Il ladro d’arte che rubò centinaia di opere per passione
Stéphane Breitwieser si definiva un «collezionista poco ortodosso», e in sette anni portò via di tutto da piccoli musei europei
Spesso si è raccontato di ladri di opere d’arte e degli innumerevoli modi attraverso i quali hanno provato a rubarle, ma nessuno ha mai avuto lo stesso successo del francese Stéphane Breitwieser. In sette anni, tra il 1994 e il 2001, Breitwieser riuscì a rubare più di 300 opere d’arte in decine di piccoli musei europei, dal valore complessivo di circa due miliardi di euro. Ma questo è solo uno degli aspetti eccezionali della sua storia, raccontata dal giornalista Michael Finkel nel libro The Art Thief, uscito da poco negli Stati Uniti. La grande particolarità di Breitwieser, che oggi ha 51 anni, fu che non rubava per arricchirsi vendendo le opere sul mercato nero: teneva infatti tutta la refurtiva in casa, e agiva motivato dalla sua passione per l’arte.
Si potrebbe immaginare che Breitwieser fosse un ladro molto esperto e preparato, invece nel libro viene spiegato che compiva i propri furti senza un vero e proprio piano. Girava spesso per i musei e solo quando si trovava di fronte all’oggetto che desiderava pensava a una strategia per rubarlo. Molte furono un po’ folli e rischiose, altre quasi banali: per rubare una balestra appesa al soffitto con un filo, troppo alta per essere raggiunta, prese una sedia nella sala in cui era esposta e la trascinò fin sotto la balestra, salì e sganciò l’arma dal filo. In altri casi, quando si accorgeva che una telecamera di sicurezza era puntata sull’opera da rubare, rimaneva semplicemente voltato di spalle per tutta la durata del furto. Altre volte ancora gli capitava di approfittare di situazioni di confusione per agire indisturbato: a una fiera d’arte e antiquariato un ladro venne fermato mentre rubava qualcosa e senza pensarci troppo Breitwieser approfittò del momento per rubare un dipinto rinascimentale.
Prese di mira principalmente piccoli musei in Francia e Svizzera, ma rubò opere anche in Austria, Belgio, Paesi Bassi, Danimarca. Nel 1996 prese un violino del XVII secolo dal Museo della musica di Basilea, in Svizzera, e nel 1999 il disegno Due uomini in piedi di Antoine Watteau dal museo di Montpellier, nel sud della Francia. All’Art & History Museum in Belgio rubò alcuni calici in argento e una nave da guerra in miniatura del XVI secolo.
Nel suo libro Finkel spiega che Breitwieser non si è mai considerato un ladro, ma «un collezionista d’arte dallo stile poco ortodosso». Non rubava per rivendere le opere, ma, a suo dire, perché amava molto l’arte e voleva creare una propria collezione in casa. Quando era piccolo infatti viveva in una casa piena di opere d’arte e armi antiche, ma quando i suoi genitori divorziarono il padre se ne andò portandole tutte con sé. Lui era molto appassionato di arte e voleva continuare a circondarsene, ma non avendo soldi per acquistare alcun oggetto o dipinto iniziò a rubare nei musei.
La cosa più preziosa nella sua collezione era un dipinto del XVI secolo del pittore tedesco Lucas Cranach, Sibilla di Cleves, dal valore di circa 6 milioni di dollari, che aveva portato via da un museo a Baden-Baden, in Germania, nel 1995.
Nei suoi furti Breitweiser non usò mai armi o strumenti all’avanguardia. La sua attrezzatura consisteva principalmente in un soprabito e in un coltellino svizzero che usava per tagliare il sigillo in silicone apposto sulle vetrine, per svitare le opere d’arte dalla base oppure per togliere i chiodi che tenevano i dipinti nelle cornici, stando attento a non danneggiare mai l’opera. Poi riponeva gli oggetti in una borsa e si dirigeva senza fretta verso l’uscita. La sua strategia consisteva nel comportarsi come un ladro non avrebbe mai fatto. Capitava che lui e la sua compagna si fermassero a parlare con le guardie o chiedessero loro indicazioni, per poi salutarli e andarsene con opere d’arte del valore di milioni di dollari nascoste nelle borse e nei vestiti.
L’unica cosa a cui stava attento era che le opere fossero di media dimensione: ad esempio un quadro non doveva essere più grande di un cartone della pizza.
Nel libro viene fatto notare come furti di questo tipo fossero facilitati dall’ambiente stesso dei piccoli musei che era, ed è tuttora con qualche eccezione, molto diverso da quello delle banche. Nei musei è normale che le cose che hanno più valore siano in esposizione e spesso, per permettere che siano osservate meglio, non ci sono sbarre o altre barriere in grado di proteggerle da eventuali furti. Inoltre i dispositivi di sicurezza sono costosi e di solito i piccoli musei non investono in dispositivi aggiornati ma fanno affidamento al personale e alla sicurezza, spesso non in grado di controllare costantemente lo stato di tutte le opere.
Breitwieser agì per anni. Di solito lasciava passare poche settimane tra un furto e l’altro, ma a volte gli capitava di rubare in più musei nello stesso giorno. Venne arrestato nel 2001 al Richard Wagner Museum in Svizzera, pochi giorni dopo aver rubato un corno dal valore di 45mila dollari. Un giornalista lo aveva visto sorvegliare il museo e, sapendo che c’erano stati dei furti in quel periodo, decise di avvisare una guardia del museo che a sua volta lo aveva notato durante un furto, e che lo fece arrestare.
In seguito al suo arresto la madre – che viveva con lui ed era a conoscenza delle opere rubate – gettò in un canale molti oggetti d’arte e distrusse diversi dipinti. Tra quelli mai recuperati c’erano quadri del XVI e XVII secolo come Il ballo della scimmia del pittore fiammingo David Teniers, Maddalena di Valois di Corneille de La Haye e Il pastore addormentato di François Boucher.
Nel 2005 Breitwieser venne condannato a tre anni di carcere da un tribunale di Strasburgo, scontandone poi solamente due. Nell’aprile del 2011, durante una perquisizione domiciliare, la polizia scoprì altre 30 opere rubate e nel 2013 fu nuovamente condannato a tre anni di carcere. Nel 2016 fu posto sotto sorveglianza dopo aver tentato di vendere sul sito eBay un fermacarte rubato dal museo della cristalleria di Saint Louis, in Francia. Venne arrestato ancora nel 2019.
In un’intervista alla rivista Esquire Michael Finkel ha raccontato che l’ultimo processo a Breitwieser si è tenuto a marzo di quest’anno, sempre per furto, ed è finito con una pena agli arresti domiciliari. Attualmente vive nella fattoria dei suoi nonni insieme alla madre. Secondo Finkel «probabilmente non sta lavorando, ma starà pensando ancora di più a rubare».
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