Cosa ha ottenuto Erdogan per far entrare la Svezia nella NATO?
Circolano diverse ipotesi: pare che abbia ricevuto promesse e concessioni da Svezia, Stati Uniti e Unione Europea
La notizia che il presidente turco Recep Tayyip Erdogan sosterrà l’ingresso della Svezia nella NATO, dopo più di un anno di ostruzionismo, è arrivata piuttosto improvvisa lunedì sera: soltanto poche ore prima Erdogan stava imponendo nuove onerose condizioni all’ingresso della Svezia, dicendo che in cambio avrebbe voluto riavviare i negoziati per l’ingresso della Turchia nell’Unione Europea. In serata, tuttavia, Erdogan ha cambiato idea: la Turchia sosterrà l’ingresso della Svezia nella NATO e il parlamento turco voterà per la ratifica dell’ammissione «il prima possibile». L’accordo è stato annunciato da Vilnius, la capitale della Lituania, dove martedì e mercoledì si terrà la riunione annuale della NATO.
Non è ancora del tutto chiaro perché Erdogan abbia cambiato idea così rapidamente, né se la sua decisione sia semplicemente il frutto di questi lunghi mesi di negoziati, o sia stata sbloccata da una concessione fatta all’ultimo momento. I comunicati e le dichiarazioni ufficiali di tutte le parti coinvolte sono per ora molto scarni, ma i media hanno comunque fatto qualche ipotesi, basandosi sulle dichiarazioni anonime dei funzionari: tendenzialmente, hanno fatto concessioni e promesse alla Turchia ovviamente la Svezia, ma anche l’Unione Europea e gli Stati Uniti.
La Svezia aveva presentato domanda per aderire alla NATO nel maggio del 2022, pochi mesi dopo l’inizio della guerra in Ucraina, così come aveva fatto la Finlandia. I due paesi sarebbero dovuti entrare insieme, ma le pratiche erano state separate proprio per l’opposizione della Turchia, che accusa da tempo il governo svedese di sostenere e accogliere membri di alcune organizzazioni curde, in particolare del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) che la Turchia (così come la maggior parte dei paesi occidentali) ritiene un’organizzazione terroristica.
Le concessioni della Svezia sono le uniche di cui si è parlato apertamente finora, anche perché in parte sono già state fatte. Il governo svedese aveva approvato per esempio una nuova legge antiterrorismo, che andava nella direzione richiesta dal governo turco. La prima applicazione della legge è stata a inizio luglio, quando un uomo curdo è stato condannato a quattro anni e mezzo di carcere per aver cercato di finanziare il PKK. La Svezia ha inoltre cambiato la propria Costituzione per consentire una più decisa repressione dei gruppi ritenuti terroristici, e aveva revocato il divieto di esportazione di armi alla Turchia che aveva imposto alcuni anni fa per protesta contro le violazioni dei diritti umani commesse da Erdogan.
Tutte queste concessioni sono state elencate anche nel comunicato ufficiale pubblicato sul sito della NATO dopo l’annuncio. Alcuni giornali, come per esempio il Financial Times, scrivono che la Svezia avrebbe fatto ulteriori promesse per contrastare i gruppi ritenuti terroristici come il PKK, ma non si sa quali siano.
In generale ci sono ancora molti punti da chiarire negli accordi tra Svezia e Turchia: per esempio non si sa ancora cosa succederà alle decine di esuli curdi residenti in Svezia di cui Erdogan ha chiesto l’estradizione perché accusati di aver sostenuto il PKK o di averne fatto parte.
Un’altra promessa che con ogni probabilità la Turchia ha ricevuto viene dagli Stati Uniti, che secondo molti avrebbero acconsentito – dopo anni di richieste – a vendere alla Turchia 40 nuovi caccia F-16 più alcuni kit per modernizzare i caccia già a disposizione dell’aviazione turca. Anche di questa concessione si è parlato molto negli scorsi mesi e in più di un’occasione il presidente americano Joe Biden aveva fatto capire chiaramente che sarebbe stato pronto a sbloccare la vendita degli F-16 se la Turchia avesse acconsentito all’ingresso della Svezia nella NATO.
Dopo l’annuncio dell’accordo tra Turchia e Svezia, Biden non ha fatto commenti espliciti ma ha detto di essere «pronto a lavorare con il presidente Erdogan e la Turchia per migliorare le difese e la deterrenza dell’area euro-atlantica». Alcuni funzionari americani sentiti da Associated Press hanno detto che questa frase è un riferimento implicito alla promessa di vendere gli F-16, e lo stesso hanno detto funzionari turchi all’agenzia di stampa locale Anadolu.
Le ipotesi più incerte riguardano l’Unione Europea. Un po’ tutti i funzionari europei erano rimasti spiazzati quando, lunedì pomeriggio prima di arrivare a Vilnius, Erdogan aveva detto che avrebbe sostenuto la Svezia nella NATO in cambio della riapertura dei negoziati per l’ingresso della Turchia nell’Unione Europea. I negoziati tra Turchia e Unione Europea cominciarono nel 1987 ma sono fermi quanto meno dal 2018 a causa del crescente autoritarismo del presidente turco: al momento, praticamente nessun paese membro sarebbe pronto ad accettare la Turchia nell’Unione.
Questa richiesta è stata ritirata rapidamente, ma alcuni giornali come per esempio Bloomberg e alcuni giornalisti solitamente ben informati, come David Carretta, corrispondente da Bruxelles per Radio Radicale, hanno scritto che l’Unione Europea si sarebbe impegnata per riaprire i negoziati su due richieste che la Turchia fa da decenni: la liberalizzazione dei visti e l’unione doganale.
Significa che Erdogan vorrebbe che i cittadini turchi possano ottenere facilitazioni per viaggiare nell’area Schengen: attualmente, i cittadini dell’Unione che entrano in Turchia non hanno bisogno del visto, ma quelli turchi che entrano nell’Unione sì. Erdogan vorrebbe inoltre ridurre gli oneri doganali e facilitare la circolazione delle merci turche verso l’Unione Europea. Bisogna ricordare però che le discussioni sui visti e sull’unione doganale ricorrono periodicamente nei rapporti tra Turchia e Unione Europea, e che finora non sono mai andati a buon fine. Non è chiaro se negli ultimi giorni Erdogan abbia ricevuto promesse più concrete a questo proposito.
Oltre alla Turchia, l’unico altro paese che non ha ancora ratificato l’ingresso della Svezia nella NATO è l’Ungheria. I funzionari ungheresi hanno però fatto capire che, una volta che la Turchia avesse sbloccato le proprie obiezioni, anche loro avrebbero sostenuto la Svezia.