti, anche quelli più estremi e licenziosi, quando consensuali: «è un posto in cui è vietato vietare», riassume piuttosto efficacemente Gian, un pensionato della provincia di Cuneo che frequenta il villaggio dagli anni Novanta.
Il centro naturista di Cap d’Agde è un villaggio recintato che si trova una cinquantina di chilometri a sud-ovest di Montpellier, nell’Occitania, sul mar Mediterraneo. Comprende un campeggio da circa 400mila metri quadrati, hotel, villette e grossi complessi di appartamenti, ma anche servizi come ristoranti, bar, un porto, locali notturni, piscine e negozi. Per entrarci bisogna passare da una reception e pagare un biglietto di ingresso, il cui prezzo varia in base alla permanenza: una persona che alloggia nel villaggio da uno a tre giorni paga 16 euro, 19 euro per una settimana e 21 per due settimane, oltre al costo del proprio alloggio. Si può anche entrare per una singola giornata al costo di 11 euro a testa. Non ci sono persone che ci abitano tutto l’anno, ma i proprietari degli appartamenti hanno il diritto di andarci quando vogliono senza pagare alcun biglietto.
Di fatto il villaggio funziona come una piccola cittadina, dove però vigono regole sociali particolari proprio perché si tratta di una struttura naturista.
Con nudismo si indica la semplice pratica dello stare nudi, mentre con naturismo si intende un movimento secondo cui in estrema sintesi la nudità a contatto con la natura e nel tempo libero può avere benefici per la salute delle persone. Per il naturismo “puro” il corpo nudo non ha nulla a che vedere con la sessualità e la nudità in pubblico non è erotica né indecente. Il movimento si formò alla fine dell’Ottocento in Germania e nel Regno Unito, e poi ottenne successo soprattutto in Francia, in Spagna e nei paesi scandinavi.
Con oltre 150 centri e 70 spiagge dedicate a questa pratica, oggi proprio la Francia è il paese più popolare del mondo per il turismo basato sul naturismo, e Cap d’Agde è la sua località più famosa. Secondo la Federazione francese del naturismo ogni anno la Francia è frequentata da 4 milioni di persone che lo praticano regolarmente, di cui la metà straniere. Anche in Italia esiste dal 1997 una federazione naturista, la FENAIT, ma per fare un confronto i centri naturisti certificati nel nostro paese sono un decimo di quelli presenti in Francia e le spiagge ufficialmente riconosciute per fare naturismo una ventina.
Nel villaggio di Cap d’Agde la nudità è ufficialmente richiesta, ma nella pratica non è obbligatoria. Questo vuol dire che chi lo frequenta ha il diritto di stare senza vestiti in qualsiasi momento, e non solo in spiaggia: c’è chi fa la spesa nudo, chi guida l’auto nudo e chi pranza nei ristoranti nudo, in questo caso sedendosi su asciugamani portati da casa o forniti dai locali per motivi di igiene (chi lavora invece è vestito normalmente). C’è poi chi decide di coprirsi i genitali con piccoli parei o chi indossa abiti succinti che in ogni caso permettono di vedere tutto o quasi.
L’impressione è che sia un posto in cui è più facile sentirsi fuori posto con i vestiti. Nonostante si possa andare in giro nudi liberamente esistono regole più o meno implicite da seguire, come il divieto di fare foto e video alle persone all’infuori del proprio gruppo. Queste regole vengono fatte rispettare sia dalla polizia e dagli addetti alla sicurezza della struttura che dagli stessi visitatori, con una specie di sistema di autosorveglianza. Gian racconta di aver visto in più occasioni qualcuno che lanciava in acqua il telefono di qualcun altro che aveva sorpreso a scattare foto ad altre persone.
La stragrande maggioranza delle persone che frequentano il villaggio di Cap d’Agde è composta da coppie eterosessuali che hanno dai cinquant’anni in su. Ci si trovano anche qualche famiglia, coppie gay (perlopiù uomini) e gruppi di amici, mentre è più raro vedere gente più giovane. In effetti vari studiosi hanno notato che il naturismo sembra interessare di meno le persone delle generazioni più giovani anche per via dell’influenza di internet, che da un lato ha ridotto moltissimo la privacy delle persone, e dall’altro ha permesso la circolazione di un numero enorme di contenuti pornografici ed erotici, contribuendo ad aumentare le insicurezze e le ansie rispetto alla propria nudità.
Gian, che è andato in vacanza a Cap d’Agde con sua moglie e ha chiesto di non usare il suo cognome per evitare di essere riconosciuto, spiega che oltre ai francesi il villaggio è frequentato soprattutto da tedeschi e olandesi, ma anche da spagnoli, inglesi e italiani. Buona parte delle persone interessate al naturismo sceglie di stare nel campeggio, che è a sua volta recintato e come si nota passeggiando tra i suoi lunghi viali alberati è la parte un po’ più tranquilla; i grandi complessi di appartamenti come Héliopolis e Port Nature invece sono quelli più frequentati da chi cerca soprattutto le pratiche libertine, spiega sempre Gian. La maggior parte dei locali e dei negozi, molti dei quali vendono lingerie e abbigliamento sexy, si trova dentro o vicino a questi complessi.
In teoria, come ricordano diversi cartelli, fare sesso in pubblico nel villaggio è vietato, ma nella pratica succede: non solo nei locali notturni pensati appositamente per gli incontri sessuali, ma anche sui balconi, nelle verande degli appartamenti, agli “schiuma party” nelle piscine e in spiaggia, di notte e di giorno. Camminando davanti a Port Nature, per esempio, è facile essere coinvolti negli aperitivi organizzati sulle terrazze, dove a volte poi chi ci partecipa comincia a fare sesso davanti ai presenti, raccontano le persone sentite dal Post che hanno assistito ad alcune di queste scene.
Il fatto che nel villaggio queste situazioni siano molto diffuse si nota in particolare nella cosiddetta “baia dei porci” (baie des cochons), che si chiama come quella cubana, si trova nella parte sinistra della spiaggia ed è delimitata in maniera informale da un locale e da una torretta di controllo. Questo è il tratto di spiaggia più frequentato e ci si trovano sia persone che ricavano piacere sessuale dal farsi vedere mentre si masturbano o fanno sesso in pubblico (chiamate anche esibizioniste), sia quelle che si eccitano nel vederlo fare dal vivo (voyeur), viste oppure di nascosto. Passando dalla spiaggia dei cochons è facile vedere decine di curiosi in cerchio attorno a persone impegnate a masturbarsi o a fare sesso, che le osservano e in qualche caso si masturbano a loro volta, formando grossi capannelli, anche in mare.
In Francia la nudità non è un reato, tuttavia la legge punisce chi si denuda nei luoghi in cui è considerato inappropriato farlo, così come chi con la propria nudità disturba altre persone e chi compie atti sessuali in pubblico. Nel campeggio di Cap d’Agde gli addetti alla sicurezza girano per assicurarsi che la gente non faccia sesso negli spazi comuni, mentre sulla spiaggia dei cochons ce ne sono altri che invitano le persone a smettere: se non lo fanno, chiamano la polizia. In ogni caso questi capannelli si disfano e si riformano con una certa rapidità, in quella che di fatto è una zona grigia di tolleranza.
La storia del villaggio cominciò nel 1956, quando i fratelli René e Paul Oltra aprirono un piccolo campeggio dedicato al naturismo nel terreno dove coltivavano la vite. Il loro campeggio divenne piuttosto popolare e si ingrandì sempre di più, attirando persone anche dall’estero. Gli altri complessi turistici vennero costruiti a partire dagli anni Sessanta, un po’ grazie al successo del movimento naturista («che in Francia fu una rivoluzione, un po’ come il 1968 in Italia», dice Gian), e un po’ per via degli incentivi del governo nazionale per incoraggiare lo sviluppo del turismo nella regione.
Le Monde racconta che le autorità locali erano convinte che l’interesse per il naturismo sarebbe calato, ma non fu così. Nelle parole di Régis Passerieux, sindaco di Agde dal 1989 al 2001, alla fine degli anni Settanta il villaggio aveva «un’atmosfera post-hippie, con un’aria simile a quella di San Francisco». Le feste che ci venivano organizzate poi attiravano anche le celebrità del posto, man mano che al naturismo avevano cominciato ad affiancarsi anche pratiche più libertine.
Oggi il campeggio Oltra ha circa 250 dipendenti stagionali, più di 2mila piazzole e bungalow di lusso. È stato stimato che nei periodi di punta tra luglio e agosto l’intero villaggio accolga decine di migliaia di persone: secondo l’organizzazione che si occupa di turismo naturista a Cap d’Agde, anche più di 40mila.
Le cose cambiarono soprattutto negli anni Novanta, quando vennero aperti nuovi locali e il villaggio cominciò ad attirare un tipo diverso di visitatori proprio per la possibilità di praticare comportamenti sessuali normalmente malvisti. Questo ha contribuito ad alimentare una lunga serie di pregiudizi e a costruire attorno al luogo una reputazione piuttosto torbida, che probabilmente è alla base della reticenza delle autorità e delle associazioni del posto a parlarne.
La reception del villaggio naturista non dà informazioni di alcun tipo sul suo conto: non dice né quanto sia grande, né quante persone lo frequentino ogni anno né in quante ci lavorino. Il comune di Agde ha rimbalzato le richieste del Post all’ufficio del turismo di Cap d’Agde, che a sua volta si è limitato a dare informazioni molto generiche. Il club naturista di Cap d’Agde, l’associazione dei proprietari degli appartamenti e quella dei professionisti del turismo naturista del villaggio non hanno mai risposto a diverse richieste di contatto, e anche i titolari del campeggio Oltra hanno preferito non farsi intervistare.
È piuttosto intuitivo capire come mai in un posto come Cap d’Agde le persone interessate a trovare partner sessuali possano essere eccitate dalla nudità. Ma allo stesso tempo la nudità non implica necessariamente essere interessati a pratiche sessuali non tradizionali, e nemmeno tradizionali: il naturismo, anzi, ha storicamente cercato di svincolare lo stare nudi dalla componente sessuale, di abbattere il pudore e la carica erotica del corpo svestito. Per chi aderisce ai principi che ispirarono il movimento naturista, insomma, la nudità è indipendente dal sesso.
Per Luna, un’imprenditrice della provincia di Torino che preferisce essere chiamata con un nome di fantasia per via dei pregiudizi legati al tema, il naturismo che si pratica nel villaggio permette di trovare «una libertà di tipo fisico, ma anche mentale». A suo dire consente anche di «superare i vincoli imposti dalla società», che si sia interessati alle possibilità sessuali che il centro offre o meno.
Luna ha visitato Cap d’Agde per la prima volta a giugno insieme al compagno, che lo conosceva già da tempo. I due raccontano che spesso chi è interessato al naturismo vero, per così dire, tende a lamentarsi delle feste e dei comportamenti più spinti delle persone che frequentano il villaggio per altri scopi. A ogni modo, sia secondo Luna che secondo Gian, l’atteggiamento naturista e quello libertino possono coesistere, e ognuno è libero di vivere l’esperienza un po’ come vuole: basta evitare le parti che piacciono di meno.
È comunque naturale che un posto di questo tipo, al di là dei pregiudizi, sollevi alcune questioni più complicate, soprattutto per le donne. Chi conosce bene il villaggio dice che la maggior parte delle persone che sono attirate dalle pratiche sessuali più estreme è composta da uomini, e anche nel caso dei famosi capannelli sulla spiaggia dei cochons il “pubblico” è quasi totalmente maschile. Ci sono situazioni che per le donne possono essere molto «svilenti», dice Luna, secondo la quale spesso alcune hanno rapporti sessuali davanti ad altri uomini o con altre persone per compiacere il marito, e non perché lo desiderino particolarmente. Questo squilibrio si nota anche nel fatto che per entrare nei locali notturni le donne pagano molto di meno rispetto agli uomini (al Plug&Play per esempio le coppie pagano 40 euro, gli uomini soli 70 e le donne sole 10).
Come ha fatto notare in un saggio la studiosa Aleksandra Herman, «sia i naturisti che i libertini sono esempi di sottoculture disobbedienti perché trasgrediscono alle norme sociali convenzionali». Secondo Herman è anche per questo che entrambi i gruppi hanno dovuto sviluppare propri «codici etici» per assicurare la sicurezza di chi vi aderisce. Sia a detta di Gian che delle altre persone sentite dal Post, tra i visitatori del villaggio per esempio ci sono molto rispetto e molta rigidità per quanto riguarda il consenso. Per quanto molti siano lì proprio per fare sesso, andare in giro nudi non significa essere disponibili a farlo con chiunque: capita spesso che le persone si difendano tra di loro, se notano che qualcuno viene importunato con una certa insistenza.
Nonostante le raccomandazioni dei locali notturni, che invitano ad avere comportamenti rispettosi nei confronti chi li frequenta, tra cui indossare il preservativo, c’è comunque chi non le rispetta o insiste un po’ troppo, spiega Gian. E le molestie e le violenze sono esistite. Anni fa nel villaggio furono segnalati alcuni casi di stupro, e sembra anche che in qualche caso i voyeur riescano ad accedere alla spiaggia eludendo i controlli all’ingresso, passando attraverso la riserva naturale. Per questi motivi nel tempo le misure di sicurezza sono state rafforzate. Tra le altre cose adesso è vietato l’ingresso agli uomini che si presentano da soli, a meno che non abbiano la tessera della Federazione naturista francese. Nel tempo comunque molte persone hanno cominciato a frequentare altri centri naturisti perché preferiscono situazioni più tranquille, in particolare le famiglie con bambini, racconta Gian.
«È riduttivo» etichettare Cap d’Agde come la cittadina del naturismo, dello scambismo o dell’esibizionismo, aveva detto la portavoce dell’ufficio del turismo locale Laurence Richard nel 2022 a Radio France. L’ufficio turistico dice che a livello generale i residenti non hanno niente in contrario al fatto che nei paraggi ci sia un villaggio naturista, però ad alcuni non piace la declinazione libertina che ha preso negli ultimi decenni. Di sicuro comunque la struttura «fa molto bene al turismo locale»: anche se l’ufficio non fornisce dati precisi, Radio France ha scritto che il comune di Agde incassa 1,2 milioni di euro all’anno solo grazie alla tassa di ingresso del villaggio. È un dato di poco inferiore a quello citato nel 2015 dal Guardian, che tuttavia riferiva di voci secondo cui i guadagni reali sarebbero ancora più alti.
Uno dei principali pregiudizi legati al villaggio di Cap d’Agde, molto più semplicemente, è quello della nudità in sé. In generale chi non è abituato a stare nudo davanti alle altre persone può provare un certo senso di imbarazzo, inadeguatezza e difficoltà nel provare a farlo, oppure pensare di sentirsi giudicato e osservato. L’impressione è che in realtà in un posto di questo tipo a nessuno importi dell’aspetto delle altre persone, anche perché ci si rende conto abbastanza presto che tutti i corpi sono diversi, più o meno molli, con forme insolite, difetti, cicatrici, cellulite, peli o smagliature. Secondo il blogger nudista Timothy Sargent vedere una grandissima varietà di corpi nudi come succede in un villaggio naturista simile a quello di Cap d’Agde può anzi aiutare a «ricalibrare» le aspettative irrealistiche che soprattutto le persone più giovani hanno nei confronti del proprio corpo.
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