L’esercito israeliano sta lasciando Jenin
Dopo alcuni giorni di operazione militare, la più imponente degli ultimi 20 anni: intanto Israele ha bombardato la Striscia di Gaza in risposta a un lancio di razzi
Nella notte tra martedì e mercoledì l’esercito israeliano ha cominciato il ritiro dei suoi militari da Jenin, la città in Cisgiordania dove da alcuni giorni aveva avviato una intensa operazione militare, la più imponente da circa vent’anni. Nel frattempo, mercoledì mattina dalla Striscia di Gaza sono stati lanciati cinque razzi contro Israele, che sono stati tutti intercettati dai sistemi di difesa aerea israeliani. Poco dopo Israele ha risposto con un bombardamento aereo su Gaza.
Descrivendo l’operazione poco prima del ritiro, il primo ministro israeliano Benjanin Netanyahu ha detto martedì: «Al momento stiamo completando la missione, ma posso dire che la nostra attività a Jenin non è un’operazione che finisce qui». Per Israele, l’operazione contro Jenin è stata un’operazione di antiterrorismo contro i gruppi armati che si trovano in città, e in particolare nel campo profughi adiacente. Il ministero degli Esteri palestinese l’ha definita «guerra aperta contro la popolazione di Jenin».
Nell’operazione dell’esercito israeliano sono stati uccisi almeno 12 palestinesi, non si sa se miliziani o civili. Ci sono probabilmente centinaia di feriti, e più di 3.000 persone sono state costrette a fuggire dal campo profughi a causa delle violenze.
L’operazione dell’esercito israeliano è stata particolarmente grossa per la quantità di soldati e mezzi che ha coinvolto: nel campo profughi di Jenin sono stati inviati circa 2.000 soldati e veicoli corazzati e bulldozer per sgomberare le strade e distruggere insediamenti ed edifici. Per la prima volta dal 2006, inoltre, l’esercito ha impiegato droni per i bombardamenti.
L’esercito ha sostenuto di avere scoperto nel campo profughi di Jenin dei depositi di esplosivi, di cui uno nascosto in un tunnel sotto una moschea, di avere confiscato 1.000 armi da fuoco e di avere arrestato 30 persone sospettate di vari crimini. L’autorità palestinese ha parlato invece di un «crimine di guerra» contro la popolazione civile.
In risposta all’operazione israeliana Hamas, l’organizzazione palestinese radicale che controlla la Striscia di Gaza, ha dapprima rivendicato l’attacco compiuto a Tel Aviv martedì, quando un uomo ha investito alcuni pedoni per strada, facendo almeno sette feriti. Hamas ha definito l’attacco «la prima risposta ai crimini di Israele contro il nostro popolo a Jenin». Poi in serata da Gaza sono stati lanciati cinque razzi, anche se non è chiaro se siano stati lanciati da Hamas o da uno degli altri gruppi che operano nell’area. Israele ha risposto con un bombardamento aereo.
Le condizioni del campo profughi di Jenin ora che l’esercito si sta ritirando sono disperate. Mancano da giorni l’acqua e l’energia elettrica. In alcune aree i bulldozer dell’esercito israeliano, che erano stati impiegati per sgomberare le strade e distruggere eventuali bombe improvvisate, hanno distrutto i cavi della corrente e i tubi dell’acqua, oltre che moltissime automobili parcheggiate ai lati della strada. Sono stati danneggiati o distrutti moltissimi edifici, anche se non è chiaro al momento quanti e quanto gravemente.