Japan Airlines vuole che i suoi passeggeri non si portino vestiti in valigia
E li affittino tramite un nuovo servizio della compagnia, pensato per ridurre le emissioni: ma ci sono dubbi sulla sua efficacia
La compagnia aerea giapponese Japan Airlines ha annunciato un progetto pilota che permetterà ai passeggeri di affittare un set di vestiti una volta atterrati in Giappone: chi ne usufruirà potrà viaggiare con un bagaglio più leggero, evitando di portare con sé i propri vestiti. Il servizio, chiamato “Any Wear, Anywhere” e organizzato in collaborazione con la multinazionale Sumitomo Corporation, andrà avanti in prova per un anno, da questo luglio fino alla fine di agosto del 2024.
L’obiettivo dichiarato da Japan Airlines è di diminuire le emissioni di CO2 per passeggero riducendo il peso dei bagagli. La compagnia sostiene che viaggiare con una valigia più leggera di 10 chili lungo la tratta New York-Tokyo permetta una riduzione di 7,5 chili di CO2 – equivalente alla CO2 emessa se si utilizzasse un asciugacapelli dieci minuti al giorno per 78 giorni. Non è comunque previsto alcun tipo di controllo sul contenuto delle valigie dei passeggeri: è quindi possibile beneficiare del servizio continuando a viaggiare con i propri vestiti e portandosi il proprio bagaglio.
Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia, le emissioni totali di CO2 del settore dell’aviazione nel 2021 sono state pari a 720 Mt (megatonnellate, ovvero 720 miliardi di chili di CO2). In generale quello dell’aviazione è un segmento considerato particolarmente difficile da decarbonizzare: l’utilizzo dei cosiddetti sustainable aviation fuels (SAF) – carburanti ottenuti da materiali organici come alghe o rifiuti umidi – è ancora molto limitato, soprattutto per via dei costi proibitivi. Nonostante questo i SAF sono ritenuti comunque il principale strumento per ridurre le emissioni di anidride carbonica derivanti da un volo.
Nella pratica, chi utilizzerà il servizio potrà specificare il motivo del proprio viaggio (ad esempio, se di lavoro o per vacanza) per ricevere i vestiti più adatti, che si potranno prenotare fino a un mese di anticipo ed essere utilizzati per un massimo di due settimane. I prezzi, che comprendono le spese di spedizione dei vestiti presso l’hotel o l’Airbnb dove si risiede, variano dai 30 euro per un set casual da uomo composto da tre magliette e due paia di pantaloni ai 45 euro per una selezione di capi formali da donna. Sul sito della compagnia aerea si spiega che i vestiti provengono da rimanenze di magazzino o sono di seconda mano.
I dati che Japan Airlines raccoglierà nel corso dei prossimi tredici mesi serviranno a valutare l’efficacia del progetto e a decidere se mantenerlo attivo o meno. Tra i rischi più concreti c’è quello rappresentato dallo spostamento del problema: la compagnia potrebbe infatti riuscire a diminuire le emissioni di CO2 ma la consegna dei vestiti a domicilio, il loro ritiro, e la pulitura potrebbero generarne altrettante, se non di più; a questo proposito, Japan Airlines ha detto al Washington Post «di stare cercando soluzioni sostenibili» per ovviare al problema.
Esiste anche la possibilità che i passeggeri utilizzino lo spazio che avrebbero usato per i vestiti semplicemente per trasportare altri oggetti, specialmente durante il viaggio di ritorno, quando è probabile avere acquistato dei souvenir. L’attuale scelta di vestiti sul sito di Any Wear, Anywhere è inoltre poco fantasiosa (la maggior parte dei colori tende al beige e marrone) e limitata, soprattutto per quanto riguarda le taglie, che paiono essere pensate per il mercato giapponese: a un uomo alto un metro e ottanta centimetri e che pesi 90 chili viene infatti consigliato l’acquisto di una XL.