All’ONU si litiga sugli aiuti umanitari alla Siria
La Russia ha messo il veto per ragioni politiche su un'operazione che consentiva l'invio di aiuti a milioni di persone nel nord del paese
Martedì al Consiglio di sicurezza dell’ONU la Russia ha messo il veto sull’estensione di un accordo per inviare aiuti umanitari nel nord della Siria, dove milioni di persone vivono in condizioni estremamente precarie a causa della guerra civile siriana e del devastante terremoto che ha colpito la Turchia e il nord della Siria lo scorso febbraio.
L’accordo esiste dal 2014 e consente l’invio via terra dalla Turchia di aiuti umanitari nelle zone del nord della Siria controllate dai ribelli ostili al dittatore siriano Bashar al Assad. L’invio di generi di prima necessità è gestito direttamente dall’ONU e avviene senza il permesso – e anzi, contro la volontà – di Assad. Il presidente siriano, infatti, vorrebbe controllare direttamente tutti gli aiuti umanitari che arrivano nel paese e più volte ha accusato l’ONU di violare la sua autorità. La Russia, che è una stretta alleata di Assad, da tempo è contraria all’accordo, e in più di un’occasione negli ultimi anni ha cercato di eliminarlo.
L’accordo è formalmente scaduto lunedì, ma è probabile che nei prossimi giorni ci saranno nuove discussioni: non è ancora escluso che alla fine si trovi un compromesso.
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Il dibattito al Consiglio di sicurezza dell’ONU ha riguardato i tempi di estensione dell’accordo: il segretario generale António Guterres e alcuni paesi occidentali avrebbero voluto estenderlo per 12 mesi, anche per rendere più agevoli gli aiuti alle comunità colpite dal terremoto, mentre la Russia preferiva un rinnovo più breve, di sei mesi. Alla fine la maggior parte dei paesi si era accordata su una soluzione di compromesso proposta dalla Svizzera e dal Brasile, che prevedeva un’estensione di 9 mesi, ma a quel punto la Russia ha messo il veto. La risoluzione sui 9 mesi è stata votata da 13 dei 15 membri del Consiglio di sicurezza, tutti tranne Russia e Cina. Poiché la Russia è un membro permanente del Consiglio e ha appunto il cosiddetto “potere di veto” (insieme a Cina, Regno Unito, Stati Uniti e Francia), il suo voto è centrale e la risoluzione non è stata approvata.
La Russia ha poi provato a far votare una risoluzione che prevedeva l’estensione degli aiuti soltanto per sei mesi, ma l’unico voto a favore che ha ricevuto è stato quello della Cina. A quel punto il rappresentante della Russia al Consiglio di sicurezza, Vassily Nebenzia, ha detto che tanto valeva «chiudere del tutto il meccanismo di aiuti transfrontalieri». Linda Thomas-Greenfield, l’ambasciatrice americana all’ONU, ha accusato la Russia di «crudeltà».
Il meccanismo dell’ONU per inviare aiuti via terra nel nord della Siria esiste dal 2014, e si era reso necessario per sostenere la sopravvivenza di milioni di civili che vivono nelle zone controllate dai ribelli che hanno combattuto la guerra civile siriana contro il dittatore Bashar al Assad, che da tempo cerca di fare di tutto per isolare e affamare i ribelli. Da allora, i civili del nord della Siria dipendono per buona parte della loro sopravvivenza da quegli aiuti, che arrivano via camion dalla Turchia e portano cibo, acqua, coperte, pannolini e molti generi di prima necessità.
Inizialmente l’accordo prevedeva che gli aiuti sarebbero passati da quattro vie d’accesso alla frontiera tra Turchia e Siria, ma di fatto ne è sempre rimasta aperta soltanto una, quella di Bab al Salam, da cui passa la stragrande maggioranza dei camion e che è stata quella usata per tutti gli aiuti arrivati via terra dopo il terremoto.
L’invio di aiuti è visto da Assad come un’ingerenza al suo potere e come un ostacolo al suo tentativo di conquistare le regioni della Siria ancora occupate dai ribelli. Da anni Assad e la Russia, sua alleata, cercano di interrompere l’accordo sugli aiuti, o quanto meno di eliminarne l’indipendenza e porlo sotto il controllo del regime. Gli altri paesi del Consiglio di sicurezza sono ovviamente contrari, perché temono che Assad userebbe gli aiuti umanitari per ricattare o, peggio, affamare i ribelli e la popolazione civile.
Dal 2014, quando è stato avviato, l’accordo è stato sempre rinnovato di sei mesi in sei mesi, ma il terremoto di febbraio che ha colpito la Turchia e la Siria ha reso la situazione umanitaria nel nord della Siria ancora più precaria. Per questo, il segretario generale dell’ONU Guterres e altri paesi avevano chiesto alla Russia di concedere un rinnovo più ampio, per consentire agli operatori umanitari maggiore spazio di programmazione. La Russia, invece, ha messo il veto e ora minaccia di interrompere tutto.