L’Unione Europea ha criticato nuovamente la Polonia per la mancanza di progressi sulle riforme giudiziarie
La Commissione europea ha espresso di nuovo «serie preoccupazioni» sull’indipendenza del sistema giudiziario polacco nel suo rapporto annuale sullo stato di diritto pubblicato mercoledì. La Commissione ha sottolineato come non ci siano stati «progressi» da parte della Polonia su sei raccomandazioni, contenute già nel rapporto dell’anno scorso, tra cui l’indipendenza giudiziaria, la libertà dei media e l’introduzione di norme più severe in materia di lobbying e anticorruzione. L’Unione ha inoltre rinnovato l’invito a separare le funzioni del ministro della Giustizia e del procuratore generale, che supervisiona sullo svolgimento di tutti procedimenti penali e fornisce consulenza giuridica al governo, cariche oggi entrambe occupate da Zbigniew Ziobro.
Le nuove raccomandazioni non menzionano la recente e controversa legge polacca volta a frenare l’influenza russa nel paese. La Corte di giustizia dell’Unione la sta ancora esaminando: si pensa infatti che il linguaggio molto vago su cosa costituisca questa “influenza” e le pene previste, molto dure, possano essere usate dal governo nazionalista e ultraconservatore del partito Diritto e Giustizia per intimidire i rivali politici a meno di sei mesi dalle prossime elezioni.
L’Unione sta già trattenendo 36 miliardi di euro di fondi europei che erano stati promessi al governo polacco dopo la pandemia a causa della disputa tra le due parti sul mancato rispetto dello stato di diritto in Polonia. L’Unione non ha escluso il congelamento di altri fondi se la situazione dovesse peggiorare. Questa strategia sembra star almeno in parte funzionando: a gennaio il governo polacco ha approvato la prima fase di un disegno di legge con cui potrebbe rivedere alcune riforme giudiziarie precedentemente introdotte, sperando di sbloccare almeno parte di quei fondi.