La Camera ha approvato una sospensione di 4 mesi alla ratifica della riforma del MES
L'Italia è l'unico paese europeo a non averla ancora ratificata: è una questione tecnica che ha assunto risvolti sempre più politici
Mercoledì, con 195 voti favorevoli e 117 contrari, la Camera ha approvato una sospensione di 4 mesi alla ratifica della riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES), un’istituzione europea che ha lo scopo di aiutare i paesi dell’Eurozona in difficoltà economica.
La riforma del MES è stata approvata già da tempo a livello europeo e l’Italia è l’unico paese che non l’ha ancora ratificata: è una questione tecnica, che però in Italia ha assunto risvolti sempre più politici a causa della contrarietà di parte della maggioranza parlamentare, che considera il MES uno strumento che limiterebbe la libertà dei singoli paesi di compiere in autonomia le proprie scelte in ambito economico.
Da settimane le istituzioni europee stavano facendo pressioni sul governo italiano affinché provvedesse alla ratifica, dato che sta sostanzialmente bloccando l’entrata in vigore della riforma. Le posizioni più intransigenti sono quelle di Fratelli d’Italia e della Lega, da sempre contrari sia alla riforma che al MES in generale: Forza Italia ha posizioni più morbide e favorevoli, più vicine a quelle del Partito Democratico e di Azione-Italia Viva.
Il voto favorevole sulla sospensiva – il procedimento con cui si sospende un provvedimento – era previsto. Comporta lo slittamento dell’eventuale ratifica della riforma ai primi di novembre: la scadenza entro la quale tutti i paesi che hanno firmato il MES dovranno ratificare la riforma è il 31 dicembre (in totale i paesi sono 20, cioè quelli che hanno adottato l’euro come moneta unica).
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Il MES è una componente molto importante dell’unione monetaria: serve a mettere in comune il denaro di tutti e a utilizzarlo in caso di necessità, visto che all’interno di una stessa zona monetaria i problemi di un paese possono ripercuotersi sugli altri. Fino a oggi Grecia, Cipro, Portogallo e Irlanda hanno adottato programmi di aiuto del MES durante la crisi dei debiti sovrani del 2011-2012.
Tutti i paesi dell’Eurozona contribuiscono a finanziare il MES e possono chiedere il suo aiuto. Per riceverlo bisogna accettare un piano di riforme che richiede una serie di impegni che di solito prevedono misure impopolari come tagli alla spesa pubblica, privatizzazioni, liberalizzazioni e una modifica alle leggi sul lavoro per renderlo più “flessibile”, per rendere sostenibili i conti pubblici. Proprio questi impegni, spesso difficili da giustificare di fronte all’opinione pubblica, sono la ragione principale per cui il MES viene descritto da alcuni partiti – soprattutto di destra, ma anche dal Movimento 5 Stelle – come da evitare a tutti i costi, pena una cessione di sovranità economica insostenibile per il paese.
Il MES è operativo dal 2012 e la riforma da votare richiede due cambiamenti piuttosto rilevanti: l’istituzione di un fondo di risoluzione unico per aiutare le banche europee più in difficoltà, finanziato dalle stesse banche europee con una disponibilità da 55 miliardi di euro, e l’introduzione di un obbligo per un paese che chiede aiuto al MES di emettere specifici titoli di stato con una clausola che permetterebbe al paese di restituire meno di quello che deve ai suoi creditori. Nei casi di paesi in gravissima crisi è un bene perché potrebbero riprendersi con più facilità evitando il collasso, ma c’è anche il timore che i futuri investitori, sapendo di questa possibilità, finiscano per chiedere interessi più alti ai paesi che percepiscono più a rischio, come potrebbe essere il caso dell’Italia.
Tutti i paesi dell’Eurozona sono risultati favorevoli alla riforma perché garantirebbe un ulteriore strumento di gestione delle crisi bancarie. Il governo italiano sta tentando di prendere tempo e di ritardare il più possibile il voto definitivo sulla ratifica della riforma per concludere prima due negoziati importanti e delicati che sono in corso con le istituzioni europee: quello per lo sblocco delle rate del PNRR, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, e quello per la riforma delle regole europee sui bilanci, il cosiddetto Patto di stabilità.
Il governo e il centrodestra ritengono che il rinvio rafforzi la capacità negoziale di Roma sulla riforma del Patto di stabilità europeo e sul PNRR; i partiti dell’opposizione: PD, Azione-Iv e +Europa, sostengono che il rinvio o la mancata ratifica indebolisca la posizione italiana, come pure nei giorni scorsi hanno affermato il presidente dell’Eurogruppo Paschal Donohoe e il ministro delle finanze tedesco Christian Lindner.
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