Seveso, 1976: l’estate della diossina
Una puntata speciale di Indagini, per le persone abbonate al Post: sulla storia della nube tossica che fuoriuscì da un reattore di una fabbrica chimica e di come cambiò l'Italia e l'Europa
Tra il comune di Meda e quello di Seveso, nella provincia di Monza e Brianza, c’è un grande parco, un’area protetta: si chiama Bosco delle Querce. Fu realizzato all’inizio degli anni Ottanta. Prima, in quell’area, c’erano case e laboratori artigiani, strade, negozi, cortili. Poi tutto fu raso al suolo. Accadde dopo il 10 luglio 1976, quando una nube contenente una sostanza tossica fuoriuscì da uno dei reattori di una fabbrica di Meda, l’ICMESA (Industrie Chimiche Meda Società Azionaria). Quella nube conteneva TCDD, diossina, una sostanza di cui si sapeva allora molto poco e soprattutto di cui non si conoscevano gli effetti che avrebbe avuto su donne e uomini che erano stati esposti.
Il vento spinse la nube verso Seveso, la diossina si posò proprio nell’area in cui oggi c’è il Bosco delle Querce.
La storia di come a un’intera comunità per giorni venne nascosto che cosa era accaduto, e di come decine di famiglie vennero poi evacuate (forse tardivamente), è raccontata nelle due puntate speciali di Indagini – Altre Indagini – disponibili dal 10 luglio per le abbonate e gli abbonati del Post. Altre Indagini racconta delle conseguenze immediate che ebbe quella nube tossica, di come i media ne parlarono e di come l’affrontarono le popolazioni di Meda e Seveso. E degli effetti che ebbe poi nel lungo periodo.
Racconta anche di come quell’evento cambiò l’Italia e l’Europa, che furono costrette a stabilire nuove, rigide regole per le fabbriche che lavoravano con sostanze pericolose. E racconta di come da ciò che accadde nacquero importanti discussioni e molte polemiche sull’interruzione volontaria di gravidanza, allora non permessa in Italia. Come andava affrontata la possibilità che nascessero bambini malformati dalle future madri che erano state esposte alla diossina?
Altre Indagini racconta anche di come venne poi smaltito tutto ciò che era stato contaminato, di come 41 fusti di materiale tossico partirono dall’Italia e poi sparirono, per riapparire tre anni dopo. E di come si decise alla fine di sotterrare tutto, a 50 metri di profondità in due enormi vasche, una da 200 mila e l’altra da 80 mila metri cubi. Sono le due vasche che si trovano sotto il Bosco delle Querce. Sopra c’è il verde, gli alberi, un parco meraviglioso. Sotto ci sono i resti di case, mobili, vestiti, oggetti, ruspe, divise, mezzi di trasporto, ciò che rimane di migliaia di animali morti.
Quella del disastro di Seveso è una puntata speciale, disponibile solo sull’app del Post per le persone abbonate: un modo per ringraziarle per la loro partecipazione al progetto del Post e per permettere che il Post possa continuare a fare il suo giornalismo in modo gratuito per tutte e tutti. Se vuoi ascoltarla puoi abbonarti qui.